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Tag: Filosofia

Desiderio e Contrappunto: la Psicoanalisi come Filosofia del Tempo Interiore

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Introduzione 

In un’epoca in cui il tempo è frammentato, accelerato, continuamente interrotto da impulsi e notifiche, ripensare il desiderio alla luce della psicoanalisi e della filosofia significa  interrogare l’essere umano nella sua essenza temporale più profonda. Il desiderio non è una  meta, né un oggetto possedibile: è ciò che ci struttura, che ci costituisce nella mancanza,  come scriveva Lacan, e che si ripete come un’eco nella storia dell’inconscio. Ma questa ripetizione, lungi dall’essere circolare, ha la struttura complessa del contrappunto: voci interiori che si sovrappongono, si rincorrono, si oppongono, e talvolta si accordano senza mai farsi unità.

La musica – e in particolare la forma contrappuntistica – ci offre una metafora potente del funzionamento psichico. Come nella fuga bachiana, l’io non si esprime in un monologo  lineare, ma in una polifonia di elementi dissociati, in tensione costante. Ogni sintomo, in questa prospettiva, è un frammento melodico ripetuto, deformato, variato. L’inconscio non parla, canta. E canta sempre la stessa assenza: quella dell’oggetto che manca e che fonda il desiderio.

La filosofia e il linguaggio politico cinese. La riscoperta di Confucio e i limiti filosofici della nostra comprensione della Cina [1/3]

Confucius by Wu Daozi – Louis Le Grand, 29 novembre 2012, https://www.worldhistory.org/image/970/confucius-by-wu-daozi/

Definire il problema: l’analisi filosofico-politica della Cina e l’eurocentrismo filosofico nelle relazioni internazionali.

Nell’analisi filosofico-politologica del mondo contemporaneo, e in particolare nelle riflessioni sulla politica internazionale e sulla diplomazia, persiste in Occidente un profondo bias cognitivo e culturale nei confronti del mondo asiatico. Questo limite si rivela in modo particolarmente evidente nel caso della Cina, destinata secondo molti a diventare la maggiore potenza globale del XXI secolo. La scarsa familiarità con la tradizione filosofico-politica cinese produce fraintendimenti sistematici, sia nell’interpretazione delle dinamiche interne del potere cinese sia nella valutazione delle sue scelte strategiche in ambito internazionale. Quando si tratta di analizzare il contesto politico occidentale, si ricorre con disinvoltura a categorie concettuali appartenenti alla nostra tradizione filosofica – da Hobbes a Locke, da Machiavelli a Jefferson – generando un discorso ridondante e cristallizzato, spesso incapace di produrre reali chiavi di lettura della complessità contemporanea. Al contrario, quando si osserva la Cina, l’assenza di una solida conoscenza della sua cultura filosofico-politica porta a una lettura superficiale ed “esotica” del suo vocabolario filosofico. In questo quadro, l’uso pubblico che Xi Jinping e il Partito Comunista Cinese fanno di Confucio rappresenta un caso emblematico. Il richiamo alla tradizione confuciana viene spesso interpretato in Occidente come un’operazione estetica o propagandistica, senza coglierne la funzione reale nella costruzione di un modello politico autoritario, ma culturalmente radicato. L’obiettivo di questo studio è duplice: da un lato, analizzare criticamente l’uso politico della tradizione confuciana nella Cina contemporanea, con particolare attenzione ai discorsi ufficiali di Xi Jinping; dall’altro, interrogarsi su come questa ripresa selettiva e ideologizzata della filosofia classica sia inquadrabile all’interno della tensione tra confucianesimo e Legalismo, prendendo come riferimento il pensiero di Han Fei. Il confronto tra Confucio e Han Fei consente di evidenziare come il potere cinese contemporaneo si muova tra due poli: da un lato, l’ideale armonico e gerarchico del primo; dall’altro, il pragmatismo autoritario del secondo.

[Recensione] Antonio Rinaldis – Nuove lezioni di filosofia. I temi fondamentali del pensiero umano (Diarkos, 2025)

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Nel tentativo di proporre voci e parole nuove nell’ambito del dibattito filosofico, plurisecolarmente e polifonicamente articolato e sviluppato, è talvolta necessario sovvertire l’impostazione manualistica che passa in rassegna, spesso cronologica, i pensatori, esaminando i loro lasciti e le loro ideologie, e proporre invece una  disquisizione che parta dai grandi temi che interessano l’animo umano, volente o nolente, per poi addentrarsi nelle singolarità dei filosofi che ne hanno dibattuto.

Intervista al dr. Vladimiro Giacché – Hegel. La dialettica. Introduzione al pensiero hegeliano (Diarkos, 2023)

Giacché - Hegel (Diarkos, 2023)
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Introduzione:

Il completamento di un corso di studi filosofici, che abbia come prospettiva quella di abbracciare l’interezza della vastità del panorama, passa immancabilmente per l’idealismo tedesco, e in particolare per la figura di Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770-1831), caposaldo della filosofia d’Ottocento e a lungo analizzato e criticamente studiato secondo punti di vista variegati. Inquadrare il pensiero filosofico di Hegel è fondamentale per comprendere i rapporti di derivazione con i filosofi antecedenti, e ancor di più per comprendere quanto questi abbia lasciato in eredità alle filosofie successivamente sviluppatesi. Un inquadramento iniziale delle coordinate di filosofia hegeliana è fornito dal volume Hegel. La dialettica. Introduzione al pensiero hegeliano (Diarkos, 2023) ad opera di Vladimiro Giacché, che si è reso disponibile per la presente intervista. Il volume presenta una sinossi del pensiero hegeliano nelle diverse sfaccettature, proponendo peraltro interconnessioni con correnti filosofiche ulteriori e con quesiti che tutt’ora compongono l’interrogativo filosofico dei pensatori, per infine concludere con una raccolta di estratti da testi hegeliani. A nome di tutto il team di Scuola Filosofica, dei lettori e mio, Simone Di Massa, dottor Giacché, grazie per la sua disponibilità.

 

[Recensione] Salvatore Grandone – Duelli Filosofici. L’arte di dibattere sui concetti (Diarkos, 2023)

Duelli filosofici - Copertina
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In fase di approccio alla materia filosofica, sia esso per scopo di ricerca, insegnamento e divulgazione, è buona pratica affidarsi alla trattatistica dei nomi illustri dell’ars philosophandi, ma è altrettanto buona norma non sottovalutare perciò il proprio potenziale in fase di produttività ragionativa.

Il principio base dell’opera del dottor Salvatore Grandone[1] (Duelli filosofici. L’arte di dibattere sui concetti, Diarkos editore, Reggio Emilia, 2023, N.d.R.) è propriamente sradicare la convinzione che la materia filosofica sia fatta di riverente osservazione ed apprendimento, senza mai giungere alla pratica del ragionamento e della formulazione del pensiero proprio del lettore. In particolar modo, la necessità di una rivoluzione in tal senso risulta fondamentale dinnanzi al rapido ed inarrestabile divenire generazionale, in direzione di una frenesia della produzione che ostacola il ragionamento personale in favore dell’immediatezza delle opinioni e del riconoscimento, ed ancor peggio ostacola l’interazione intellettualmente onesta tramite piattaforme sociali (social media in particolare, N.d.R.) apparentemente predisposte al rispettoso dibattito, sebbene in realtà “l’imperativo è asfaltare l’interlocutore. A ogni costo” (Grandone 2023:9).[2]

Riflessioni sulla felicità – La passione, i vizi umani e le virtù umane secondo Aristotele, Tommaso d’Aquino e Spinoza

Abstact: Lo scopo di questo articolo è focalizzare in poche pagine alcune concezioni tradizionali sulla felicità portandone all’evidenza gli aspetti essenziali emergenti dal complesso, articolato e millenario sistema concettuale che le caratterizza. Un’interpretazione dell’etica svolta sulla base delle riflessioni di Aristotele, Tommaso d’Aquino e Baruch Spinoza, con il fine di rendere chiara e fruibile la ratio che definisce il concetto tradizionale di felicità, per mostrarne la concretezza e l’attualità anche tramite esempi. Il punto di partenza è l’Etica Nicomachea di Aristotele, scelta per la sua caratteristica di proporre un concetto di felicità concreto e alla portata della vita reale, rispettoso nei confronti del gioco delle passioni, dell’amicizia, della misura delle capacità personali e della disposizione di ogni singolo nell’orientamento etico. Ho voluto accompagnare i punti salienti dell’etica aristotelica con le spiegazioni del più grande interprete medievale del filosofo di Stagira: Tommaso d’Aquino. Il santo ci offre un quadro estremamente sintetico, che ha introdotto con una lucidità senza precedenti nel cuore della Chiesa Cattolica e nella storia medievale la filosofia dello Stagirita e la suddivisione delle virtù proposta da Platone, fornendo anche una descrizione altrettanto chiara e sintetica del loro contrario, i vizi. Nonostante le differenze essenziali rispetto ai filosofi citati, ho voluto mettere in relazione ad essi Spinoza, un filosofo moderno, perchè ha sottolineato l’importanza di comprendere profondamente le passioni nel perseguire la felicità e ne ha mostrato quindi la logica.

