
Vita
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Consigliamo – Che cosa è la grammatica generativa di Giorgio Graffi
Chomsky nasce a Filadelfia il sette dicembre del 1928. La famiglia è ebra, di origine russa, emigrata negli Stati Uniti. William, il padre di Noam, fu il curatore di un’edizione critica di scritti di grammatici ebraici medioevali.
Chomsky da presto scopre la sua passione politica e continua a coltivarla attivamente anche dopo la sua iscrizione nel 1945 all’università della Pennsylvania. Le sue convinzioni politiche lo inducono ad andare in Israele per fondare una comunità socialista. Tuttavia all’università fa la conoscenza di Zelig Harris, anch’egli intellettuale ebreo di origine russa. Harris è l’autore di un’opera capitale della linguistica strutturalista americana, nota come “strutturalismo bloomfieldiano”: Structural linguistics e ne affida la correzione delle bozze a Chomsky.
Introduzione al problema della terza condizione della conoscenza dalla formulazione platonica
Riformulazione del problema della terza condizione
Inizio delle presentazioni delle varie candidate
Enunciazione tesi candidata: “S ha prova adeguata che P è vera”
Prima obiezione e la sua smentita
Altre due obiezioni decisive
Enunciazione di una nuova tesi candidata su base probabilistica e le sue possibili formulazioni
Significato statistico della probabilità
I problemi del significato statistico
Significato induttivo della probabilità
Problemi del significato induttivo
Significato assoluto della probabilità
Problemi del significato assoluto della probabilità
Enunciazione di una nuova tesi candidata: l’osservazione
Problemi dell’osservazione
Ambiguità semantica
Nuovo pericolo di circolo vizioso
La proposta di Austin: partendo dall’analisi pragmatica del linguaggio ordinario si riconsidera il problema del Teeteto
Definizione di “funzione esecutiva”
La fallacia descrittiva
I problemi della proposta di Austin
I problemi della definizione di “funzione esecutiva”
Sensi diversi del performativo
Fallacia esecutiva di Austin e la riconsiderazione del problema del Teeteto
Analisi di altri termini epistemici che esprimono valutazioni di proposizioni
Evidente, ragionevole, più ragionevole, gratuita, indifferente, accettabile, inacettabile
Enumerazione e discussione delle varie definizioni
La proposta di Chisholm per la definizione della terza condizione necessaria a definire la conoscenza

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Consigliamo in SF I paradossi dalla A alla Z di Michael Clark
(1) Per un soggetto supposto dall’economia neoclassica vale la regola secondo cui egli sceglierà solo l’opzione che gli garantirà la massima utilità.
(2) Poniamo che un uomo ricchissimo offra 100 $ ad un soggetto.
(3) L’uomo ricchissimo pone la seguente condizione: se il soggetto rifiuta 100 $, potrà averne il doppio il giorno seguente. Ma se il giorno seguente il soggetto rifiuterà ancora, potrà avere il doppio dei soldi promessi in quel dì e così via.
(4) Problema: quando il soggetto accetterà i soldi offerti dal ricco signore posto che nel giorno seguente avrà sempre raddoppiata l’utilità attesa del giorno presente?

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Consigliamo in SF Saggio su Husserl e Kandinsky di Paolo Meneghetti
Il predicato “essere bello” si usa in continuazione, soprattutto in una società che ha istituzionalizzato il suo uso per etichettare e distinguere dei fatti morali. L’estetica è sempre stato un risvolto della morale dominante, la cui chiarificazione e concretizzazione attraverso immagini serve a rendere materiale un particolare aspetto morale. L’arte, attività propria della realizzazione del bello, si è sempre trovata a suo agio tra finanziatori interessati da un certo punto di vista morale e, di fatto, nella gran parte dei casi, l’intenzione dell’artista è sempre guidata da un interesse profondamente etico. Tuttavia, esiste un campo puro in cui è lecito pensare ed analizzare i fatti da un punto di vista puramente estetico e “puramente disinteressato”, con ciò bisogna intendere: indipendentemente da tutto ciò che non riguarda puramente l’estetica. In altri termini, il predicato “essere bello” deve essere utilizzato nell’esclusivo senso estetico, indipendentemente dagli usi ibridi, parzialmente impropri, che legano il predicato ad altre proprietà, prime tra tutte, la categoria di “piacere” e di “realtà”.

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Consigliamo in SF I paradossi dalla A alla Z di Michael Clark
Chi dice “Io so che p, ma non ci credo” si sta contraddicendo perché se sa che p, allora non può legittimamente non crederci.
Il paradosso di Moore è stato battezzato così da Wittgenstein e dal grande filosofo molto apprezzato perché, secondo lui, mette in luce l’assurdità di non credere ad una proposizione elementare che esprime un fatto, se affermata: “Oggi piove, ma io non ci credo”.

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Consigliamo in SF I paradossi dalla A alla Z di Michael Clark
Formuliamo il paradosso di Eutalo. Protagora acconsente di insegnare diritto a Eutalo a patto che non appena abbia vinto una causa, Protagora venga pagato. Eutalo riceve lezioni, ma al termine di queste non sostiene nessuna causa. Protagora decide di citarlo in giudizio per essere pagato.
1) Il ragionamento di Protagora (P.) era questo: se Eutalo vince, allora P. deve essere pagato per rispetto del patto. Se P. vince allora il tribunale costringerà Eutalo a risarcire P.. Dunque, in qualsiasi dei due casi, Protagora vincerà.
2) Il ragionamento di Eutalo (E.) era questo: se Protagora vince, allora E. non deve pagare perché egli non ha vinto la prima causa. Se egli stesso (E.) avesse vinto, allora era Protagora a pagare costretto dal tribunale.
Chi ha ragione?

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Consigliamo in SF I paradossi dalla A alla Z di Michael Clark e Filosofia del linguaggio – Teorie della Verità di Giangiuseppe Pili
(C) Io so che questo enunciato, C, è falso.
Se C è vero, è falso, perché lo so; perciò è falso. Ma, poiché lo so, so che è falso, il che significa che è vero. Quindi è sia vero che falso[1].
A Cura di Pili Giangiuseppe www.scuolafilosofica.com
Posso essere ingannato da un’altra persona. Riuscirete ad ingannare qualcuno solo se nessuno crederà che lo state ingannando. Dunque è impossibile ingannare se stessi.
L’idea di questo paradosso è molto semplice. Ingannare qualcuno significa fargli credere qualcosa che sappiamo essere falso. Le condizioni per mentire a qualcuno, inteso in questo modo, sono due: