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Stefano Zampieri – La filosofia spiegata ai giovani – Recensione

Diarkos – 2023

Recensione: Stefano Zampieri, La filosofia spiegata ai giovani. Come costruire la propria esistenza e orientarsi nella vita, Reggio Emilia, Diarkos 2023

Che cos’è la filosofia? Rispondere a tale domanda non è per nulla semplice, poiché definire la filosofia è di per sé un problema filosofico.

Tuttavia, il professor Zampieri, nel suo saggio La filosofia spiegata ai giovani. Come costruire la propria esistenza e orientarsi nella vita (Diarkos 2023), avanza diverse risposte. Innanzitutto, la filosofia può essere intesa come un discorso fondato sulla tradizione di un determinato numero di opere. In quanto essa si riferisce a un canone di autori e di opere, la filosofia diviene il suo farsi nella storia e, talvolta, i suoi limiti possono non apparire chiari, poiché possono debordare nella letteratura e nella poesia, oppure nella teologia e nelle scienze.

Sulla base di una seconda accezione, la filosofia sorge dalla meraviglia, ossia da quell’atteggiamento che ci induce a porre la realtà in questione, strappandola alla sua indifferenza quotidiana.

Secondo un terzo significato, la filosofia è uno dei numerosi discorsi razionali, avente una propria intelaiatura logica e mirante, spesso con presunzione, alla definizione della verità.

Infine, la filosofia può presentarsi come uno sguardo panoramico, grazie al quale il filosofo, anche qualora dovesse indagare solamente sé stesso, fa ciò sempre rivolgendosi a un pubblico, che può essere di volta in volta l’io interiore, il tu dell’altra persona o una platea di spettatori.

Tuttavia, fin da quando essa sorse, la filosofia si è presentata come uno stile di vita, secondo cui un insieme di pratiche e di valori si applicano alla conduzione della nostra esistenza.

Cosa siamo noi? La nostra esistenza è un percorso che ciascuno di noi, a differenza degli altri esseri viventi, è chiamato a costruire; la filosofia, pertanto, permette di orientarci nella nostra esistenza, aiutandosi dall’interno, vale a dire essa c’instrada, però spetta a noi il compito di scegliere la direzione definitiva. Infatti, se il punto di arrivo può essere stabilito provvisoriamente, è necessario da parte nostra fissare sin da subito quello di partenza. Trattasi, dunque, di una posizione esistenziale, dalla quale partire, tenendo sempre a mente che la nostra condizione di vita risulterà sempre complessa. Difatti, potremo trovarci di fronte a un bivio, oppure all’interno di un labirinto o di un castello di carte, lungo una scala la cui cima si confonde con il cielo, di fronte a un muro di mattoni dal quale pare non esservi una via d’uscita, o, infine, più raramente, in un giardino zen dove regna la serenità, ma non è previsto che noi restiamo fermi, perché la ricerca stessa ci sprona a percorrerlo, indipendentemente dalla meta che saremo in grado o meno di raggiungere.

Ecco, dunque, il principio base dell’intero saggio del professor Zampieri, il quale, mediante uno stile accessibile a tutti e, al contempo, elegante, privo di tecnicismi, invoglia i giovani a intraprendere il percorso della filosofia. L’affabilità della prosa permette di aggirare il rischio di rendere il saggio inaccessibile ai più, superato il rischio di una trattazione esclusivamente accademica, il saggio invita le giovani generazioni, sin dai loro studi scolastici di filosofia, ad assumere un atteggiamento filosofico di fronte alla vita, affinché essi dubitino e interroghino e realizzino progressivamente i loro punti di riferimento e, infine, il loro “Io”. L’atteggiamento filosofico aiuterà i giovani a fissare alcuni tratti dell’esistenza: che siamo hic et nunc, che l’esistenza è un percorso che non possiamo condurre da soli, poiché siamo sempre esposti all’altro e al mondo, che siamo destinati a ricevere e a dare e che esprimiamo il desiderio di essere riconosciuti per la bellezza che manifestiamo.

La lettura piacevole del libro non deve in ogni modo ingannarci, poiché l’autore evidenzia l’impegno arduo del percorso filosofico. Il professor Zampieri rammenta che proprio l’asperità è la causa che ci induce a riflettere e a tornare all’esperienza, come guida e autorità, per trovare la nostra direzione quotidiana: quest’ultima deve mirare alla vita buona, concetto già prospettato nell’Etica Nicomachea da Aristotele, mediante cui dobbiamo tenere a distanza e a bada il sogno di agire in vista di un bene assoluto e talmente astratto da divenire irraggiungibile per ciascuno di noi. Dobbiamo accontentarci di puntare a un fine certamente più modesto, ma sicuramente realizzabile, ossia il meglio per noi insieme con gli altri.

In conclusione, il merito del saggio è quello di rievocare in noi il compito della filosofia, la quale deve tenere a mente la finitezza che è la nostra cifra. Malgrado ciò, non dobbiamo reprimere lo stupore che proviamo ogni qual volta la nostra ragione si affaccia sull’infinito: quest’ultimo diviene un concetto-limite o un’idea regolativa, che richiama alla memoria i limiti del nostro pensiero o del possibile. Pensare, ma non conoscere l’infinito, significa evitare di cadere nel delirio e nel fanatismo. Tanto è vero che il professor Zampieri afferma «Pensa l’infinito, dunque, per vedere lucidamente il finito». L’infinito è quella idea che ci insegnerà la misura del nostro essere e permette la filosofia, poiché, non potendo farne a meno, ci sprona a vivere secondo uno stile di vita filosofico.


Alberto Labellarte

Alberto Labellarte è nato a Modugno (BA) lo 05/10/1987 e vive a Valenzano (BA). Ha compiuto i suoi studi presso l'Università degli Studi di Bari Aldo Moro dove ha conseguito la laurea magistrale in Scienze filosofiche e il dottorato di ricerca in Filosofia e Storia della Filosofia. Dallo 01/09/2017 è professore di ruolo di Filosofia e Storia.

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