Press "Enter" to skip to content

Categoria: Libri Recensiti

Paperdinastia – La saga di Paperone: analisi di un capolavoro del fumetto e della narrativa

Iscriviti alla Newsletter!


Paperdinastia La saga di Paperone è un libro a fumetti che raccoglie la storia di uno dei più celebri personaggi Disneyani, Paperon de Paperoni. Il libro mette insieme varie storie che, unite insieme, ripercorrono tutte le tappe dell’ascesa di Paperone alla sommità della ricchezza mondiale: “La cosidetta Saga di Paperon de’ Paperoni è un’opera di largo respiro che narra i primi ottant’anni di vita del papero più ricco del mondo, dalla nascita, datata Glasgow 1867, fino alla prima apparizione nel mondo del fumetto, avvenuta nel Natale del 1947 nella storia Paperino e il Natale sul Monte Orso, scritta e disegnata dal grande Carl Barks”.[1] Il lavoro è una ricostruzione a posteriori della vita intera di Paperon de Paperoni da parte del suo creatore, Don Rosa: “I dodici capitoli su cui si articola la Saga sono il frutto di due anni di paziente lavoro di creazione e ricostruzioen del suo autore, lo statunitense De Rosa”.[2] Il lavoro si struttura in dodici capitoli in cui si ripercorre l’ascesa al potere economico di Paperone e include altri nove capitoli con storie integrative.

Il primo capitolo Scozia, addio! L’ultimo clan de’ Paperoni tratta degli inizi assoluti del giovane Paperone alle prese con le difficoltà economiche lasciate aperte dalla sua famiglia. Il Clan de’ Paperoni era una famiglia in declino della nobiltà scozzese, ormai priva di sostanze, in bolletta e con la difficoltà di mantenere non soltanto il nucleo familiare (composto dal padre di Paperone, la madre e due piccole sorelle) ma anche il castello di famiglia, infestato dai fantasmi degli antenati. All’origine, dunque, della ricchezza di Paperone sta la difficoltà economica: il giovane Paperone non ha sostanze, ha una famiglia che non lo può sostenere e inizia a lavorare da giovanissimo come lustra scarpe, il più umile dei lavori. Ed è così che guadagna il suo primo decino, quella moneta che, poi, diventerà il talismano per eccellenza, simbolo stesso della ricchezza che si costruisce mettendo un granello dopo l’altro. Il decino è, poi, anche il simbolo stesso del duro lavoro e della cattiveria del mondo, perché si trattava di una moneta non accettata in Scozia, essendo valida solo in America (USA, essendo il decino un decimo di dollaro). Paperone scopre amaramente che il solo duro lavoro è sufficiente a guadagnare, ma non è sufficiente a vincere i raggiri che continuamente ci vengono intentati: “”Ehi! Ma questa è una moneta americana! 10 cent! Che mi serva di lezione! La vita è piena di lavori duri e ci saranno sempre dei furbi pronti a imbrogliarmi. Be’ sarò più duro dei duri e più furbo dei furbi… e farò quadrare i miei conti”.[3] Questa è la consapevolezza della vittoria possibile che Paperone si forma grazie all’esperienza lavorativa della sua prima giovinezza. Nel primo capitolo, Paperone riesce anche a scacciare gli avversari del clan familiare dal castello.

Il grande Gatsby – Scott Fitzgerald

Iscriviti alla Newsletter!

Leggi la scheda su Sulla Strada di Jack Kerouac


Fui subito colpito dalla quantità di giovani inglesi sparpagliati in giro; tutti ben vestiti, tutti con l’aria un po’ affamata e tutti intenti a parlare con voce bassa e seria ad americani solidi e prosperosi. Ero certo che stavano vendendo qualcosa: azioni o assicurazioni o automobili. Per lo meno erano consapevoli fino all’angoscia dello scialo di denaro lì attorno e persuasi che quel denaro sarebbe diventato loro in cambio di qualche parola pronunciata nel tono giusto.

Scott Fitzgerald

Il grande Gatsby è un romanzo di Scott Fitzgerald pubblicato per la prima volta negli USA nel 1925, divenne rapidamente un fenomeno di massa e si impose alla critica quasi unanimemente. Il romanzo narra la storia di un oscuro ricco americano, Jay Gatsby, e di vari intrecci amorosi che vedono coinvolti i personaggi principali del romanzo, Nick Carraway, Daisy e Tom Buchanan e Jordan Baker.

Nick Carraway conosce Jay Gatsby come la maggioranza: ad una festa della società bene disposta dallo stesso Gatsby, il quale aveva come abitudine e prerogativa quella di organizzare simili eventi mondani. Nick scopre assai presto che tutti i partecipanti delle feste di Gatsby non soltanto non conoscevano l’organizzatore, ma assai spesso non si conoscevano tra loro. Nessuno conosceva nessuno e così le feste diventavano l’occasione per affogare la solitudine dei singoli in grandi baldorie a base di alcol e flirt più o meno inconcludenti. In simili circostanze molto spesso gli avvenimenti premiavano i partecipanti con momenti assai poco edificanti: “Mi guardai attorno. Quasi tutte le donne rimaste stavano litigando con uomini che si diceva fossero i loro mariti. Perfino il gruppo di Jordan, il quartetto di East Egg, si scisse per dissensi. Uno degli uomini parlava con strana intensità a una giovane attrice, e la moglie di lui dopo aver tentato di affrontare la situazione con un sorriso dignitoso e indifferente ebbe un collasso e decise di ricorrere ad attacchi laterali: gli compariva improvvisamente accanto a intervalli come un diamante sprizzante collera e gli sibilava all’orecchio: “L’hai giurato”.[1] Le feste erano principalmente frequentate da donne, più o meno allegre, più o meno forzatamente felici.

I numeri magici di Fibonacci – Keith Devlin

Cover_Fibonacci_Matematica_Corriere

I numeri magici di Fibonacci è uno dei libri della collana La matematica come un romanzo che sta uscendo periodicamente per settimana con il Corriere della sera. Abbiamo già avuto modo di parlare della lodevole iniziativa di una delle più importanti testate italiane, ma in questa sede vorremmo considerare il volume di Keith Devlin. Non si tratta propriamente di un lavoro introduttivo ad una parte della matematica, quanto di un libro che racconta la storia di uno dei matematici più importanti del medioevo, per quanto uno dei più sconosciuti. Di Leonardo Fibonacci abbiamo pochissime attestazioni e la sua stessa opera viene riscoperta e tradotta in inglese solo di recente, per via del fatto che essa viene ripresa e rielaborata, quando non diventa così inclusa nella nostra normale prassi di calcolo da diventare scontata, ancorché non banale. Infatti, come molte opere di genio, ciò che è stato il frutto di grande lavoro e di grande studio spesso viene compattato in modo da acquisire i risultati senza la coscienza di ciò che ha potuto garantire quegli stessi risultati. D’altronde, nessuno che sappia fare due più due sa indicare il motivo per cui non fa tre o, per meglio dire, non sa esibire una dimostrazione rigorosa di questo fatto. Allo stesso modo, quando eseguiamo i calcoli delle moltiplicazioni presenti nelle tabelline nessuno sa quali sono le ragioni che ci danno fiducia su quei calcoli. Per questo il libro di Keith Devlin risulta essere così interessante: perché riconsidera la storia non di un artista, non di uno scrittore o di un uomo d’arme, ma di un matematico che ha avuto talmente tanti influssi da essere presto dimenticato in nome dei suoi risultati così acquisiti da venire considerati ovvi. Ed è sempre dal presunto ovvio che si scoprono le più grandi novità perché è esattamente ciò che sembra banale senza esserlo.

L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello – Oliver Sacks

Iscriviti alla Newsletter!


L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello è un libro di divulgazione scientifica, in particolare, si tratta di divulgazione delle neuroscienze. Oliver Sacks, i cui critici (ma molto discutibili nella loro critica) lo soprannominarono l’uomo che scambiò le neuroscienze per una montagna di soldi, è un fisico, neurologo e autore di numerosi lavori di varia natura.

L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello è una raccolta di report su casi clinici neurologici reali, pur nella loro assurdità, che ne costituisce sia l’elemento umoristico, che l’elemento drammatico. Il lettore, infatti, è spesso colto da una sensazione mista tra il divertimento, il senso di spasso ma anche l’angoscia. Infatti, da un lato, i casi clinici che Sacks riporta sono decisamente interessanti, da un punto di vista strettamente neuroscientifico.

La matematica come un romanzo: una collana di valore proposta dal Corriere della Sera

In questi giorni nelle edicole di tutta Italia è in uscita la collana La matematica come un romanzo, il cui titolo è sintesi perfetta delle intenzioni editoriali di una coraggiosa iniziativa del Corriere della sera e le cui informazioni sono disponibili nel sito apposito. Si tratta di una campagna culturalmente interessante quanto rara, laddove simili volumi sono spesso lasciati fuori dalla porta dalla gran parte degli uomini di cultura, siano essi umanisti o meno.Collana_Matematica_Corriere_della_Sera Gli umanisti, infatti, diffidano di tutto ciò che non rientra nei caratteri alfabetici, mentre i non umanisti spesso pensano con sufficienza e scetticismo a quanto viene proposto in modo comprensibile. Entrambi i versanti di una medaglia apparente si ritrovano curiosamente uniti contro un unico bersaglio polemico: la divulgazione scientifica. Il che non esclude che questa peculiare forma di scetticismo non sia anche rivolta contro bersagli leggermente meno evidenti (sul piano delle aspettative), come la divulgazione filosofica e la divulgazione della storia. E non è un caso che in diversi lavori divulgativi nelle prefazioni o nelle introduzioni (spesso per il solo lettore italiano) si cerchi di correre ai ripari per trovare delle ottime ragioni per leggere il libro.

A quanto pare, l’Italia non è tra i primi paesi nella conoscenza della matematica. O, per meglio dire: “L’Unione europea ha individuato nella competenza in matematica una delle abilità chiave per la realizzazione personale, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupabilità nella società della conoscenza del 21° secolo”.[1] E in sostanza si scopre che in generale sono pochissimi i paesi che possono dimostrare di avere un’ottima competenza matematica nelle fasce giovanili. Sempre in questo prezioso studio, si legge che due punti principali consistono nel migliorare le motivazioni dei ragazzi e la qualità degli docenti. Tuttavia, nello studio sembra mancare un altro aspetto centrale: lo sviluppo generale della cultura matematica.

La luna è tramontata – John Steinbeck

Iscriviti alla Newsletter!

Leggi la scheda su Sulla Strada di Jack Kerouac


La luna è tramontata è un romanzo breve (o racconto lungo) del premio nobel John Steinbeck nel 1962. Il libro è ambientato in un piccolo villaggio della Norvegia invaso da una forza di occupazione tedesca, aiutata dall’attività di un traditore, Corell. Il comandante delle forze di occupazione è il colonnello Lanser, il quale è subito consapevole del fatto che la conquista del piccolo villaggio, villaggio in cui si estrae carbone e che deve essere estratto, è lungi dall’essere ultimata. La natura della guerra è sempre la stessa e Lanser ne è ben consapevole. Egli ha combattuto la grande guerra e conosce assai bene i problemi della guerra e la natura della pace. Il sindaco della piccola città, Orden, è un uomo di saldi principi, unito in amicizia al dottor Winter. Lanser ha uno staff di uomini diversi:

Sulla Strada – Jack Kerouac

Iscriviti alla Newsletter!

Leggi la scheda su Il deserto dei tartari


Mi svegliai che il sole stava diventando rosso; e quello fu l’unico preciso istante della mia vita, il più assurdo, in cui dimenticai chi ero – lontano da casa, stanco e stordito per il viaggio, in una povera stanza d’albergo che non avevo mai visto, col sibilo del vapore fuori, lo scricchiolio del legno vecchio degli impiantiti, i passi al piano di sopra e altri rumori tristi e guardai il soffitto alto e screpolato e davvero non riuscii a ricordare chi ero per almeno quindici assurdi secondi. Non avevo paura; ero semplicemente qualcun altro, uno sconosciuto, e tutta la mia vita era una vita stregata, la vita di un fantasma. Ero a metà strada tra una costa e l’altra dell’America, al confine tra l’Est della mia giovinezza e il West del mio futuro, e forse è per questo che accadde proprio lì e in quel momento, in quello strano pomeriggio rosso.

Jack Kerouac

Sulla Strada è il romanzo tanto celebrato da quella che si autodefinitiva ʽbeat generationʼ (generazione battuta, generazione sconfitta), i cui confini e la cui sostanza rimangono da chiarire. Il libro Sulla strada (On the road) dello scrittore americano Jack Kerouac è un’opera con accenti autobiografici ma, soprattutto, dall’intenzione propriamente autoreferenziale. Ciò si evince, oltre che dall’uso di un io narrativo in prima persona e in cui il narratore non è onnisciente, soprattutto dal contenuto dell’opera.

La trama non è altro che un resoconto di alcuni viaggi che Sal compie da New York verso l’ovest (il West) o verso il sud. I percorsi non sono mai lineari, non tanto perché il personaggio sia a sua volta non lineare e, quindi, implichi un viaggio che sia interiore ed esteriore. Al contrario, i percorsi, gli itinerari non sono mai lineari perché la psicologia del personaggio principale, centro narrativo del romanzo anche se non centro del contenuto del romanzo, è un dominato da una personalità estremamente semplice, lineare, costante nel suo seguire gli impulsi senza avere uno sguardo sul mondo che sia mediato da qualche genere di ragione. Egli asseconda spontaneamente il suo desiderio del momento, come un bambino segue le sue fantasie. Non sorprenderà, dunque, scoprire che tutti i personaggi del libro sono sostanzialmente caratterizzati da una personalità sfuggente perché infantile.

Recensione di Max Stirner, Vita e Opere

Del filosofo e uomo Max Stirner è rimasta ben poca testimonianza. Tuttavia, ne sembrerebbe rimasta quanto basta a scrivere una biografia che, nella versione italiana tradotta da Claudia Antonucci per la giovane casa editrice Bibliosofica, conta duecentoventicinque pagine. L’autore è John Henry Mackay.

Il lavoro di Mackay, per alcuni versi, è sicuramente notevole, ma per altri, stenta a convincere e ne esporremo le ragioni principali. Per ora notiamo che, purtroppo, sembrerebbe essere l’unico lavoro esistente in grado di avvicinarci con una certa approssimazione alla reale figura di Max Stirner.

Capitani Coraggiosi – Rudyard Kipling

Iscriviti alla Newsletter!

Leggi la scheda su Kim, Il libro della giungla


Rudyard Kipling (Bombay 1865 – Londra 1936) è uno scrittore ricordato oggi, più che da ogni altro libro, dai Libri della giungla (1894), dove vengono narrate le vicende di Mogli e del suo branco. Tuttavia, Kipling, scrittore britannico di origini indiane, scrisse anche altri romanzi: nel 1897 l’opera che prenderemo in analisi in questa recensione ovvero Capitani coraggiosi, nel 1901 scrisse Kim; fu anche poeta con le raccolte di Gunga Din (1892) da cui è anche stato tratto un film, If (1895) e Il fardello dell’uomo bianco (1899).

Capitani coraggiosi è un romanzo scritto nel 1897. È un periodo dunque in cui l’Inghilterra vive l’apogeo imperialistico, in particolare nell’India, nel Nord America, nell’Oceania e in Cina, dove risiedevano i suoi principali interessi. Kipling, dal suo canto, era affascinato dalla grandezza dell’impero britannico, dal cosmopolitismo e dall’immenso crogiolo di razze e religioni che si mischiavano fra di loro sotto un motto comune, il Commonwealth inglese, vale a dire la giurisdizione che univa tanti stati fra di loro: ancora oggi il Commonwealth è un’organizzazione intergovernativa (vale a dire che non ostacola le decisioni di ogni singolo governo) di 54 stati, con a base una lingua in comune (l’inglese), e che si pongono degli obiettivi in comune da raggiungere, oltre che si sostengono come degli alleati, in tutti i campi politici.

Guerra economica e Intelligence Il contributo della riflessione strategica francese Gagliano G.

Guerra economica e Intelligence è un saggio di Giuseppe Gagliano edito da Fuoco edizioni nel 2013. Il lavoro tratta del contributo della riflessione francese all’intelligence economica nei suoi vari aspetti, in particolare rispetto al suo inquadramento rispetto alla nuova forma di guerra totale o senza limiti che è la guerra economica. Giuseppe Gagliano, direttore del CESTUDEC, già autore di autorevoli e notevoli studi della disciplina, offre un’analisi piuttosto precisa e articolata dello stato dell’arte della riflessione sulla guerra economica:

Nel complesso, la guerra finanziaria è sostanzialmente una forma di guerra non militare il cui potere distruttivo però è analogo a quello delle guerre tradizionali. Proprio per la sua potenza ed efficacia la guerra finanziaria sarà destinata ad acquisire sempre più importanza nell’ambito della sicurezza nazionale degli stati moderni, e questa dimostra in modo evidente come sul piano strategico ci si trovi oggi di fronte a una guerra onnipresente o senza limiti, poiché è possibile pianificare una guerra sia in una sala da computer sia in una borsa. E dunque alla domanda dove sia il campo di battaglia nella strategia attuale la risposta non può che essere: dappertutto.[1]

Il tema principale è la nuova forma di guerra totale, se con ʽguerra totaleʼ vogliamo intendere una guerra senza limiti, riprendendo il termine (presente nel passo precedente) degli strateghi cinesi Qiao Liang e Wang Xiangsui. Il principale merito del lavoro è quello di riuscire a mostrare, sotto varie angolature differenti, la natura e la pratica della guerra economica, in riferimento a quella che è la riflessione e la letteratura di vari specialisti francesi (gen. Jean Pichot-Duclos, Éric Denécé, Christian Harbulot giusto per citarne alcuni). La guerra economica si sostanzia su pratiche di intelligence economica, guerra informativa e lo sfruttamento a proprio vantaggio della legislatura del diritto delle singole nazioni piuttosto che del diritto internazionale. Gli attori della guerra economica sono le imprese, le nuove unità combattenti del nuovo teatro di guerra: “Attori principali dell’economia, in quanto generatrici della ricchezza, le imprese sono necessariamente i primi ʽsoldatiʼ della guerra economica”.[2]