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Tag: Epistemologia

Chisholm – Conoscenza e opinione vera

Schema

Introduzione al problema della terza condizione della conoscenza dalla formulazione platonica

Riformulazione del problema della terza condizione

Inizio delle presentazioni delle varie candidate

Enunciazione tesi candidata: “S ha prova adeguata che P è vera”

Prima obiezione e la sua smentita

Altre due obiezioni decisive

Enunciazione di una nuova tesi candidata su base probabilistica e le sue possibili formulazioni

Significato statistico della probabilità

I problemi del significato statistico

Significato induttivo della probabilità

Problemi del significato induttivo

Significato assoluto della probabilità

Problemi del significato assoluto della probabilità

Enunciazione di una nuova tesi candidata: l’osservazione

Problemi dell’osservazione

Ambiguità semantica

Nuovo pericolo di circolo vizioso

La proposta di Austin: partendo dall’analisi pragmatica del linguaggio ordinario si riconsidera il problema del Teeteto

Definizione di “funzione esecutiva”

La fallacia descrittiva

I problemi della proposta di Austin

I problemi della definizione di “funzione esecutiva”

Sensi diversi del performativo

Fallacia esecutiva di Austin e la riconsiderazione del problema del Teeteto

Analisi di altri termini epistemici che esprimono valutazioni di proposizioni

Evidente, ragionevole, più ragionevole, gratuita, indifferente,  accettabile, inacettabile

Enumerazione e discussione delle varie definizioni

La proposta di Chisholm per la definizione della terza condizione necessaria a definire la conoscenza

 

Il paradosso – “Io so che questo enunciato è falso”

https://www.flickr.com/photos/68530971@N03/6273931698/

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Consigliamo in SF I paradossi dalla A alla Z di Michael Clark e Filosofia del linguaggio – Teorie della Verità di Giangiuseppe Pili


(C) Io so che questo enunciato, C, è falso.

 

Se C è vero, è falso, perché lo so; perciò è falso. Ma, poiché lo so, so che è falso, il che significa che è vero. Quindi è sia vero che falso[1].

Il paradosso della realtà virtuale

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Se in un bambino cresce in un una realtà virtuale in tutto identica alla realtà, in cosa egli sarà diverso da un bambino che cresce nella realtà?

 

Per chiarire questo problema bisogna definire con più precisione cosa si intenda per “bambino”, “cresce” e “realtà virtuale” e “realtà non virtuale”.

I tre generi di conoscenza – oggettivale, competenziale, proposizionale

Credit: www.epictop10.com

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Consigliamo I tre generi dell’etica Introduzione all’epistemologia


La parola “conoscenza” ha diversi significati in relazione a ciò che intendiamo con l’oggetto conosciuto. Per esempio, quando si dice che “C’è una FIAT punto di fronte a me” vogliamo dire che vediamo di fronte a noi un’automobile. Ma se diciamo “Luisa sa andare in bicicletta” non intendiamo dire che c’è un qualche fatto nel mondo tale che “Luisa sa andare in bicicletta” è vera, quanto che essa è vera solo se Luisa sa compiere una serie complessa di azioni in modo tale da riuscire a muoversi sopra una bicicletta. C’è ancora un terzo caso: “Io so che c’è un odioso bambino che gioca a calcio fuori dalla porta di casa”. Questo terzo caso non riguarda la conoscenza percettiva di un certo fenomeno (il bambino che gioca) quanto che penso una determinata proposizione (C’è un bambino odioso che gioca…) ed essa è vera. Se fosse falsa, non diremmo di sapere.

Qualità primarie e qualità secondarie – Una breve storia dell’empirismo

John Locke
Godfrey Kneller, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

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Consigliamo Thomas Hobbes Percorso di filosofia moderna


Il problema di cosa siano le proprietà delle cose, se esse siano nelle cose o concepite dalla mente umana è un problema antico quanto la Filosofia stessa. Ne parla già Platone, che vedeva le proprietà le idee, indipendenti e immateriali esistenti in un mondo distinto dal nostro. Ma subito il suo discepolo Aristotele critica tale concezione in modo molto preciso sostenendo l’implausibilità del mondo delle idee e la necessaria concezione empirista: le proprietà delle cose sono nelle cose e le conosciamo attraverso la percezione.

