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Categoria: Saggi

Trash! – Una guida filosofica all’incategorizzabile

Trash

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Una delle attività più diffuse nell’era dei social, di internet e dei media della rete è la condivisione, diffusione e produzione di materiali comunemente qualificati come “trash”. Si intende, che senza gli spettatori, la produzione di simili materiali sarebbe ipso facto inutile. A differenza di un quadro di Goya, di un film di Orson Wells, che hanno un valore intrinseco, estetico, inestimabile, la categoria del trash ha senso solamente se c’è qualcuno che la guarda. E’ lo spettatore che conferisce in modo significativo la qualifica di “trash” a qualcosa. Su questo ci torneremo.

Prima di cominciare, vorrei chiarire il fatto che questo è uno studio filosofico, una analisi scientifica che non vuole prendere parte alla questione morale. E come tale, dunque, rifiuta ogni sua categorizzazione in tal senso. Sicché il lettore è avvisato: non troverà giudizi di valore e l’autore non si sente impegnato a dover eventualmente difendersi in tal senso, come si conviene ad una spassionata analisi filosofica.

Tacchi a spillo! Una analisi… filosofica?

Tacchi a Spillo

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Consigliamo Stirare o non stirare, questo il problema!


2008 In un momento in cui la mia coscienza era sita in Siena e residente a casa del caro Emilio, ad un orario imprecisato della sera, durante una delle mie consuete passeggiate serali, da buon anziano ante litteram (ma c’era ben poco da fare quando il circolo di scacchi chiudeva le porte…)

Toc, toc, toc, clop, clop clop…

Ma che è? Ci sono dei cavalli dietro di me?

Toc, toc, toc, clop, clop clop… Voci di donne si sovrappongono ad uno scalpiccio degno dell’armata rossa in parata. …Ah ah ah! Si, andiamo in quel locale. Solo bello…

Toc, toc, toc, clop, clop clop…

Ero ancora in quel di Siena, dove sentire degli zoccoli di cavalli battere sul selciato o sulla pietra che pavimenta gran parte della città interna alle mura, non era una cosa così implausibile come potrebbe sembrare. Sicché, quando ancora le voci erano lontane, non era così inverosimile credere che ci fossero davvero dei cavalli. Invece no. Si trattava di giovani donne in dirittura d’arrivo per uno dei (pochi) bar (alla moda giovanile) di Siena. Quando le vidi arrivare, sembravano appunto dei cavalli, che incedevano con un passo (mal)fermo, ma sicuro allo stesso tempo. Il loro essere cavallino si evinceva, oltre che da un rumore sorprendente, anche dalle loro zampe, irrigidite dallo zoccolo alto che dovevano montare: come i muscoli del cavallo si tendono per muovere le possenti zampe, sopra cui infiniti eserciti sono saliti e scesi, così l’apparato motorio delle suddette giovani sembrava rievocare quelli dei possenti destrieri medioevali che ancora si fronteggiano nella piazza del Campo, inesorabilmente, da secoli.

Salviamo la lingua sarda

723032849Voglio parlarvi di un tema a me molto caro: l’insegnamento del Sardo, come lingua ufficiale, nelle scuole di ogni grado nel territorio isolano. La Sardegna mi appartiene, lei mi fa sua ogni volta che mi sveglio e mi sento a casa. E’ la mia Terra e, in quanto tale, la voglio preservare in tutto e per tutto. La nostra cultura, la nostra lingua, la nostra casa devono prosperare, e di conseguenza prospererà la nostra identità.

Prima, però, di affrontare tale argomento, è necessario un piccolo passo indietro, fornendo qualche delucidazione a proposito dei processi storici in atto nell’Isola sotto il profilo linguistico della Limba, essenziale per farvi capire il mio punto di vista.
Richiamo dunque l’attenzione dei Sardi, ma anche quella di coloro che pur non essendolo, sono rimasti attratti da questa purezza che ci caratterizza.

Il vampiro – Un’analisi filosofica

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Scopri anche Zombie e fantasmi – Due figure complementari


Forse qualcuno di voi si è chiesto il motivo per cui i vampiri piacciono tanto. Almeno, a me questa domanda è balenata per la testa più di una volta. Infatti a me i vampiri non dicono assolutamente niente. Non li trovo né belli né brutti, né affascinanti né repellenti. Non mi sembrano neppure una stramberia. Semplicemente li ignoro.

Naturalmente mi sono imbattuto nella visione di più di un film o narrativa che, in modo diretto o indiretto, considerava la figura del vampiro. Ma il mio problema non era capire in sé cosa fosse il vampiro, ma comprendere perché i vampiri piacciono tanto. E sin dalle origini, sin dai lavori di Bram Stoker e dell’eccezionale Nosferatu il vampiro di Murnau, il vampiro si è imposto subito all’attenzione del pubblico. Ci deve essere un motivo per questo. O, come sempre, una serie di motivi.

Intanto il vampiro evoca una atmosfera gotica, di mistero e di antico, che può affascinare. Infatti, il vampiro (un essere di fantasia) ha un forte legame con il passato oscuro, quasi sempre del medioevo, in cui le immagini dell’immaginario sono spesso di morte e di dominio dell’occulto. Il fascino per i poteri misteriosi congiunti al male hanno sempre interessato le persone, perché rivedono un aspetto della loro realtà che li domina ma li vorrebbe vedere dominatori: essi si sentono schiavi della tecnologia, che non capiscono (quanti sono in grado di spiegare il funzionamento di uno smartphone o del computer, strumenti ormai indispensabili? Ma anche quanti sono in grado di spiegare il funzionamento della caffettiera?), ma allo stesso tempo vorrebbero essere i depositari di quel sapere che la tecnologia dispone e dischiude. Quindi il fascino goticheggiante avvolge il vampiro e lo rende comprensibile alla luce della società ad alto impatto tecnologico che, però, ignora i fondamenti naturali di quello stesso sapere. Il vampiro conserva il fascino del potere che non può essere dominato.

Il paradosso meretricio

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Consigliamo I paradossi dalla A alla Z di Michael ClarkUn paradosso per lo storicismo


Problema: in una strada x ci sono n prostitute. Nella strada z perpendicolare a x, ci sono n – 1/2 prostitute. Nella strada y, dove y è parallela a x ci sono 0 prostitute. Perché le prostitute tendono a concentrarsi tutte in una o due strade al massimo pur lasciando tutte le altre immediatamente vicine vuote?

Il problema del paradosso meretricio nasce da una constatazione di fatto. Ho abitato in tre città diverse e ho avuto modo di vederne molte di più. Ma il risultato è sempre lo stesso. Che si passi in macchina o si passeggi a piedi, quando si conoscono ormai da un po’ le strade di una città, si scopre facilmente che le prostitute sono concentrate in una strada e poi si diradino al massimo in una o due ma non si spandano a macchia d’olio (come per certi versi sarebbe intuitivo aspettarsi). Tra l’altro si tratta di una constatazione comune.

Ho forti dubbi che ci sia una sorta di superorganizzazione del traffico, una sorta di rettiliana affiliazione internazionale generale delle signore (o signori), perciò la soluzione va cercata in altro. E sia detto per inciso che la stessa regola di massima concentrazione varrebbe anche nel caso delle case chiuse, in cui le lavoratrici si concentrano direttamente negli stabili e che le lascia libere dalle infinite malattie, tirannie e violenze del mondo della strada, la cui ingiustizia è almeno pari alla tristezza della loro condizione lavorativa. Perché nessun uomo di fede o laico può realmente pensare che sia accettabile avere delle giovani donne abbandonate al ciglio della strada piuttosto che con un tetto sulla testa. Perché se è vero che siamo tutti esseri umani e abbiamo tutti una dignità, allora ciò vale anche per chi è costretto ad usare il proprio corpo per guadagnare, quel corpo che altri usano quando e come vogliono e magari per provare ad essere felici… detto questo non mi sento in dovere di replicare a inutili commenti sull’argomento, nel caso strano in cui ce ne fossero. Chiedo ai lettori di portare pazienza, ma temo che non sia la sede giusta per inutili quanto sterili polemiche.

La dea dell’amore: ovvero perché l’amore è una relazione rara e difficile

Amore

Non vi hanno mai chiesto se siete fidanzati o single? Forse perché non siete ancora adulti oppure siete ormai troppo demodé, nel qual caso non fa più nessuna differenza. O non troppa. Il fatto che siate (più o meno) fidanzati o (più o meno) single incuriosisce più o meno tutti quelli che vi conoscono, inclusi voi stessi. Infatti i primi interessati alla questione, gioco forza, siete voi.

Siete stati lasciati? Subito qualcuno vi chiede perché. Avete lasciato voi? Subito qualcuno vuole sapere il motivo. Siete ancora soli (si è sempre ancora soli)? Ebbene, per quale ragione non vi siete ancora trovati qualcuno? State ancora con la stessa persona? E… lei che tipo è? Funziona tutto?

Tutte queste domande nascono da quella naturale inclinazione umana che è nota come ʽcuriositàʼ. Non c’è in sé niente di male nell’esser curiosi, semmai è curioso che ci siano ambiti privilegiati in cui le persone più diverse si sbizzarriscano tutte nel medesimo sport. Pochi mi ha mai fatto molte domande di fisica quantistica: è capitato anche questo, ma è raro. Mentre fa parte del tessuto quotidiano di ciascuno essere invaso dalle domande sulle nostre relazioni, fossimo soltanto noi stessi. Questo fatto si spiega molto facilmente. A pochi interessa la fisica quantistica o gli scacchi, ma quasi tutti sentono il bisogno di amare ed essere amati. Sessualmente e non solo. Le differenze non si giocano sulla natura del bisogno, quanto sulla sua intensità e sulla stima di importanza per i singoli individui. In fine, la maggior parte di noi si interroga sulla natura degli altri quando vuole avere un metro di paragone per sé stesso. Non siamo isole neppure sotto questo punto di vista.

La meritocrazia – Ovvero come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la mediocrità

Escher

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Quante volte siamo stati a discutere sul fatto che in Italia manca la meritocrazia? E visto che il nostro immaginario è piuttosto limitato nella fantasia, si sogna immediatamente che un territorio abitato da esseri umani ammetta questa fantomatica proprietà tale che tanto più ci si allontana dall’Italia e tanto più questo ideale di meritocrazia esiste nella realtà. Quindi in Francia si è meritocratici abbastanza ma non troppo, come in Germania e in Inghilterra (già casualmente geograficamente più lontane). Per non parlare del Belgio e dell’Olanda, luoghi di spiccata attitudine meritocratica, dove si ha quel che si vuole, comprese le donne e i narcotici, purché si paghino le casse dello stato. Mentre in “America” si è meritocratici al massimo grado. Cioè in USA e in Canada. Già perché casualmente il merito è il merito dei ricchi. Infatti l’equazione della meritocrazia in funzione della distanza geografica funziona solo se l’ago della bussola è puntato verso il nord. Ma non troppo, visto che in Lapponia e al polo nord, pure abitati, non ci interessano.

Stirare o non stirare, questo il problema!

Ferro

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Tutto è iniziato dieci anni fa, quando iniziai la mia vita d’apolide in mezzo all’Italia. La prima esperienza che fa un uomo trapiantato in un altro posto: le mutande non si lavano da sole e le calze si possono girare una sola volta, secondo una pratica non molto igienica che però non mai praticato! Non solo. Ma il frigorifero tende misteriosamente a svuotarsi di continuo e non si riempie se qualcuno non mette dentro delle nuove vivande. Inoltre le stanze hanno una peculiare perversione devota all’aumento dello sporco e sono piuttosto restie a lavarsi senza chiedere l’intervento esterno di qualcuno. Inoltre, i cibi si mangiano per lo più cotti e alcuni sono così bastardi da non potersi digerire se non prima cucinati. Il che li rende, prima facie, più antipatici degli altri, per quanto una dieta equilibrata appunto preveda l’esclusione di quei beni di consumo più buoni (magari) ma anche meno salutari… Non si può vivere di sole patate fritte in busta o di wurstel crudi, due delle colonne portanti di molti studenti fuori sede. Per non parlare, poi, del disordine sistemico o causale che esso sia, a dimostrazione che l’entropia esiste eccome!

Uno studio epistemologico su Wikipedia: vizi e virtù epistemiche di una risorsa epistemica fondamentale del XXI secolo

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Consigliamo – A cura di Giangiuseppe Pili e l’Introduzione schematica all’epistemologia


Abstract

Wikipedia è uno dei fenomeni epistemologici del XXI secolo. Si tratta, infatti, di una rivoluzione in ambito conoscitivo paragonabile alla nascita dell’enciclopedia nel XVIII secolo. Non si tratta di un’esagerazione perché la quantità di accessi degli utenti in Wikipedia è tale da essere una delle risorse epistemiche più cercate su internet: insieme a google e amazon, è uno dei siti più frequentati. La nostra analisi vuole considerare il fenomeno complessivo di Wikipedia sotto una prospettiva epistemologica sociale orientata ai sistemi. Il seguente saggio si richiama ad una recente analisi di Don Fallis, ma cerca di fornire una valutazione più estesa delle virtù e dei vizi epistemici di Wikipedia, pur senza entrare nei dettagli empirici considerati da Fallis (2011). La nostra conclusione è che Wikipedia è senza dubbio una risorsa epistemica importante ma il cui utilizzo non può e non deve essere acritico.


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L’Isola della Gorgona

L’Italia ha un ricco patrimonio legato al territorio insulare: sul nostro territorio sono presenti 801 isole, isolotti, scogli, faraglioni, nonché isolotti lacustri censiti dall’Italian Island Award ( http://www.aribusto.it/iia_directory.htm ). Nel link segnalato è presente l’elenco di tutte le isole italiane. In questo articolo vi vogliamo parlare di un isolotto in particolare: l’isola della Gorgona. Frazione del comune di Livorno, dista da esso 37 chilometri (circa un’ora e mezzo di navigazione con tempo buono). È un’isola di 2.25 km quadrati (per intenderci cinque volte circa più grande del Vaticano) e si presenta come un isola rocciosa e montagnosa la cui sommità più elevata raggiunge i 255 metri di altezza. La vegetazione è quella tipica della macchia mediterranea, ma sono presenti anche esemplari di ontano e, più rari, di castagno.