Press "Enter" to skip to content

Star Wars 7: Non Male!

con Luca Criscuolo

Star Wars 7 risulta un film innegabilmente riuscito. E un giudizio del genere s’inserisce, e si deve inserire, nel contesto dell’intera saga e del suo storico sviluppo. Infatti, mentre il primo film è stato interamente diretto e ideato da George Lucas, e la saga poteva volgere in qualche altra direzione (anche se il fallimentare e grottesco esperimento di Star Wars-Holiday Special (1978) può far realmente dubitare della grandiosità degli originali progetti del regista), i film han mano a mano preso la piega di prodotti cinematografici volti a soddisfare lo spettatore medio, tanto da creare un universo parallelo Star Wars con tanto di LEGO©, videogames, libri e fumetti.

In breve, si può considerare il film su due versanti: dove ha ripreso il passato della saga, ha rimandato a quel mondo tanto amato dal pubblico e ha ravvivato un progetto che sembrava terminato, riaprendo così le porte per un nuovo possibile futuro della storia; dove ha rinnovato, l’ha fatto per adattarsi e adeguarsi ai tempi, come i precedenti film avevano fatto prima di questo. Infatti, qui non si vogliono dare giudizi strettamente normativi estetici sull’opera, ma si intende descrivere come questa abbia avuto tale successo, che potremmo dire meritato, e perché.

Il merito principale sta semplicemente nel fatto di aver correttamente interpretato un’epoca ed esser riuscito a rifletterla in un film e una storia di altri tempi, ottenendo ottimi feedback dal pubblico: ovvero, facendo centro! Bisogna quindi capire perché sia stato apprezzato così tanto.

Ha relativo interesse rilevare e criticare i numerosi combattimenti (comunque discutibilmente maggiori rispetto all’ingente azione hollywoodiana della trilogia più recente, in termini di anni solari) o le imprecisioni riguardanti Jedi, Forza e quant’altro. Si dovrebbe invece calare il tutto nelle esigenze dell’odierno pubblico. Le critiche non sono mal fondate, affatto, però, nonostante le spade laser 3D possano infastidire, hanno una loro spiegazione che si giustifica in quel che viene richiesto. Ricordiamo la natura di Star Wars, quella di grandioso ed epico Blockbuster, e non di film d’autore o di grande respiro, perlomeno intellettuale e culturale.

Il film riprende estensivamente vari caratteri e aspetti dei film precedenti, come ben illustra Pili. Non considererei questa strategia come un mero appiattimento del 7° sui film della prima trilogia. Anzi la interpreterei come una ripresa del meglio della saga, condensato e reso attuale in questo film, volto a riaccendere gli animi degli appassionati e a far conoscere ai neofiti quell’universo fantascientifico, che forse non riuscivano ad apprezzare a causa degli effetti speciali anni ’70. Nota a margine che richiama una prassi consolidata per l’inizio di ogni trilogia Star Wars, è il reclutamento per i nuovi ruoli di attori giovani e in sostanza sconosciuti al mondo del cinema (così era avvenuto con Harrison Ford, Carrie Fisher, Mark Hamill, Hayden Christensen).

Il costante richiamo a logiche passate, a personaggi e storie passate, e la ingente quantità di eventi (quasi senza trama a detta del nostro Pili) sembrano più che altro suggerire una sorta di risurrezione della storia di Guerre Sterrali e fornire un appiglio quasi confusionario allo spettatore, preparando il terreno per una serie di eventi futuri nei prossimi film. Ricordiamo inoltre come l’amore era stato un elemento importante in quasi tutta la storia fin ad ora, e non sarebbe sorprendente né tantomeno criticabile se venisse nuovamente a ricoprire un ruolo rilevante.

Tuttavia, il film non è privo di alcune novità rispetto ai suoi predecessori, come ci si potrebbe aspettare. Quelle che possono sembrare assurdità o forzature rispetto alle idee originali della saga, sono modifiche apportate per adattarsi al cinema odierno (attenzione, a quello catalogabile come Blockbuster, e non ad altro) e possono essere coerentemente inserite in una nuova trilogia. Così avevano proceduto anche i film della seconda più recente trilogia rispetto alla prima, e così sembra fare quest’ultima, coerentemente a quello che è Star Wars.

Protagonisti una donna e androgina, piacente alle correnti più femministe, e un nero nella parte dell’eroe, “nell’epoca del multiculturalismo”: entrambi rispecchiano una richiesta da parte del mondo sociale e politico di far passare certi contenuti, e tal esigenza non poteva non esser colta dai produttori del film. Si tratta anch’esso di un adattamento alle condizioni della società occidentale contemporanea, e difficilmente si può criticare un film di massa, per la massa, per questa scelta. Il mimetismo della saga potrebbe essere ugualmente ravvisato nella palese caricatura di una destra imperiale e di una sinistra giovane e ribelle nella prima trilogia, e addirittura si potrebbero considerare le due strategie su un medesimo piano in quanto entrambe han colto a loro modo il sentire del proprio tempo, come ben dimostrano le rispettive entrate (economiche) e successo.

