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Autore: Giorgio Della Rocca

Sono nato il 10 Agosto 1964 a Pontinia, comune dell’Agro Pontino in provincia di Latina, e vi abito. Mi sono diplomato al Liceo Scientifico "G.B. Grassi" di Latina, e laureato in Matematica con indirizzo Didattico all’Università degli Studi "La Sapienza" di Roma. Negli anni Novanta ho svolto attività di collaborazione con "La Sapienza", anche presso la sede decentrata di Latina. Dal 1992 insegno Matematica in quello che attualmente è l’Istituto Statale di Istruzione Superiore "San Benedetto" (fondato nel 1956), situato nel territorio del comune di Latina. Altri interessi si possono evincere dai miei articoli presenti in "ScuolaFilosofica". Il mio motto: Scienza, Coscienza, Sapienza!

Considerazioni su scienza e mistero di Dio


Dal capitolo Il Dio di Einstein del libro Einstein (La sua vita, il suo universo), scritto dal giornalista e biografo Walter Isaacson (2007, faccio riferimento all’edizione Arnoldo Mondadori 2008), apprendiamo che nell’aprile 1929 un noto rabbino di New York, Herbert S. Goldstein, in un telegramma, chiese al fisico di origine ebraica Albert Einstein – il quale aveva vinto il Premio Nobel per la Fisica nel 1921, non per la sua teoria della Relatività bensì per la sua interpretazione quantistica dell’effetto fotoelettrico – se credesse in Dio, invitandolo a rispondere in modo sintetico. La risposta dello scienziato fu: «Credo nel Dio di Spinoza, che si rivela nell’armonia governata da leggi di tutto ciò che esiste, ma non in un Dio che si preoccupa del destino e delle azioni dell’umanità». In un intervento tenuto il 10 settembre 1941 a un simposio svoltosi a New York, dedicato ai mutui rapporti fra scienza, filosofia e religione, Einstein espresse il rapporto fra scienza e religione attraverso una metafora divenuta celebre: «La scienza senza la religione è zoppa, la religione senza la scienza è cieca» (pp. 375 e 377).

Alcune osservazioni sul concetto di realtà

 

Nel recentissimo libro Che cos’è reale? (La scomparsa di Majorana) [Neri Pozza Editore 2016] il filosofo Giorgio Agamben, il quale è stato anche attore cinematografico, avendo interpretato il ruolo dell’apostolo Filippo nel celebre film Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini (1964), riesamina la questione della misteriosa scomparsa del fisico Ettore Majorana, nato a Catania nel 1906 (come ricorda l’autore, la questione era già stata analizzata, ad esempio, dallo scrittore e politico militante Leonardo Sciascia in un libro del 1975, e dal fisico Erasmo Recami in un libro del 1987).

Considerazioni diverse sulla presenza di Dio

 

Prendendo spunto da una prova ontologica dell’esistenza (e unicità) di Dio ideata dal monaco e teologo Anselmo d’Aosta (1033 ca. – 1109), e dopo altri tentativi effettuati nel corso dei secoli per dimostrare razionalmente l’esistenza di Dio, il matematico e logico Kurt Gödel (1906-1978) ha elaborato un teorema dell’esistenza (e unicità) di Dio [cfr. il libro La prova matematica dell’esistenza di Dio (Kurt Gödel), a cura dei matematici e logici Gabriele Lolli e Piergiorgio Odifreddi, edizione Bollati Boringhieri 2006]. Il teorema fu pubblicato dopo la morte di Gödel, il quale (battista luterano quantunque non appartenente ad alcuna congregazione, teista non panteista, nel solco di Leibniz, come dichiarò lui stesso nel 1975) aveva precisato di nutrire esclusivamente interessi di carattere logico verso la prova elaborata.

Matematica e fede religiosa: il pensiero di Ennio De Giorgi (con uno sguardo sul nostro tempo)

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All’inizio e alla fine abbiamo il mistero. Potremmo dire che abbiamo il disegno di Dio. A questo mistero la matematica ci avvicina, senza penetrarlo. (Ennio De Giorgi)

Ennio De Giorgi

Il 25 ottobre 1996 moriva, a Pisa, Ennio De Giorgi (era nato a Lecce l’8 febbraio 1928). Egli è stato uno dei grandi matematici del XX secolo.

In questa sede, prendo in considerazione alcune sue idee inerenti al rapporto fra matematica e fede religiosa espresse in Riflessioni su Matematica e Sapienza (a cura di Antonio Marino e Carlo Sbordone, Quaderni dell’Accademia Pontaniana, vol. 18, Napoli, 1996) [faccio riferimento a ENNIO DE GIORGI (Hanno detto di lui …), a cura di Giuseppe De Cecco e Maria Letizia Rosato, Quaderno 5/2004, Università degli Studi di Lecce, Dipartimento di Matematica “Ennio De Giorgi”, Edizioni del Grifo (i tre brani riportati subito dopo si trovano nell’Appendice A: Valore Sapienziale della Matematica)].

Gli Scacchi in Paradiso

[Nota dell’autore. Originariamente l’articolo costituiva il terzo dei miei commenti all’articolo Gli scacchi come fenomeno culturale: perché gli scacchi hanno avuto da dire nella storia dell’Occidente (11 Maggio 2014) di Giangiuseppe Pili; è stata sua l’idea di trasformarlo nel mio primo articolo in ScuolaFilosofica. Esso è stato rielaborato il 1° Maggio 2020 (Festa di San Giuseppe artigiano, Patrono dei lavoratori), con una leggera modifica del titolo.]

E poi che le parole sue restaro,
non altrimenti ferro disfavilla
che bolle, come i cerchi sfavillaro.
L’incendio suo seguiva ogne scintilla;
ed eran tante, che ’l numero loro
più che ’l doppiar de li scacchi s’inmilla.
Io sentiva osannar di coro in coro
al punto fisso che li tiene a li ubi,
e terrà sempre, ne’ quai sempre fuoro.

(Divina Commedia, Paradiso XXVIII 88-96)

 

 

Dante e Beatrice si trovano nel cielo Cristallino (o Primo Mobile), sede dei nove cori angelici. Beatrice ha appena fugato i dubbi di Dante sulla struttura e la dinamica dei cerchi concentrici fiammeggianti (che ospitano i cori) e ruotanti intorno a quello che sembra essere il loro centro comune – il quale, in realtà, li contiene [Paradiso XXX 10-12] –, un punto luminosissimo corrispondente a Dio.