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Percorso di epistemologia analitica

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Leggi la scheda Introduzione schematica all’epistemologia analitica di Giangiuseppe Pili


L’epistemologia analitica è la branca della filosofia analitica contemporanea che investiga su diverse tematiche ma, in generale, tratta i problemi attinenti alla conoscenza. L’epistemologia analitica si differenzia dagli approcci epistemologici classici (Cartesio, Spinoza di cui è presente anche una critica, Hobbes, Locke, Berkeley, Hume, Kant il cui dibattito si era incentrato, tra le altre tematiche, sul delicato rapporto tra qualità primarie e secondarie) che si fanno iniziare con Cartesio e la sua riflessione sul cogito in base a ragioni di natura metafilosofica: è la tipologia di analisi offerta, più che nella natura delle risposte, a segnare una importante cesura tra l’epistemologia analitica e la ricerca epistemologica classica o continentale. L’epistemologia analitica sorge sulla base di alcune analisi particolarmente rilevanti di Alfred Ayer e Roderick Chisholm ma anche i lavori di uno dei padri della filosofia analitica, Bertrand Russell, sono stati importanti. Dalla filosofia analitica classica elaborata principalmente attorno alle tre figure cardine di Frege, Russell e Wittgenstein, l’epistemologia analitica si concentra sulla definizione della conoscenza proposizionale, più che sulla conoscenza competenziale, oggettivale o diretta, sulla cui distinzione abbiamo un articolo. Anche il paradosso di Moore ha una sua importanza all’interno del problema del delicato rapporto tra la semplice credenza vera e la distinzione di essa con la conoscenza. Ma il vero momento chiave dello sviluppo delle teorie epistemologiche analitiche si ha con l’articolo di Edmund Gettier, su cui abbiamo speso alcune pagine. La riflessione di Popper (Popper e la crescita della conoscenza, Popper e le fonti della conoscenza), riguarda l’epistemologia, anche se essa ha avuto un peso decisamente maggiore rispetto alla filosofia della scienza.

Stato e società a Brema 1933-1945. Politica, società, rapporti sociali. Terrore, consenso, adattamento, non-conformità, Resistenza. Appunti dalla relazione di Jörg Wollenberg (Università di Brema)

Nell’ambito della storia della Germania nazista si possono rintracciare più fatti la cui ricostruzione ha preziose valenze in sede storica. Alcune importanti, altre meno. La storia del periodo che va dal 1933 al 1945 a Bremen è una di quelle importanti. Brema è una cittadina posta nella parte nordoccidentale della Germania: bagnata dal fiume navigabile Weser che la attraversa in due, negli anni assumerà una grande importanza soprattutto come capitale dell’industria navale concentrata nel porto di Bremerhaven. La storia di questo scalo, nonché fondamentale cantiere navale, nascerà nel 1929, anno di grande depressione economica, e non è un caso appunto che si svilupperà questo tipo di industria proprio in questo periodo.

All’inizio concepito come porto che collegasse la Germania all’America, era infatti chiamato il Porto di Colombo, divenne poi il nodo principale dell’industria bellica navale tedesca, dalla quale uscirono i sommergibili e tutte le corazzate che seminarono il terrore nel mare del Nord e nell’Oceano Atlantico. Nel cantiere Bremen Vulken durante il regime nazista vennero costruiti ben 74 sommergibile Uboot Tipo VII. A Brema si sviluppò un forte concetto di Resistenza contro il regime nazista: le numerose industrie avevano sviluppato il sistema operaio e il partito comunista almeno fino al 1933, anno in cui però la KPD (il partito comunista) perse in quantità significativa il sostegno di fronte alle riforme popolari e populiste del regime nazista. Ma i “partigiani” (termine assolutamente improprio per quel concerne la storia nazista) della resistenza bremese, non si dileguarono.

Percorso di filosofia antica

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Leggi la scheda su Epicuro – Vita e opere di Giangiuseppe Pili


La filosofia antica è la base della stessa riflessione razionale occidentale. L’impatto che essa ha avuto nella storia del pensiero, e quindi della storia in generale, è incalcolabile. Essa ha segnato gran parte della riflessione successiva in ambiti che ancora oggi riteniamo centrali: etica e morale, filosofia politica, metafisica e ontologia, teoria della conoscenza. In questa sede, vogliamo tracciare un percorso interno ai materiali offerti da SF2.0 in modo che il lettore interessato possa riuscire a costruirsi una strada personale e mirate alle proprie esigenze.

Per quanto riguarda gli albori della filosofia, i pensatori centrali sono coloro che si interrogarono sulla natura del principio primo (Talete, Anassimene, Anassimandro e Eraclito), rintracciando varie tipologie che Aristotele chiamerà “cause”. La riflessione di Eraclito, in particolare, è stata fondamentale anche per le connessioni del suo pensiero con quello di Platone. Dopo i primi filosofi, i due pensatori che imposero una svolta decisiva al pensiero sulla metafisica e alla conseguente visione epistemologica (allora così connesse) sono Parmenide e Zenone di Elea. L’eleatismo incentrò la propria riflessione sulla natura dell’essere e del non essere. Se Parmenide offrì una teoria elaborata e costruttiva rispetto al problema dell’essere, Zenone ne offrì una difesa attraverso argomenti estremamente rigorosi, senza però sostenere delle tesi originali: Zenone, in questo senso, dimostra per assurdo le tesi di Parmenide mediante l’elaborazione dei suoi celebri paradossi e risulta, ancora oggi, un filosofo avanguardistico. Melisso, invece, cercò di ripensare al problema dell’essere parmenideo all’interno della categoria dell’infinito. Sull’infinito abbiamo dedicato un intero articolo che può essere utile a rintracciare alcune caratteristiche peculiari.

Psicologia e sociologia nelle piattaforme sociali: uno sguardo al futuro

Table of contents

1.1 Aspetti sociologici

1.2 Le reti sociali e la loro “definizione impossibile”

1.3 La psicologia delle reti sociali

1.3.1 La dipendenza da social network fra i nativi digitali

1.3.2 Le opportunità nei social network

1.4 Conclusioni

2.1 Bibliografia

 

1.1   Aspetti sociologici

Uno degli argomenti che più mi ha coinvolto negli ultimi anni è l’analisi della nascita e gli effetti del fenomeno dei social network. Soprattutto, mi hanno incuriosito gli studi rivolti a questi interessanti programmi che tanta curiosità suscitano fra un gran numero di persone di varia estrazione sociale.

Gli aspetti, quindi, che andremo ad osservare riguardano quelli che possono essere gli effetti che un social network ha sul comportamento umano, effetti dati dalla struttura stessa del social network e dalla sua diffusione sempre più dilagante nella vita quotidiana delle persone. Questi effetti sono studiati dalla sociologia.

Introduzione alla filosofia del diritto

La materia è infinita e ci si limiterà a brevi cenni, che eventualmente verranno sviluppati in successivi interventi.

Il diritto sarebbe orfano, senza un sostrato filosofico. L’attenzione in prospettiva filosofica al fenomeno giuridico è consustanziale ai primi sviluppi del pensiero umano, in quanto l’uomo, per la circostanza di vivere in un contesto sociale, è portato a meditare sulle regole che devono costituire la base per la regolamentazione del rapporto con i consociati.

Si suole affermare che una manifestazione della giuridicità è la circostanza che una conseguenza sicura della mancata applicazione di una norma è l’irrogazione di una sanzione, a seguito della sua violazione, con il corollario che il precetto quando sia solo morale, è suscettibile di violazione, senza alcun intervento sanzionatorio, ma la questione è più articolata, in quanto deve anche coesistere presso la comunità la convinzione della giuridicità di una certa disposizione, sia che essa sia cristallizzata in un testo scritto, sia che derivi da una consuetudine, la cui applicazione concreta appaia protrattasi nel tempo. Spesso ci può essere un’intersezione di regole morali e giuridiche, accorpate e allora occorre bilanciare e modulare il criterio di analisi. I princìpi generali del diritto (non sempre agevolmente distinguibili dalle mere regole) son considerati un ponte di collegamento fra diritto e morale, ma la compenetrazione fra diritto e morale in genere implica l’esigenza di un superamento dell’utilizzo della sola logica sillogistica, al fine di analizzare il testo normativo. Tra diritto e morale in astratto può configurarsi un nesso di separazione o connessione. Il filosofo Austin ha sostenuto la tesi della separazione, osservando che una regola giuridica è tale, anche quando non corrisponda alla concezione etica prevalente in una data fase. Tuttavia, spesso nella costruzione dei testi normativi intervengono concetti etici come “buon costume”, “ordine pubblico”, i quali, ai fini di un’appropriata decodificazione, richiedono il riferimento a un sistema logico, che tenga conto delle sfumature e non si limiti a un mero esame dei poli opposti di una questione (bianco-nero, per es.). Nell’individuazione dei parametri per l’analisi congrua delle regole morali, occorrerà anche verificare se venga in considerazione una morale “laica”, indifferente al religioso o addirittura antagonista a essa o una morale impregnata di religiosità e/o misticismo.

Le origini della lingua italiana: i primi documenti

Italia
Mappa lingue neolatine, tratta da www.lextra.info

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Introduzione

La storia della lingua italiana nasce a partire dalla sua evoluzione dalla lingua latina. Quest’ultima era andata via, via estinguendosi dopo le varie invasioni barbariche e lo sviluppo della chiesa ortodossa, e c’è da sottolineare che in ogni caso la lingua latina non era mai stata del tutto unitiva come lingua imperiale: in ogni regione conquistata dai romani il latino spesso prendeva il posto delle lingue native, ma quest’ultime non venivano mai del tutto soppiantate, dando di fatti vita in Italia, per esempio, ai dialetti gallici, posti nel nord Italia (segnatamente in Lombardia e Piemonte) con delle determinate caratteristiche.