Poi, su molti personaggi, per le ragioni sopra esposte, regna ancora ambiguità e mistero. Rey risulta estremamente forte, troppo forse; ma non si conoscono la sua storia, le sue origini e i suoi trascorsi, e probabilmente ancora si tratta di quei buchi che saranno successivamente colmati (si spera). Ugualmente, Kylo Ren potrebbe, come non potrebbe, sorprendere in corso d’opera: una figura quasi da “cosplayer” (secondo L. Criscuolo), emulatore del nonno Darth Vader. Kylo Ren potrebbe non avere molto da inviare all’antenato Oscuro, che inizialmente appare come un marmoreo e misterioso cattivo, di cui poco si conosce. Ora, Kylo ha una caratterizzazione psicologica, anche se probabilmente meno eccitante di quella del nonno. E’ un ragazzino viziato e nevrotico, che non riesce a controllarsi davanti ai sottoposti e al padrone stesso, e che per rivolta ad un padre assente vuole sopraffarlo (e con lui tutti i suoi amici ribelli) mentre si ispira al nonno materno dal quale ha tratto la Forza. Questi caratteri lo potrebbero pure rendere un cattivo più spaventoso (più distruttivo e feroce) dello stesso Darth Vader. Kylo non riesce neppure a cedere di fronte al confronto familiare (come invece aveva fatto Anakin) e a causa della sua impazienza e odio adolescenziale potrebbe ospitare gli aspetti più terribili e imprevedibili del Lato Oscuro. Si vedrà cosa i prossimi film ci sveleranno della sua crescita.

E’ anche interessante notare come questo film sembra migliorare alcuni aspetti della trilogia più recente. Ci si ricorda come i combattimenti con spade laser dei Jedi parevano quasi forzati nei loro movimenti concertati e coreografi, oseremmo dire. Al contrario, qui i combattimenti sono veri e propri duelli, in cui sempre si confrontano due personaggi fondamentali, e la spada viene a rappresentare la figura stessa dell’eroe che la sta maneggiando. Inoltre, il film è caratterizzato da quella lieve nota autoironica, che demitizza l’alone epico dei film dello scorso decennio, e anche così riesce ad avvicinarsi al pubblico medio e a convincerlo della bontà dell’opera. In questo il film riprende sapientemente i più vecchi film, e sa soddisfare i gusti odierni con battute e attimi di comicità in momenti che dovrebbero invece esser drammatici (come l’incontro iniziale tra il pilota e Kylo, oppure quando Finn fugge con il pilota dalla Morte Nera in modo piuttosto rocambolesco).

Dunque possiamo concludere asserendo che Star Wars 7 tutto sommato non è affatto male, poteva esser molto peggio, e tutto sommato non ha deluso le aspettative tenendo testa alla reputazione della storica saga. Godetevi Star Wars: The Force Awakens, e restiamo in attesa dei prossimi film, da buoni fans, senza troppe pretese!


Matteo Bucalossi

Matteo Bucalossi è nato nel 1994 e vive a Brescia. Ha conseguito la laurea in filosofia all’Università San Raffaele. Attualmente è iscritto alla Georgetown University di Washington (US) in data analysis e sempre alla stessa università a conseguito un MA in Security Studies. E' autore di un pezzo nel volume La guerra fredda - Una guida al più grande confronto del XX secolo.

One Comment

  1. Giangiuseppe Pili Giangiuseppe Pili 18 Gennaio, 2016

    Ho letto la recensione con attenzione e non posso sottrarmi ad almeno due considerazioni. (1) La recensione dimostra che il botteghino ha rispettato le aspettative per un film non mediocre, se si tiene presente che le entrate erano l’obiettivo e l’obiettivo è stato portato a termine (anche se bisogna considerare che i costi della Disney non sono ancora rientrati dopo l’acquisizione della Lucas Film). (2) Che in funzione (1) si può concludere che il film è stato un successo. Oltre ad essere un fatto ovvio, perché è ovvio che se si misura in termini di botteghini, se il film l’ottiene è un successo e questo è il caso… rimane il fatto che nella mia analisi si mostrava proprio il fatto che il film è stato studiato a tavolino per essere un successo, non per essere un buon film. E questo emerge da questa seconda recensione, più permissiva. Infatti, in questa si dice soltanto che Star Wars: (a) essendo un film da botteghino, esso va valutato solo in funzione delle entrate (cosa che sapevamo già) e se ne conclude che (b) il film non è stato inferiore alle aspettative. Ma è un circolo vizioso perché si fonda sull’argomento che un film si valuta sulle entrate e se le entrate sono buone allora il film è buono, Star Wars ha fatto entrate, quindi è un film buono. Però non si dice perché “buono” vada inteso solo in questo senso e non, invece, anche in altri. Che il film fosse un successo lo sapevamo, che fosse stato studiato apposta per essere tale, lo sapevamo. Non sapevamo che l’obiettivo era solamente quello. Il che è quello che lascia l’amaro in bocca, per essere l’ultimo arrivato in una saga che ha sempre cercato di conciliare i soldi con l’estetica.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *