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Categoria: Storia della Letteratura

Re Lear – William Shakespeare

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Consigliamo Amleto di William Shakespeare


Tutto questo rispetto per i vecchi ci avvelena la vita, perché ci consente di mettere le mani sul nostro patrimonio soltanto quando siamo troppo vecchi per goderne. Incomincio a pensare che questa tirannia dei vecchi sia davvero insopportabile – e tutto non per qualche loro effettivo potere, ma perché noi lo tolleriamo!

William Shakespeare

Insieme a Amleto, Otello e Macbeth il Re Lear è considerata tra le più grandi tragedie di William Shakespeare. L’ambientazione è quella della corte delle figlie del Re. Al principio della storia, Re Lear decide di cedere il proprio regno alle sue figlie, dopo che queste abbiano dimostrato la giusta devozione nei suoi confronti. E così Goneril e Regan, le due figlie più grandi, si prostrano di fronte al vecchio padre con false parole d’amore, vere adulatrici, seducono il padre circa le loro intenzioni e la loro benevolenza:

Goneril: Maestà, io vi amo.. Non bastano, a dirlo, le parole. So soltanto che mi siete più caro dei miei occhi, più dello spazio in cui mi muovo, più della libertà.[1]

Amleto – William Shakespeare

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Consigliamo Re Lear di William Shakespeare


Amleto è una tragedia di William Shakespeare, considerata tra i suoi massimi capolavori insieme a Macbeth, Re Lear, Otello e Enrico IV. E’ indubbiamente un master pièce del grande bardo di Avon ed è anche una delle tragedie sue più cupe, sia per il tema, sia per lo stile e per il personaggio dominante. In quest’opera Shakespeare indaga i risvolti di un uomo di genio (Amleto) che vive ossessionato dalla morte.

La tragedia si svolge alla corte del re di Danimarca, zio di Amleto (era il fratello del padre) e sposo della madre dello stesso. Il re di Danimarca aveva assassinato il padre di Amleto e ad esso si sostituisce. Per tale ragione, la tragedia non è soltanto l’inscenamento di una complessa relazione tra padre defunto e il figlio, ma anche tra il figlio e una madre presto risposatasi: Amleto è ossessionato tanto dalla morte del padre, quanto dal ritorno della madre ad essere donna indipendente, cioè sessualmente attiva (non più madre-donna ma amante-donna) Infatti, la madre di Amleto si risposa molto presto, giusto due mesi dopo la morte del marito e questa è una delle due principali ragioni della disperazione del figlio. Infatti, da un lato Amleto è distrutto dalla morte del padre ma, allo stesso tempo, dall’incapacità di accettare il recupero del lutto della madre, la quale è “colpevole” di aver subito accettato di risposarsi con il fratello del marito.

La storia di re Enrico IV – William Shakespeare

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Consigliamo Re Lear di William Shakespeare


Falstaff: Ma dire anche io conosca in lui maggior danno che in me stesso, sarebbe dire più che quel che so. Ch’egli sia vecchio – purtroppo! – ci sono i suoi capelli ad attestarlo, ma ch’egli – con rispetto parlando – sia un puttaniere, lo nego assolutamente. Se il vin di Spagna e lo zucchero costituiscono una colpa,Iddio aiuti i peccatori! Se esser vecchio ed essere allegro costituisce una colpa, allora io conosco più di un vecchio oste che per questo è dannato; se basta esser grassi, per esser odiati, allora vuol dire che bisogna amare le vacche magre di Faraone. O, mio buon signore [rivolto al principe Harry]: bandisci da te Peto, bandisci Bardolph, bandisci Poins [tutti i compari di Falstaff]: ma il leale John Falstaff, il valoroso John Falstaff, e tanto più valoroso in quanto egli è anche il vecchio Jack Falstaff, non lo bandire dalla compagnia del tuo Harry: bandire il ritondo Jack sarebbe come bandire il mondo intero.