Ci sono dei periodi storici in cui l’operazione più importante consiste nel riprendere problemi antichi e rileggerli in chiave più attuale. Oggi viviamo in un periodo simile, in cui i problemi e il linguaggio della filosofia moderna costituiscono la base della nostra concezione filosofica ma sono ormai obsoleti, soprattutto in senso formale. Non è un caso che un linguista attento e geniale come Chomsky si rifaccia direttamente ai capisaldi della filosofia moderna per ritrovare le radici della sua concezione linguistica. In filosofia della mente non ci si può sottrarre dal dialogare con pensatori come Cartesio, Hume e Kant, ma anche con Berkeley, Locke, Spinoza o Hegel. Ma è chiaro che quegli stessi problemi e quelle stesse soluzioni e le stesse loro parole non ci piacciono più. E’ importante, dunque, oggi riuscire a ritrovare nelle radici della modernità i problemi da affrontare per consegnarli al patrimonio dell’umanità che ha da venire. Un compito, questo, non facile e pericoloso, per via del fatto che con l’attualizzazione si finisce spesso per dimenticare pezzi qui e là o per fraintendere.

Descrizione e norma in etica ed in epistemologia

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Consigliamo I tre generi dell’etica e Introduzione all’epistemologia


Prendiamo due questioni apparentemente diverse ma entrambe accomunate dalla tecnologia filosofica utilizzata per risolverle: cosa è giusto?; cosa è la conoscenza? Per rispondere alla domanda “cosa è giusto” entriamo all’interno del discorso metaetico, vale a dire una disquisizione intorno a ciò che si può considerare giusto oppure no, vale a dire stabilire quale sia il significato, se c’è, di enunciati contenenti termini morali come “giusto”, “sbagliato”, “buono”, “cattivo”, “virtuoso” etc.. Mentre, per rispondere alla domanda “cosa è la conoscenza” ci addentriamo nel discorso epistemologico. Etica ed epistemologia sono due campi della filosofia che, fin dal principio, hanno visto dei tentativi opposti di soluzione. Descrizione e norma, ovvero la differenza tra le due è il nucleo del problema.

La conoscenza di ciò che sta fuori di noi – La versione di Platone

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Consigliamo Una analisi della conoscenza in Platone e Percorso di filosofia moderna di G. Pili


La soluzione del problema “cosa significa essere-proprietà”, implica procedere in modo molto differente, a seconda di come si voglia intendere la materia. Abbiamo detto: da un lato si sostiene che le proprietà non esistono indipendentemente dagli oggetti, dall’altro, che esse sono indipendenti dagli oggetti e costituiscono la vera essenza di quelli.

Inoltre, è bene notare che il problema si articola in almeno due questioni: prima di tutto cosa significhi “esser qualcosa”. Da un lato, coloro che propenderanno per gli oggetti, concepiranno le proprietà come in sé inesistenti. Gli altri riterranno che le idee sono entità reali indipendenti dagli oggetti[1].

Popper e la crescita della conoscenza

DorianKBandy, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

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Consigliamo Filosofia della mente e l’intervista al professor Silvano Tagliagambe


Una lettura, critica negli intenti, ma purtroppo ancora frammentaria, del contributo che la razionalità critica ha dato e continua a dare ad una epistemologia della “crescita della conoscenza”

Introduzione

Uno dei punti, a dire il vero rarissimi, che sembrano accordare una buona parte degli epistemologi cimentatisi nell’arduo compito di valutare criticamente il pensiero popperiano, o almeno quei pochi che io ho avuto l’occasione di conoscere, può essere a mio avviso facilmente riconosciuto nel piglio con cui il filosofo viennese viene da questi affrontato. Proprio in questo caso uno strumento eccezionalmente accessibile e semplice, come l’indice, che già  può concederci ,se ben valutato, un ottimo colpo d’occhio sull’indirizzo generale di qualsiasi testo, risulta esserci particolarmente d’aiuto per individuare sin da subito i punti cardine della critica filosofica. Una delle più complete antologie redatte su questo autore[1] inaugura una serie di articoli, rivolti a Sir Karl da una serie scelta di critici, con un saggio dal titolo: “Popper and the Vienna Circle” redatto da Viktor Kraft[2]. È singolare notare che sin da subito si inaugura quello che poi sarà un leitmotiv di molti altri approcci al medesimo problema, i rapporti fra Popper ed il Circolo di Vienna vengono confermati e smentiti al contempo proprio nelle prime righe del saggio: