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Caio Giulio Cesare – Vita e opere

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CRONOLOGIA BIOGRAFIA

– 13 Luglio del 100 a.C. Cesare nasce a Roma. In gioventù, per via della sua parentela con Mario e con Cinna, fu perseguitato dai sillani.

– 78 a.C. morte di Silla. Cesare rientrò a Roma dall’Asia dove aveva prestato servizio militare. Comincia in questi anni la sua attività politica e forense.

– 68 a.C. ricopre la carica di questore.

– 65 a.C. ricopre la carica di edile

– 63 a.C. ricopre la carica di pontefice massimo.

– 62 a.C. ricopre la carica di pretore

– 61 a.C. ricopre la carica di propretore nella Spagna Ulteriore.

– 60 a.C. forma con Pompeo e Crasso il primo triumvirato.

– 59 a.C. per la prima volta console; ebbe il predominio su ogni questioen rispetto all’altro console Marco Calpurnio Bibulo, gettando le basi del suo potere.

–  58 a.C. proconsole in Illiria e  nella Gallia Cisalpina e Narborense.

– 49 a.C. Cesare invade l’Italia alla testa delle sue legioni dando inizio alla guerra civile.

– 48 a.C. Vittorioso a Farsalo contro l’esercito di Pompeo, diviene in questi anni capo assoluto di Roma ricoprendo contemporaneamente sia la carica di dittatore che quella di console a partire dall’anno preceedente.

– 15 Marzo del 44 a.C. Cesare fu assassinato alle celebri idi da un gruppo di aristocratici fedeli alla repubblica, preoccupati dalle tendenze autocratiche di Cesare.

GIULIO CESARE SCRITTORE

Giulio Cesare oltre ad esser stato eminente uomo politico e condottiero, fu anche un grandissimo letterato. Grazie a lui ci sono giunte parecchie informazioni storiche importanti. Scrisse dei commentarii un tipo di narrazione dove erano presenti appunti personali, bozze e nel caso di Cesare, rapporti che scriveva per il senato dove riportava l’andamento della guerra in Gallia. Cesare scrisse che i suoi commentarii erano stati scritti per fornire agli storici le nozioni fondamentali per le loro narrazioni. In questa serie di scritti egli utilizza la terza persona, proprio per evitare un’eccessiva personalizzazione.

L’opera a tutti più nota è sicuramente il De bello Gallico probabilmente chiamato in origine C. Iulii Caesaris comentarii rerum gestarum: probabilmente dopo la sua morte gli storici hanno voluto distinguere questi commentarii da quelli sulla guerra civile, aggiungendo il sottotitolo che noi per comodità e fluidità ancora usiamo, De bello gallico. Il De bello gallico è un opera scritta in sette libri che coprono un periodo storico che va dal 58 a.C. al 52 a.C., in cui Cesare sottometteva militarmente la Gallia. La resistenza gallica ha termine con l’espugnazione di Alesia, dove Vercingetorìge venne catturato non senza aver opposto una strenua resistenza. Secondo i più quest’opera sarebbe stata scritta di getto nel 52/51 a.C., altri studiosi invece credono sia stata scritta in quegli stessi anni di guerra, durante le interruzioni per i rigidi inverni. Ci sia concessa un’osservazione ironica: Napoleone avrebbe anche potuto prendere esempio da Cesare anziché finire in Russia nel mese di dicembre!

Lo stile di Cesare non è tipico dei commentarii dal momento che non utilizza un linguaggio scarno ed esile ma, piuttosto, si avvicina al genere dell’historia cercando un uso più frequente di parole colte e dei sinonimi e nella seconda parte dell’opera utilizzerà volentieri anche il discorso diretto. Si mostra indifferente alla ripetizione di parole all’interno di una stessa frase: faceva parte degli “analogisti” che credevano che per spiegare un concetto bastava una sola parola, senza bisogno di utilizzarne altre. Ciò sia detto soprattutto per la prima parte dell’opera, mentre nella seconda predilige un più ampio lessico.

Un’altra opera derivata dall’utilizzo dei commentarii era il De bello civili, suddivisa in tre libri. I primi due narrano degli eventi del 49 a.C. mentre l’ultima narra di quelli del 48 a.C. senza, però, giungere alla conclusione. Cesare nella sua opera ci mostra quali fossero le sue idee e le sue tendenze politiche e non si lascia sfuggire gravi accuse verso la vecchia aristocrazia dirigente corrosa dalla corruzione. In quest’opera compare un elemento satirico per descrivere i suoi avversari politici e intellettuali. Non si trovano però nel De bello civili i punti ideologici fondamentali per un rinnovamento politico dello stato come quello, per esempio, che aveva scritto Cicerone.

L’opera, nelle intenzioni di Cesare, era indirizzata verso il ceto di “benpensanti” che vedeva nei pompeiani la ricostituzione di una repubblica forte, salda e legale: non mancherà di scrivere versi pesantemente satirici proprio verso i suoi oppositori principali. Poi si sofferma sul fatto che lui desidera la pace e che lo scatenarsi della guerra è stato solamente il frutto dell’insolenza e dell’intransigenza pompeiana. Cesare cerca dunque di rassicurare la popolazione e eleva il valore dei soldati e dell’esercito, dal quale come sappiamo ottenne grande fiducia e fu grazie a quello che divenne condottiero e dittatore, dux.

La forte riduzione del linguaggio valutativo, il fatto che cercasse di non scrivere come fosse meglio fare una cosa piuttosto che un’altra, contribuisce in modo decisivo a dare un tono apparentemente oggettivo e distaccato nella narrazione storico-politica. Gli attenti lettori devono, però, cercare di distaccarsi da questa presunta oggettività e ricercare la realtà dei fatti verificando la veridicità dei racconti cesariani. Non ci sono mai falsificazioni evidenti tuttavia, ma piuttosto ci sono delle omissioni importanti che rendono i commentarii cesariani meno completi di come sarebbero potuti essere. In ambedue le opere Cesare mette in mostra le sue abilità politiche e militari ma non alimenta la sua figura di straordinarie qualità  e autocompiacimento.

Aulo Irzio (Ferentino, 90 a.C. – 43 a.C.), luogotenente di Cesare, alla morte del generale, continuò la sua opera e scrisse il libro VIII del De bello Gallico. Questo libro doveva fare da tramite con il primo libro del De bello civili, con il racconto degli avvenimenti del 50 a.C. e del 51 a.C.. Aulo Irzio scrisse anche il Bellum Africum, il Bellum Alexandrinum e il Bellum Hispaniense, sempre sotto forma di commentario trasformato in historia.

Cesare, secondo quanto ci dicono le fonti, fu anche un grande oratore. Purtroppo le sue opere oratorie non si è conservato neppure un solo esempio. Abbiamo solo giudizi entusiastici di lettori successivi come Tacito e Quintiliano. Cicerone loderà Cesare per la sua eleganza come fonte del suo successo di fronte all’uditorio. L’arpinate ammirerà Cesare anche perché si dimostrò un abile purificatore della lingua. Cesare scrisse tre libri sulla lingue intitolati De analogia composti nel 54 a.C. dedicati a Cicerone, il quale però non ne condivideva le argomentazioni. Cesare aveva una accurata scelta delle parole, razionale e sistematica: non andava alla ricerca di parole greche per trasformarle in parole latina ma attingeva dal sermo cotidianus e dai verba usitata, le parole già in uso. Così possiamo capire e comprendere meglio come mai lo stile dei commentari sia così scarno e asciutto.

Cesare fu probabilmente uno degli scrittori più asciutti della letteratura latina e, per questo, è ammirato sia dai contemporanei sia dai posteri: il suo stile è sempre coerente e mantiene una linea di pensiero uniforme, senza mai usare una parola di troppo o una parola di accurata ricerca. L’economia espressiva e l’essenzialità della scrittura erano gli unici mezzi per parlare oggettivamente di un dato di fatto, tanto più se si trattava di un resoconto storico. Montaigne descrisse lo stile di Cesare “così puro, così delicato, così perfetto che a mio gusto non si è scritto al mondo nulla di paragonabile in questo campo”.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

Pili W., Storia romana parte II – Dalla dittatura di Silla alla battaglia di Azio, www.scuolafilosofica.com, 2012

Conte G.B., Profilo storico della letteratura latina, Le Monnier, Firenze, 2004.

Cesare, La guerra gallica, Rizzoli, Milano, 1997.

Pili W., Da Livio Andronico a Plauto passando per Nevio e Cecilio Stazio: gli albori della letteratura latina, 2013, www.scuolafilosofica.com

Pili W., Origini della letteratura latina. Il teatro romano arcaico e la figura di Livio Andronico, www.scuolafilosofica.com, 2013


Wolfgang Francesco Pili

Sono nato a Cagliari nell’aprile del 1991. Ho da sempre avuto nelle mie passioni, la vita all'aria aperta, al mare o in montagna. Non disdegno fare bei trekking e belle pagaiate in kayak. Nel 2010 mi diplomo in un liceo classico di Cagliari, per poi laurearmi in Lettere Moderne con indirizzo storico sardo all'Università degli studi di Cagliari con un'avvincente tesi sulle colonie penali in Sardegna. Nel bimestre Ottobre-Dicembre 2014 ho svolto un Master in TourismQuality Management presso la Uninform di Milano, che mi ha aperto le porte del lavoro nel mondo del turismo e dell'accoglienza. Ho lavorato in hotel di città, come Genova e Cagliari, e in villaggi turistici di montagna e di mare. Oggi la mia vita è decisamente cambiata: sono un piccolo imprenditore che cerca di portare lavoro in questo paese. Sono proprietario, fondatore e titolare della pizzeria l'Ancora di Carloforte. Spero di poter sviluppare un brand, con filiali in tutto il mondo, in stile Subway. Sono stato scout, giocatore di rugby, teatrante e sono sopratutto collaboratore e social media manager di questo blog dal 2009... non poca roba! Buona lettura

One Comment

  1. Ezequiel Ezequiel 18 Febbraio, 2013

    Ottimo articolo

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