Harry: Eppure puoi star sicuro che lo farò![1]

La storia di re Enrico IV è una tragicommedia di William Shakespeare ed è, giustamente, considerata un supremo capolavoro del grande bardo inglese. Si tratta sicuramente di una delle opere più godibili e più affascinanti della produzione di Shakespeare, quasi incapace di scrivere lavori privi di una loro peculiare forza e interesse. La storia è ambientata alla corte inglese, il cui re, Enrico IV, è messo in discussione da alcuni nobili, per via della modalità di conquista del trono: per quanto fu designato dal predecessore, Riccardo II, Enrico IV non era il discendente in linea diretta del vecchio re. Inoltre, i nobili rivoltosi non hanno soltanto rivendicazioni politiche, ma anche personali, avocando contro il re offese ricevute a livello personale. Enrico IV, d’altra parte, è principalmente angosciato dal figlio, erede al trono (il futuro Enrico V), il principe Harry. Harry ama intrattenersi con personaggi di dubbio valore umano e sociale, tra cui svetta il ‘principe dei bricconi’, John Falstaff.

Salviamo la lingua sarda

723032849Voglio parlarvi di un tema a me molto caro: l’insegnamento del Sardo, come lingua ufficiale, nelle scuole di ogni grado nel territorio isolano. La Sardegna mi appartiene, lei mi fa sua ogni volta che mi sveglio e mi sento a casa. E’ la mia Terra e, in quanto tale, la voglio preservare in tutto e per tutto. La nostra cultura, la nostra lingua, la nostra casa devono prosperare, e di conseguenza prospererà la nostra identità.

Prima, però, di affrontare tale argomento, è necessario un piccolo passo indietro, fornendo qualche delucidazione a proposito dei processi storici in atto nell’Isola sotto il profilo linguistico della Limba, essenziale per farvi capire il mio punto di vista.
Richiamo dunque l’attenzione dei Sardi, ma anche quella di coloro che pur non essendolo, sono rimasti attratti da questa purezza che ci caratterizza.

La metamorfosi – Franz Kafka

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Consigliamo Il castello di Franz Kafka


Il racconto La metamorfosi (1912) è probabilmente tra le opere più importanti del XX secolo, per quanto riguarda la letteratura mondiale. Si tratta di un racconto di un certo respiro, per quanto la sua estensione rimanga, comunque, piuttosto contenuta. La metamorfosi è senza dubbio l’opera più nota di Franz Kafka ed è anche tra quelle poche edite in vita, motivo per il quale il racconto assume una importanza peculiare, anche per via del suo stato rifinito. Inoltre, si tratta indubbiamente del racconto che ha dato vita ad una letteratura sconfinata anche se, per alcuni aspetti, non si può dire l’opera più rappresentativa di Kafka. Probabilmente è tra i risultati migliori della sua prosa, forse anche il migliore (ammesso che abbia senso doverne sempre e comunque trovare uno) ma non può essere considerato il più rappresentativo.

Infatti, esso è sostanzialmente concepito come un racconto di fantascienza, ovvero quei racconti di fantasia al cui avvio potrebbe stare la domanda ipotetica: come sarebbe il mondo se questo dettaglio fosse diverso? Nel caso de La metamorfosi la domanda potrebbe essere: come sarebbe il mondo se diventassi di punto in bianco un insetto? E la risposta di Kafka è la seguente: sarebbe diverso, ma non molto. E la differenza tra questo e quel mondo si gioca sulle inezie, non sulla struttura e sulla logica di costruzione di senso e significato del mondo. A parte questo fatto, per così dire strutturale, La metamorfosi è un racconto dallo stile misurato, controllato e privo delle tipiche digressioni oniriche che rendono allucinante non l’oggetto ma la forma della prosa di Kafka (si pensi a Il castello, che è quasi interamente costruito su lunghe digressioni allucinanti, o si pensi al racconto La descrizione di una battaglia). Si diceva, dunque, che La metamorfosi è un lavoro relativamente atipico nel panorama di Kafka. E infatti, oltre al suddetto controllo, sussiste anche un’altra differenza con altri lavori: esso è compiuto ed è pensato per la lettura e non per la declamazione orale. Infatti, Kafka era solito leggere i suoi lavori ai suoi amici, sicché essi assumono una forma più adatta alla lettura orale, piuttosto che alla lettura silenziosa, tipica del modo di leggere moderno.

La pelle – Curzio Malaparte

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Consigliamo Il giorno del giudizio di Salvatore Satta


E unitici al corto dei becchini, ci avviammo dietro la bandiera. Era una bandiera di pelle umana, la bandiera della nostra patria, era la nostra stessa patria. E così andammo a vedere buttare la bandiera della nostra patria, la bandiera della patria di tutti i popoli, di tutti gli uomini, nell’immondezzaio della fossa comune.

  La pelle – Curzio Malaparte

La pelle è un romanzo con caratteri autobiografici di Curzio Malaparte, un romanzo da uno stile denso, preciso, univoco e perfetto. Si tratta di un romanzo privo di una trama sistematica, se con questo si intende una sequenza di fatti riportati in un ordine che scandisce la sequenza temporale degli eventi. Uno dei motivi è dovuto non solo alla rapsodicità degli eventi presentati, ma pure alla principale caratteristica degli avvenimenti stessi: il significato del susseguirsi degli stati di cose non è limitato agli anni della guerra in Italia, della campagna americana e della liberazione del paese. Il significato di quegli eventi parla a tutti coloro che sono immersi in questo mondo, tutti coloro i quali si chiedono, giorno dopo giorno, se vivano in Terra o all’inferno.

Zombie e fantasmi – Due figure complementari

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Scopria anche Il vampiro: un’analisi filosofica


Ispirato da una proficua discussione con Francesco Marigo, mio caro amico, vorrei proseguire la strada intrapresa da Il vampiro: un’analisi filosofica con una analisi sugli zombie. Innanzi tutto, gli zombie potrebbero essere ispirati ad alla religione voodoo, ma quelli a cui mi riferirò io sono gli zombie concepiti dalla cultura popolare dei film. Come anche i vampiri, gli zombie sono delle figure che non mi hanno mai detto niente, sicché, rifiutando di pensare che il loro successo sia dovuto alla superficialità della gente, sempre invocata per spiegare qualcosa che non si capisce, tento di comprenderne il significato. Anche perché pure la superficialità ha le sue ragioni e la sua logica, sicché spiegare un fenomeno invocando la superficialità non aggiunge molto alle nostre conoscenze, semmai sposta il problema e addirittura lo complica.

Prima di iniziare vale la pena dire che, a differenza del vampiro, gli zombie sono considerati un autorevole problema filosofico a tal punto che la Stanford Encyclopedia of Philosophy, una delle sovrane fonti filosofiche analitiche e non solo del nostro evo, dedica una intera pagina alla questione. Infatti, prima di tutto ci si può domandare se gli zombie siano possibili, se la loro esistenza sia compatibile con il nostro mondo o se siano impossibili. In secondo luogo essi possono essere utilizzati in esperimenti mentali, ovvero scenari ipotetici in cui si testano le teorie filosofiche: la letteratura epistemologica (dai problemi di Gettier allo scetticismo) e la filosofia della mente (celebri i casi della terra gemella o proprio degli zombie) sono costitutivamente indirizzate da simili scenari immaginari. Gli zombie sono spesso invocati per i problemi legati alla relazione mente/corpo nella theory of mind and consciousness. Detto questo, io mi concentrerò esclusivamente sulla figura simbolica dello zombie, così come ci viene presentata dalla cultura popolare. Per i più interessati alle altre vicende, rimando all’autorevole voce della Stanford sugli zombie.

Il vampiro – Un’analisi filosofica

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Scopri anche Zombie e fantasmi – Due figure complementari


Forse qualcuno di voi si è chiesto il motivo per cui i vampiri piacciono tanto. Almeno, a me questa domanda è balenata per la testa più di una volta. Infatti a me i vampiri non dicono assolutamente niente. Non li trovo né belli né brutti, né affascinanti né repellenti. Non mi sembrano neppure una stramberia. Semplicemente li ignoro.

Naturalmente mi sono imbattuto nella visione di più di un film o narrativa che, in modo diretto o indiretto, considerava la figura del vampiro. Ma il mio problema non era capire in sé cosa fosse il vampiro, ma comprendere perché i vampiri piacciono tanto. E sin dalle origini, sin dai lavori di Bram Stoker e dell’eccezionale Nosferatu il vampiro di Murnau, il vampiro si è imposto subito all’attenzione del pubblico. Ci deve essere un motivo per questo. O, come sempre, una serie di motivi.

Intanto il vampiro evoca una atmosfera gotica, di mistero e di antico, che può affascinare. Infatti, il vampiro (un essere di fantasia) ha un forte legame con il passato oscuro, quasi sempre del medioevo, in cui le immagini dell’immaginario sono spesso di morte e di dominio dell’occulto. Il fascino per i poteri misteriosi congiunti al male hanno sempre interessato le persone, perché rivedono un aspetto della loro realtà che li domina ma li vorrebbe vedere dominatori: essi si sentono schiavi della tecnologia, che non capiscono (quanti sono in grado di spiegare il funzionamento di uno smartphone o del computer, strumenti ormai indispensabili? Ma anche quanti sono in grado di spiegare il funzionamento della caffettiera?), ma allo stesso tempo vorrebbero essere i depositari di quel sapere che la tecnologia dispone e dischiude. Quindi il fascino goticheggiante avvolge il vampiro e lo rende comprensibile alla luce della società ad alto impatto tecnologico che, però, ignora i fondamenti naturali di quello stesso sapere. Il vampiro conserva il fascino del potere che non può essere dominato.

Gli Scacchi in Paradiso

[Nota dell’autore. Originariamente l’articolo costituiva il terzo dei miei commenti all’articolo Gli scacchi come fenomeno culturale: perché gli scacchi hanno avuto da dire nella storia dell’Occidente (11 Maggio 2014) di Giangiuseppe Pili; è stata sua l’idea di trasformarlo nel mio primo articolo in ScuolaFilosofica. Esso è stato rielaborato il 1° Maggio 2020 (Festa di San Giuseppe artigiano, Patrono dei lavoratori), con una leggera modifica del titolo.]

E poi che le parole sue restaro,
non altrimenti ferro disfavilla
che bolle, come i cerchi sfavillaro.
L’incendio suo seguiva ogne scintilla;
ed eran tante, che ’l numero loro
più che ’l doppiar de li scacchi s’inmilla.
Io sentiva osannar di coro in coro
al punto fisso che li tiene a li ubi,
e terrà sempre, ne’ quai sempre fuoro.

(Divina Commedia, Paradiso XXVIII 88-96)

 

 

Dante e Beatrice si trovano nel cielo Cristallino (o Primo Mobile), sede dei nove cori angelici. Beatrice ha appena fugato i dubbi di Dante sulla struttura e la dinamica dei cerchi concentrici fiammeggianti (che ospitano i cori) e ruotanti intorno a quello che sembra essere il loro centro comune – il quale, in realtà, li contiene [Paradiso XXX 10-12] –, un punto luminosissimo corrispondente a Dio.

Macbeth – William Shakespeare

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Consigliamo Re Lear di William Shakespeare


Macbeth è una delle più famose tragedie di William Shakespeare. E’ la storia di Macbeth, nobile scozzese, che tramite un omicidio diventa re di Scozia. Macbeth era un suddito fedele del re Duncan. Da coraggioso uomo d’arme Macbeth non pensa di tradire il suo re, fino a quando incontra tre streghe, le quali predicono il futuro di Macbeth, un futuro di ascesa e discesa, fosco e tragico. Tuttavia all’altro comandante, Banquo, le streghe predicono che la sua progenie sarà di re. Macbeth non è sicuro di ciò che bisogna fare e si consiglia con la moglie, lady Macbeth. Costei lo spingerà a prendere possesso di quel futuro che così sicuramente gli è proprio, ovvero assecondare la profezia delle tre streghe. Per tale ragione Macbeth uccide il re Duncan, dopo aver organizzato un banchetto in casa sua in suo onore, avendo così avuto premura di mettere il sonnifero alle guardie del re e al re stesso. Macbeth uccide le guardie in un simulato attacco di rabbia, così da non lasciare testimoni o altre possibili spiegazioni sull’accaduto. I figli di Duncan intuiscono il pericolo e fuggono. Ma Macbeth non può fermarsi al regicidio. Egli deve anche eliminare Banquo e suo figlio, per via della profezia. Assolda due sicari per questo compito, sicché uccidono Banquo al banchetto organizzato appositamente per eliminare il nobile uomo, ma falliscono nell’assassinare il figlio. A questo punto Macbeth è re di Scozia e sembra non avere più nemici. Eppure il destino è segnato, come lo era fin da principio.