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Appunti di Glottologia: linguistica storica

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Leggi Appunti di glottologia storica


Premessa

La linguistica storica, chiamata anche glottologia, è una branca della linguistica generale, che si occupa dello studio delle analogie delle varie famiglie linguistiche, dello studio etimologico delle parole e ancora dei rapporti diacronici presenti fra le parole. Gli strumenti che i glottologi usano in questo campo sono le stesse attestazioni storiche, ma anche gli specifici strumenti della linguistica generale come la fonologia, la morfologia, la sintassi e il lessico. Cerchiamo dunque, attraverso questi appunti, di capire l’evoluzione delle lingue, attraverso esempi e nozionistica.

1. 0 La parentela linguistica

Introducendo questo argomento, si pone immediatamente la parola “parentela”: è dunque giusto pensare che le lingue abbiano una famiglia con delle ramificazioni? La risposta è affermativa. Il criterio genealogico è uno di quei modi sistemici attraverso cui una lingua può essere classificata. L’idea è proprio quella che una famiglia possa essere denominata “Lingua A” e che da essa possano partire della ramificazioni Ab, Ac, Ad e così via. Nasce così l’importante concetto di lingua madre e il successivo concetto di lingua figlia. Una lingua madre può essere ancora una specifica di una lingua capostipite: mutatis mutandis io sono figlio di mio padre, ma a sua volta mio padre è lontano parente di Adamo ed Eva. Nel caso delle lingue indoeuropee parlate oggi in Europa, le lingue-figlie di “ultima generazione” sono le lingue derivate dal latino, chiamate comunemente “neolatine” o romanze: fra esse ricordiamo il qui usato italiano, il francese, il rumeno, il provenzale, lo spagnolo, ecc.,; ma con lo stesso tipo di legami indoeuropei in Europa si parlano lingue germaniche (inglese, tedesco, olandese, danese, svedese, ecc.), lingue slave (polacco, ceco, slovacco, russo, ucraino, bulgaro, ecc.), le lingue celtiche (irlandese o gaelico, scozzese, gallese, bretone, ecc.) e infine le lingue baltiche (il lituano, il lettone e l’antico prussiano). Ecco perché per un italiano ad esempio, è particolarmente difficile imparare l’olandese, il polacco, il gaelico o l’antico prussiano, proprio perché non hanno nessuna parentela linguistica in comune (naturalmente, vale anche l’inverso).

Ciò che possiamo notare è che a differenza delle lingue neolatine di cui conosciamo il punto di partenza, non ci sono pervenute attestazioni precise né del germanico comune, né dello slavo comune, né del celtico comune, né del baltico comune: questo rende il latino una delle lingue più studiate dai glottologi, proprio per la sua capacità di essere studiata e confrontata con lingue oggi parlate.

Di certo la storia delle lingue indoeuropee è la storia di una delle famiglie più ampie e articolate al mondo, di cui conosciamo pochi antenati: gli archeologi possono trarre conclusioni importanti dai fossili, i glottologi devono impelagarsi in ricerche talvolta inconcludenti; per quanto riguarda la nostra storia linguistica possiamo far riferimento al già citato latino, al greco antico attribuibili alla generazione precedente.

1.1 Lessico condiviso e corrispondenze fonetiche

Il sottotitolo stesso di questo capitolo ci fa capire che due lingue imparentate fra di loro hanno una certa somiglianza e un lessico condiviso, e un lessico con delle importanti corrispondenze fonetiche. Prendiamo ad esempio due lingue neolatine: l’italiano e il francese.

FRANCESE ITALIANO
Ciel Cielo
Fenetre Finestra
Pied Piede
Chanter Cantare
Champ Campo

Già a livello grafico piuttosto che a livello fonico ci accorgiamo che la somiglianza fra queste due lingue è molto importante e significativa. La somiglianza, tecnicamente chiamata “aria di famiglia”, è data da quello che possiamo chiamare lessico condiviso, che altro non è quindi che quella serie di parole (in una lista di lingue imparentate fra di loro) che hanno delle radici comune e una certa somiglianza grafica che spesso si traduce in fonetica. La fonetica è quella branca della linguistica generale che studia la produzione e la percezione dei suoni linguistici detti foni. Per cui da un attento studio, che per motivi di spazio non possiamo riportare (rimandiamo al manuale riportato nella bibliografia), ci mostra come l’aria di famiglia tra il francese e l’italiano non è frutto di una vaga somiglianza, piuttosto da corrispondenze sistematiche. Un esempio di non somiglianza fonetica e neanche grafica, ma dove sia ben riconducibile l’aria familiare:

LATINO CAULEM [caulem]
FRANCESE CHOU [Su]
ITALIANO CAVOLO [kavolo]

1.2 Lessico condiviso e corrispondenze morfologiche

La morfologia è la parte della linguistica generale che ha per oggetto lo studio delle parole dal punto di vista grammaticale e strutturale: la parola è suddivisa in morfemi; il morfema è la minima unità grammaticale portatrice di significato. Ad esempio nella parola “palla”, il morfema –a ci indica che la parola è singolare femminile. E così via.

Ritornando alle nostre due lingue esplicative, il francese e l’italiano:

FRANCESE ITALIANO
Champ Campo
Gras Grasso
Char Carro
Sel Sale
Mer Mare
Nez Naso
Cher caro

Da questa tabella possiamo far emergere delle considerazioni importanti: infatti, notiamo che in francese abbiamo spesso [ˈa] laddove nei corrispettivi in lingua italiana la a accentata è in sillaba chiusa (vedi champ – campo), viceversa [‘e] / [‘ɛ] se nei corrispettivi italiana la a accentata è in sillaba aperta (vedi mer – mare). Come questi possiamo riportare diversi altri esempi. Sicuramente fra francese e italiano ci sono tantissime condivisioni e corrispondenze morfologiche, questo perché quasi sicuramente in una fase arcaica del francese ci dev’essere stata una struttura sillabica assai simile se non uguale a quella dell’italiano odierno. Quando il francese ha cominciato a cambiare la sua composizione linguistica, tramite dialettismi e a volte anche tramite errori nelle trascrizioni dei manoscritti, si è venuto a creare la distinzione ufficiale dal nostro italiano, creando così quella parentela di cui stiamo parlando.

1.3 Il ruolo della morfologia

Visti i vari esempi delle tabelle, possiamo dunque tirare le somme sul ruolo che lo studio della morfologie della lingue occupa nel capitolo sulla parentela linguistica. Abbiamo notato come due o più lingue, nel caso del latino per esempio, possano presentare tanti aspetti in comune, già a partire dal processo morfologico della parola.

Glott

Siamo passati nei capitoli precedenti nell’analizzare prima il campo genericamente lessicale, per arrivare strettamente a quello morfologico: nell’arco della storia della lingua i morfemi (quelli flessivi, ovvero quelli riguardanti le variazioni grammaticali) sono nelle lingue gli elementi più stabili in assoluto, e gli oggetti nella storia meno soggetti a cambiamenti radicali. Mentre nel caso del lessico, esso non tarderà ad adeguarsi in base ai mutamenti culturali che si susseguono: un esempio calzante riportato nel libro in bibliografia è quello della conquista dell’Inghilterra nel 1066 da parte dei Normanni. È infatti in questi anni che si fondono due lingue di stirpe diversa che ha modificato il volto germanico della lingua inglese francesizzandola,

INGLESE FRANCESE TEDESCO
push pousser Stossen
age age Alter
sovereign souverain Herrscher

Come possiamo notare dalla tabella, in questo caso le parole inglesi non hanno alcuna parentela con le equivalenti tedesche, malgrado l’inglese sia una lingua di origine germanica: questo perché il lessico può adeguarsi alla differenze culturali, e non solo, mentre la morfologia tende a rimanere sempre uguale, o più o meno, in un contesto linguistico di forma. I morfemi si caratterizzano per la loro propensione alla stabilità e alla conservazione nell’arco dei secoli, al contrario dei lessemi.

1.4 La stratificazione del lessico

Tutti gli ambiti della linguistica storica, e non solo quella storica, sono spesso suddivisibili in più strati e varie categorie: nel caso del lessico, possediamo quattro diversi tipi di strati analizzabili separatamente. Essi sono

1) Lo strato ereditario: è quella percentuale di lessico che ogni lingua riceve dal suo antenato antecedente (la lingua madre); l’italiano, il rumeno, ecc. dal latino, il serbo e il bulgaro dallo slavo comune, e così via. Un’importante annotazione doverosa a farsi è che ci sono strati lessicali più difficili e più “conservatori”, vale a dire che hanno la tendenza a rimanere uguali nell’arco degli anni: un esempio sono la numerazione aritmetica o ancora la terminologia anatomica, ambiti tutti fortemente coesi. È come se questi fossero dei “lessici madre” da cui poi partono tutte le parentele. Esempio: nove > novanta > novecento > ecc.

2) Lo strato dei prestiti rappresenta quello strato di voci che una data lingua non acquisisce dalla parentela linguistica, ovvero dalla lingua madre, ma che assimila da altre lingue non imparentate con essa. Un esempio riportato dal Fanciullo è la parola italiana igloo: essa deriva dall’inglese, la cui parola inglese deriva a sua volta dall’eschimese igdlo. Per esempio pensiamo dopo il 1492, in seguito alla scoperta delle Americhe, a quante parole nuove sono arrivate nel vecchio continente: parole come tomate, chocolate, jìcara, ecc., fanno tutti parte di quelle parole arrivate ai giorni nostri tramite un prestito linguistico. L’informatica inglese, in questo senso, ha donato tantissimi prestiti alle lingue latine, e specialmente, all’italiano; in effetti, ci sono lingue e studiosi di queste, che a volte si sono dimostrate più conservatrici/tori: è il caso dei francesi, che hanno attuato una forte nazionalizzazione della loro lingua, specialmente nell’ultimo secolo, cercando di creare parole nuove di fronte a tecnicismi come per esempio può essere la parola computer, che in francese altro non è che ordinateur.

3) Lo strato delle formazioni onomatopeiche e fonosimboliche comprende tutte quelle forme che nella loro successione fonica, tentano di riportare suoni o rumori naturali, animali o di altro tipo o che pure cercano di suggerire un’immagine attraverso la parola: chicchirichì e zigzag sono due esempi di lessico onomatopeico e fonosimbolico.

4) Lo strato delle neoformazioni rappresenta quelle parole che si formano per mezzo di regole sincronicamente produttive. Queste regole sono quelle che ad un certo momento della storia della lingua (per questo l’aggettivo “sincronico”) si decide di apportare come modifica, a prescindere dalla storia evolutiva della lingua: pensando all’italiano del terzo millennio, il political correct ha portato all’innovazione di parole al femminile a mezzo del suffisso –essa (non riconducibile al latino dunque) e alla formazione di parole come dottor –essa, poet –essa e così via.

Bibliografia

Fanciullo F., (2011), Introduzione alla linguistica storica, Il Mulino, Bologna.


Wolfgang Francesco Pili

Sono nato a Cagliari nell’aprile del 1991. Ho da sempre avuto nelle mie passioni, la vita all'aria aperta, al mare o in montagna. Non disdegno fare bei trekking e belle pagaiate in kayak. Nel 2010 mi diplomo in un liceo classico di Cagliari, per poi laurearmi in Lettere Moderne con indirizzo storico sardo all'Università degli studi di Cagliari con un'avvincente tesi sulle colonie penali in Sardegna. Nel bimestre Ottobre-Dicembre 2014 ho svolto un Master in TourismQuality Management presso la Uninform di Milano, che mi ha aperto le porte del lavoro nel mondo del turismo e dell'accoglienza. Ho lavorato in hotel di città, come Genova e Cagliari, e in villaggi turistici di montagna e di mare. Oggi la mia vita è decisamente cambiata: sono un piccolo imprenditore che cerca di portare lavoro in questo paese. Sono proprietario, fondatore e titolare della pizzeria l'Ancora di Carloforte. Spero di poter sviluppare un brand, con filiali in tutto il mondo, in stile Subway. Sono stato scout, giocatore di rugby, teatrante e sono sopratutto collaboratore e social media manager di questo blog dal 2009... non poca roba! Buona lettura

One Comment

  1. Gelsomina Gelsomina 29 Giugno, 2023

    Mi piacciono molto i tuoi appunti, li trovo molto interessante e utili.
    Grazie

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