Leggere i Nobel alla letteratura – Imre Kertész

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Oggi più di ieri e domani più di oggi, l’artista contemporaneo deve fare i conti con l’originalità della sua opera, come impone, infatti, l’ingombrante produzione dei suoi predecessori. Provo a spiegarmi meglio con un estremo. Immaginiamo come doveva essere nell’antichità, agli albori di una qualsiasi forma d’arte, quando l’uomo, che con essa andava cimentandosi, proprio perché agli albori, poteva esplorare ampie praterie di novità. Quello che nasceva dalla sua creatività per tutti era originale, certo poteva non piacere, ma non gli si poteva negare l’innovazione.

Aristotele ovvero la felicità come il massimo conseguimento della propria natura


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La ricerca della felicità è una esigenza universale dell’essere umano, secondo Aristotele. Tutti gli esseri umani ricercano il bene ed esiste un bene ultimo oltre il quale non ne esiste nessun altro. Il bene ultimo è proprio la felicità. Così ci dice lo Stagirita:

Poiché i fini appaiono essere molti e di essi alcuni li vogliamo a cagione di altri (come la ricchezza, i flauti e in genere gli strumenti), è chiaro che non tutti sono perfetti; ma il sommo bene sembra essere perfetto.  (…) Dico più perfetto quello perseguito per sé in confronto di quello perseguito per altro; e quello che non è mai voluto per cagion di un altro, in confronto di quelli che possono essere voluti sia per sé e per cagion di altro. E, insomma, perfetto senz’altro è quel fine che viene sempre voluto per sé e non mai come mezzo per un altro. E tale sembra essere soprattutto la felicità: la vogliamo infatti sempre per se stessa e mai per altro.[1]

Intervista a Claudio Selleri, editore con la casa LE DUE TORRI di Bologna

Cari lettori e lettrici di Scuola Filosofica, oggi vi proponiamo una nuova intervista condotta dal Team Cultural Promoting a Claudio Selleri, editore con la casa LE DUE TORRI di Bologna. LE DUE TORRI è nata negli anni ’90 nel campo dell’editoria specializzata nell’ambito dei giochi diventando in breve tempo l’editore di scacchi più tradotto all’estero. Nel corso della sua attività ha inoltre inaugurato la collana ‘Spiritualità’, in ambito di ricerca del sé, psicologia ed esoterismo, e la collana ‘Filosofia’, nata con il contributo di Scuola Filosofica. Vi auguriamo una buona lettura!

Benvenuto su Scuola Filosofica a Claudio Selleri che ringraziamo per la sua gentile disponibilità a questa intervista.

A cosa serve la filosofia?

The Adventures of Fallacy Man https://existentialcomics.com/comic/9


Quelle cose che noi desideriamo in vista di qualcos’altro, e senza le quali non è possibile vivere, le chiamiamo necessarie e concause; ciò, invece, che desideriamo per se stesso, anche se non ci procura null’altro, lo chiamiamo bene in senso proprio. (Aristotele, Protreptico) 

Abstract: Domandarsi a cosa serve la filosofia presuppone una risposta filosofica: non si deve filosofare? Allora, ci dice Aristotele, si deve filosofare! Anche questa domanda, come molte altre, trova la sua risposta nella storia del pensiero occidentale, perchè è il pensiero filosofico il luogo entro cui tutte le categorie che hanno caratterizzato l’evolversi della civiltà occidentale sono state elaborate. La filosofia è l’origine del nostro ordinamento politico ed economico, del nostro senso dell’etica e dell’arte, dei nostri scopi e valori. L’avvento della società scientifico-tecnologica ci pone di fronte al problema dell’utilità, proprio perchè essa stessa risulta da un confronto filosofico in cui la certezza viene a coincidere con la prassi, lasciando cadere sullo sfondo la pura ricerca della verità.