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Tag: Paolo Meneghetti

Il sospetto per gli “starnuti” della steppa

(courtesy to rivista Kritika, che in origine aveva pubblicato questo articolo)

Leggi anche – Lo strike sul tappeto dell’astrattismo!


A Venezia, per la Biennale d’Arte Contemporanea, era visitabile il Padiglione Internazionale dell’Asia Centrale. Commissionato dallo HIVOS (Istituto Umanistico per lo Sviluppo della Cooperazione), il suo allestimento ha coinvolto la “bella cornice” del Palazzo Malipiero. Il Padiglione “dell’Asia Centrale” precisamente era stato curato da due artisti, trasferitisi in Norvegia: Ayatgali Tuleubek (kazaco) e Tiago Bom (portoghese). Le cinque repubbliche ex-sovietiche dell’Asia Centrale (ergo il Turkmenistan, il Kirghizistan, l’Uzbekistan, il Kazakistan ed il Tagikistan) attraversano un periodo di fermento politico. Il caratteristico “miraggio” dell’occidentalizzazione si scontra con la necessità d’una giustizia sociale. Qualcosa da percepire dentro una conflittualità “invernale”.

Lo “strike” sul tappeto dell’astrattismo

(courtesy to rivista Kritika, che in origine aveva pubblicato questo articolo)

 

A Venezia, presso il celebre Palazzo Grassi, è visitabile (dal 7 Aprile al 31 Dicembre) la mostra personale “Rudolf Stingel”. Egli vi ha portato una trentina di dipinti, sia astratti sia figurativi (in cui si citano alcune sculture del passato, sulla loro base fotorealistica). L’esposizione, curata dallo stesso Stingel (assieme al critico d’arte Elena Geuna), “colpisce” il visitatore soprattutto nel suo allestimento. Tutte le stanze del Palazzo Grassi sono state (per la prima volta) ricoperte da un unico tappeto. In particolare, l’artista vi ha stampato l’immagine d’un motivo “pseudo floreale ed araldico”, orientaleggiante, di colore rosso. E’ la sua citazione d’un tradizionale tappeto, il quale simbolicamente spinga i visitatori a “volare” con la fantasia.

Capogrossi, Ong e la “pettinatura vocale”

(courtesy to rivista Kritika, che in origine aveva pubblicato questo articolo)


A Venezia, dal 29 Settembre 2012 al 10 Febbraio 2013, presso il Museo Peggy Guggenheim si può visitare la mostra Capogrossi: una retrospettiva. A curarla, è stato il noto critico d’arte Luca Massimo Barbero. I quadri di Giuseppe Capogrossi (uno fra i maggiori pittori del secondo dopoguerra) si riconoscono facilmente per il dettaglio del cosiddetto tetradente. Dipinto a partire dal 1949, esso identifica un segno, tendenzialmente a forma di “pettine”.

Un dono “fuori portata” per curare il trovarsi gettati

Quando si pensa alla nascita, immediatamente vi percepiamo il venire alla luce. In seguito, si continuerà ad esistere per “intersecazione” sugli orizzonti, dovendo prendere alcune decisioni al “bivio” delle possibilità. Il singolo individuo proverà a “farsi luce” da solo, avendo cura d’una realtà non tanto in contrapposizione, bensì da mediare. Oppure, è qualcosa che si sintetizza in un modellamento. Soprattutto negli affetti, l’Altro diviene una parte di noi. Per quanto proviamo a farci luce nel mondo, quella dovrà riflettersi. La soggettività si sente nella “pienezza” per il suo precedere l’esteriorità. Forse questo è anche un “peso ingombrante” da sopportare. Quando “buttiamo” il primo sguardo nel mondo illuminato, partirà lo “scaricamento” della cura. Se la soggettività si pensa solida, poiché esclusivamente privata, essa non potrà evitare la friabilità innanzi alla sua conservazione (sotto gli istinti del nutrimento, della riproduzione, della socialità ecc…).

Lo “stream of consciousness” che s’aggrappa alla tautologia

A partire dal 1960, Goodman s’allontana dai principi teorici del positivismo. Egli dunque abbraccerà il nominalismo ed il relativismo. La conoscenza né rispecchierà la realtà rielaborerà dei “dati dall’immediato”. L’uomo interagisce col suo mondo tramite i sistemi (parametri) simbolici. Questi ci permetteranno d’imbastire solo certe “descrizioni”, senza una verità assoluta. Goodman sostiene (seguendo la Gestalt di Arnheim e Gombrich) che la percezione non è passiva, bensì un’attività. Si può citare ad esempio la visione. L’occhio non sarà mai “innocente”[1]. Sia il modo in cui vediamo sia semplicemente ciò che vediamo cambia, in rapporto alla nostra situazione d’esperienza visiva (così per un interesse, una predisposizione, un’inclinazione ecc…). Oltre al “mito” del dato assoluto, cade pure il “mito” dell’arte solamente imitativa. Goodman ha un approccio estetico che risentirà del funzionalismo e dell’anti-essenzialismo. A lui interessa unicamente il modo in cui l’arte accade, in qualsivoglia epoca. Di certo, un oggetto per diventare estetico dovrà espletare una funzione di tipo simbolico[2]. Si consideri un determinato periodo. Là, qualcosa potrà funzionare come arte… Ma non è detto che ciò valga anche per il periodo immediatamente successivo. Dunque rimarrà soltanto lo storicismo? Forse, bisogna intervallare il modo tramite cui l’arte accade, rispetto al suo simbolismo. Tale percezione aiuterebbe a percepire meglio le variazioni dell’estetica, sotto i corsi e ricorsi cari allo storicismo.

Saggio su Husserl e Kandinsky – Se l’intenzionalita’ costituisce per immanenza, allora la composizione trascende per genesi

Saponaro ci ha ricordato che l’astrattismo di Kandinsky e la fenomenologia di Husserl nascono più o meno negli stessi anni. Ma < come > si praticheranno le loro teorizzazioni? Per la fenomenologia di Husserl, se un certo uomo si relaziona col mondo, genericamente lo fa avendo coscienza < di > quello. Gli esempi sono molto immediati da capire. Io posso avere la coscienza < di > un tavolo, < di > un’anima, < di > un sogno, < di > un oggetto (tanto materiale quanto astratto), ecc… A Husserl interessa il “filtro” coscienziale. Fra il soggetto conoscente e l’ente conosciuto, sempre s’inserisce la preposizione semplice del < di >. E’ la caratteristica intenzionalità, che rientra nel metodo della fenomenologia. Ciò che meramente ci appare, “punta” alla sua oggettivizzazione nell’esteriorità. E’ una forma di posizionamento, da parte della coscienza. Husserl se ne serve per ricusare le teoretiche del passato. Non avviene la completa riduzione dell’oggetto da conoscere al soggetto che conosce. Ciò valeva per l’idealismo. Nemmeno avviene la mera adeguazione dell’intelletto all’esistenza d’un ente. Ciò valeva per il realismo. Husserl insomma cerca la novità d’una “terza via”, per l’apparenza dal sensibile all’ideale. Il suo < di > per l’intenzionalità è dialetticamente ri-movibile. L’oggetto non si fa bloccare da una sintesi idealistica, mentre il soggetto non si fa bloccare da un adeguamento realistico. Prima di razionalizzare tutto mediante la metafisica, conviene dunque posizionare come un certo uomo si relaziona col suo mondo di vita. L’esistenza appare fra i limiti dell’esteriorità. E’ la dimensione del < come > a consentire l’apparenza d’una sintetizzazione idealistica che s’adegui alla realtà.

[Segnalazione] Paolo Meneghetti: “prolusione d’estetica” ad ISERNIA, Sabato 10 Dicembre

Nicola Belloni - Paolo Meneghetti

Sabato 10 DICEMBRE

alle ore 18.00
presso l’Auditorium “Unità d’Italia”
sito in Corso Risorgimento n°221
ad ISERNIA
il critico d’estetica contemporanea Paolo Meneghetti terrà una prolusione a voce (di circa 20 minuti), aprendo la mostra d’arte Nicola Belloni ceramista.

[Segnalazione] Mostra d’arte contemporanea Dalla lente all’occhio

Locandina per Bonamigo, Meneghetti, Niero, Riva al CIRCOLO SCACCHISTICO BASSANESESabato 25 Giugno, alle ore 18.30 presso il Circolo Scacchistico Bassanese, sito in Via “Da Ponte” n°37 a Bassano del Grappa (VI) sarà ufficialmente aperta la mostra d’arte contemporanea Dalla lente all’occhio, coi dipinti di Arianna Niero e le fotografie di Brenno Bonamigo.

Esteticamente, i due artisti hanno lavorato sul concetto della volontà. Nei dipinti di Arianna Niero, pare che l’esplosione dei toni si smorzi, coagulandone il pallore. Qualcosa che si faccia ispezionare, forse al microscopio, da uno spirito di volontà, e positivamente. Le fotografie di Brenno Bonamigo giocano sugli incastri degli oggetti materiali, sul corpo umano. Per lui,l’arte può assicurare un < Ti tengo d’occhio! > sui problemi del mondo, ma fortunatamente senza alcuna struttura di comando.

Prima dell’esposizione, e precisamente alle ore 17.30, il critico d’estetica contemporanea Paolo Meneghetti ed il matematico Umberto Riva terranno una conferenza, dal titolo La volontà d’un sospetto. Loro parleranno per circa mezz’ora a testa.

[Segnalazione] Paolo Meneghetti presenta la mostra d’arte contemporanea (con annessa conferenza su Derrida), Domenica 24 Aprile a BASSANO DEL GRAPPA, ed in collaborazione col “Collettivo I-ART”

Domenica 24 APRILE
alle ore 10.00,
presso la Villa “S.Giuseppe”,
sita a BASSANO DEL GRAPPA (VI)
in Via Ca’ Morosini n°41
il critico d’estetica contemporanea Paolo Meneghetti aprirà (con un discorso di circa 10 minuti) l’Evento sia d’arte sia di cultura Manuale pratico sulla (R)esistenza. Egli in particolare citerà le opere esposte e le performances in programma, allacciandole alla resilienza, tramite la natura del camminare.
L’appuntamento sarà alle ore 10.00, all’aperto in Villa S.Giuseppe.