Ma per arrivare all’italiano che tutti noi oggi utilizziamo nel nostro scrivere e parlare, ci sono state delle tappe evolutive e dei processi che ne hanno caratterizzato la crescita. Si è partiti dai primi testi letterari come il Placito Capuano e l’Indovinello Veronese, fino ad arrivare alla Commedia di Dante Alighieri e ai I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. Un evoluzione degna di essere osservata secolo per secolo.

La Germania e la Prima guerra mondiale. Il dibattito tra gli storici da Fischer a Clark

Il professor Jörg Wollenberg dell’Università di Brema nella prima parte del seminario tenutosi a Cagliari ha sviluppato un discorso incentrato sui problemi che i vari storici della Germania hanno incontrato nell’affrontare lo studio della propria nazione, la cui complessità, determinata dalla sensibilità imposta dall’autocoscienza storica degli avvenimenti considerati. Dover affrontare verità scomode e personaggi tutt’altro che umani nella storiografia tedesca e non solo ha prodotto talvolta opere coerenti e precise, ma altre volte lavori che tendevano a riconsiderare non in modo sufficientemente dettagliato e rigoroso certi elementi di primaria importanza.

I numeri magici di Fibonacci – Keith Devlin

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I numeri magici di Fibonacci è uno dei libri della collana La matematica come un romanzo che sta uscendo periodicamente per settimana con il Corriere della sera. Abbiamo già avuto modo di parlare della lodevole iniziativa di una delle più importanti testate italiane, ma in questa sede vorremmo considerare il volume di Keith Devlin. Non si tratta propriamente di un lavoro introduttivo ad una parte della matematica, quanto di un libro che racconta la storia di uno dei matematici più importanti del medioevo, per quanto uno dei più sconosciuti. Di Leonardo Fibonacci abbiamo pochissime attestazioni e la sua stessa opera viene riscoperta e tradotta in inglese solo di recente, per via del fatto che essa viene ripresa e rielaborata, quando non diventa così inclusa nella nostra normale prassi di calcolo da diventare scontata, ancorché non banale. Infatti, come molte opere di genio, ciò che è stato il frutto di grande lavoro e di grande studio spesso viene compattato in modo da acquisire i risultati senza la coscienza di ciò che ha potuto garantire quegli stessi risultati. D’altronde, nessuno che sappia fare due più due sa indicare il motivo per cui non fa tre o, per meglio dire, non sa esibire una dimostrazione rigorosa di questo fatto. Allo stesso modo, quando eseguiamo i calcoli delle moltiplicazioni presenti nelle tabelline nessuno sa quali sono le ragioni che ci danno fiducia su quei calcoli. Per questo il libro di Keith Devlin risulta essere così interessante: perché riconsidera la storia non di un artista, non di uno scrittore o di un uomo d’arme, ma di un matematico che ha avuto talmente tanti influssi da essere presto dimenticato in nome dei suoi risultati così acquisiti da venire considerati ovvi. Ed è sempre dal presunto ovvio che si scoprono le più grandi novità perché è esattamente ciò che sembra banale senza esserlo.

La questione della lingua italiana – da Bembo a Pasolini

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La questione della lingua italiana è stato oggetto di studi approfonditi da diversi teorizzatori, per via del fatto che la lingua italiana a partire dalla sua nascita ha sempre presentato aspetti che la mettessero su un piano di controversia spesso combattuto fra i classicisti e gli innovatori.

Tutto ebbe inizio a partire dal 1294 quando Dante Alighieri aprì, con il suo sapere e volere, il dibattito della questione sulla lingua italiana, con la stesura del trattato sulla lingua intitolato De vulgari eloquentiain questo scritto, il pensatore fiorentino teorizzò per la prima volta gli aspetti del volgare italiano, cercandone di comprendere le origini e di stabilire quali fossero i canoni per un buon uso stilistico della lingua. Infatti, per Dante, la lingua italiana prima di tutto doveva essere una lingua di uso colto e letterario, che non ricadesse nei canoni della bassezza popolare.

I mercenari dell’Arcadia

Table of Content

1.1 Introduzione
2.1 Arcadia
3.1 Gli Arcadi
3.2 I mercenari
4.1 Conclusioni
5.1 Bibliografia

1.1  Introduzione

L’Arcadia sembra essere una terra che si presta facilmente alla formazione di mercenari. Curioso è l’aspetto, notato da N. Fields sul come, a distanza di secoli, fra popolazioni con diverse collocazioni geografiche, possa presentarsi una stessa ragione di essere che accomuni due popoli. La ragion d’essere di cui sto parlando è l’arruolamento di mercenari: sia Svizzeri che Arcadi hanno venduto per anni la propria forza militare al miglior offerente. La Svizzera ha visto in età moderna nel mercenariato una via di fuga alla povertà dilagante, mentre la stessa povertà ha dato un enorme spinta al fenomeno. Così, numerosi gruppi di mercenari stipularono patti con governanti stranieri e capitani che avessero intenzione di negoziare e rinforzare le proprie truppe.

L’Arcadia, proprio come la Svizzera, è una terra molto povera, quasi del tutto costituita da montagne, tale da divenire la patria di mercenari al soldo dei miglior offerenti.