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All we need is philosophy… for children! Progetto Pedagogico di Azione Filosofica per bambini e adolescenti

Abstract

L’associazione Azione Filosofica lavora nel campo pedagogico ed educativo. Trovando un punto di incontro tra gli ideali filosofici che abbraccia, quali la cultura e la ragione, e i più significativi presupposti formativi, come l’equità e la centralità dell’educando, propone attività laboratoriali che mirano al raggiungimento di precise skills filosofiche con l’intento di migliorare il ragionamento logico dell’individuo in fase di sviluppo. 


  1. Il progetto pedagogico di Azione Filosofica: il background dei laboratori per bambini e adolescenti

Azione Filosofica (AF) è un’associazione culturale, nata dal blog www.scuolafilosofica.com (SF), che porta avanti iniziative culturali le quali nascono, in prima istanza, come promotrici di quegli ideali di diffusione della Ragione, Cultura e Equità in cui l’associazione stessa si identifica. Per incoraggiare e sostenere tale missione, AF si assume la responsabilità di avanzare percorsi di carattere educativo, coinvolgendo un bacino d’utenza il più possibile vasto ed eterogeneo in età, genere, religione, gruppo etnico e, più genericamente, accogliendo qualsiasi identità culturale con cui è possibile interfacciarsi.

Ogni attività proposta tiene conto della centralità della persona, dando ad ognuno lo spazio necessario per esprimere il proprio sé in termini cognitivi, relazionali, etici e spirituali. Considerando le singolarità dell’individuo, AF offre laboratori che ricercano un senso e una direzione dell’esperienza formativa, partendo dai bisogni educativi reali del soggetto e della società. Così, ciascun intervento è creato e modellato a seconda dell’utenza a cui esso si dedica, non trascurando la natura e lo stadio di sviluppo di quest’ultima.

Ad ogni momento evolutivo presente nell’arco della vita umana verrà associata la metodologia più idonea per il raggiungimento degli obiettivi preposti: per i più giovani sarà prediletto il gioco, come cornice sicura dove poter esternare la propria indole; per gli adulti verranno adottate dinamiche di discussione, collaborazione e confronto. Oltre ad un’attenzione verso l’individuo, sarà curato il processo educativo e l’ambiente (spazi e materiali) in cui esso avrà luogo perché la partecipazione non avvenga fortuitamente, piuttosto controllata e gestita flessibilmente da personale competente e specializzato. È una proposta di crescita personale da parte di una comunità associativa che si pone tra individuo e stato e che mira, nella più vasta accezione del termine, ad una cittadinanza attiva.

 

  1. Obiettivi e finalità

Per raggiungere gli obiettivi formativi e le finalità del progetto pedagogico, AF vede come principale mezzo la filosofia. Con filosofia si fa riferimento, in questo specifico frangente, al suo significato più primordiale ed autentico, che è quello del “pensare”, dialogare e ragionare cioè secondo un approccio logico e riflessivo, affinché il proprio pensiero rispetti i canoni di condivisione oggettiva.  Non miriamo a conoscenze nozionistiche più o meno astratte, lontane dalla vita quotidiana del bambino o dell’adolescente, piuttosto all’apprendimento di skills pratiche che portano ad un miglioramento sostanziale della qualità della vita. Performance concrete, dunque, che si rifanno a modelli situazionali che sovente accadono nell’esperienza ordinaria dei più giovani ma che, così, assumono un significato educativo preminente. Fornire giustificazioni ed evidenze che dimostrino un ragionamento coerente rientra pienamente negli obiettivi che si prepone AF, così come si ritiene di fondamentale importanza il giudizio critico e creativo di chi ascolta opinioni e schieramenti di pensiero, senza mai perdere di vista un atteggiamento di rispetto reciproco e di sensibilità contestuale. La verità, in questo senso, non è una qualità da conferire a ciò che pare tale a priori, per sentito dire o ancora per mera intuizione, ma deve essere concettualmente provata secondo ragionamenti filosoficamente logici, valutabile in egual modo da terzi. AF aspira all’emancipazione dell’individuo attraverso un training di pensiero libero, autonomo e dialogante.

 

  1. Metodi, valutazione e tempistiche

Le attività che si inseriscono nella proposta educativa di AF hanno un carattere principalmente laboratoriale, che prende le distanze dalla didattica scolastica tradizionale e che prevede una partecipazione attiva da parte di tutti i partecipanti. Per garantire l’alacre presenza offriamo contesti in cui sia imprescindibile la cooperazione, contesti gestiti da quelle metodologie didattiche chiamate attive nelle quali rientrano il role playing, il cooperative learning e il circle time. Non prevediamo, inoltre, scorporazioni semplicistiche in termini di discipline o materie, perché crediamo che uno stesso concetto o pensiero possa essere esaminata sotto diversi aspetti senza necessariamente settorializzare la realtà.

Tentiamo di verificare l’impatto del nostro intervento attraverso strumenti di valutazione relativi all’utenza e alle attività proposte. Consideriamo l’opportunità di utilizzare griglie di valutazione, variabili per ogni tipologia di laboratorio, per verificare i percorsi formativi che porteremo avanti, nonché di riscontrare feedback in itinere e di effettuare analisi sommative (anche tramite osservazione). Gli educandi, inoltre, saranno invitati a valutarci, sia per quanto riguarda i laboratori (reputati più o meno interessanti, più o meno divertenti, più o meno stimolanti), sia in riferimento alla competenza dimostrata dagli stessi educatori. In aggiunta sono previste rubriche di autovalutazione da parte dei bambini, che rifletteranno sulla propria performance affinché si avvii un percorso autonomo di costruzione identitaria.

Infine, il progetto sceglie e si pone nelle condizioni di compiere il suo operato sul territorio in un lungo periodo di tempo, flessibile nei termini temporali.

 

  1. Descrizione

Proponiamo ora degli esempi concreti di attività che rispecchiano nella prassi quanto detto, e che sono stati portati avanti nella giornata dedicata al decennale di SF. In questa occasione abbiamo avuto l’opportunità di gestire diverse fasce d’età, in collaborazione con l’associazione CNGEI (Corpo Nazionale Giovani Esploratori ed Esploratrici Italiani), nonché di diversificare in differenti livelli di consapevolezza l’intervento educativo.

4.1 Laboratori per bambini

Ai più piccini (7-11 anni), che erano una decina circa, è stata data l’occasione di interpretare liberamente le immagini di un silent book (albo illustrato che non presenta la componente testuale, dove la narrazione viene raccontata interamente attraverso le immagini), è stato utilizzato “Ombra” di Suzy Lee. Qui due educatori (Francesca Melis e Sara Intina) hanno gestito due piccoli gruppi di cinque bambini, che sfogliavano il libro e cercavano di comprenderne il significato. Successivamente, tutto ciò che ha impressionato o incuriosito i bambini è stato dipinto liberamente su un telo. In questa fase di indipendenza creativa, l’intervento degli educatori presenti si è limitato alla coordinazione logistica di educandi e materiali. Queste prime due fasi hanno richiesto un lavoro sia individuale che collettivo. Ciascun educando ha dovuto, individualmente, osservare le pagine del libro e trarre personalmente le sue conclusioni; non ha potuto allo stesso tempo, però, fare a meno di ascoltare le interpretazioni degli altri partecipanti, che volenti o nolenti hanno influenzato o direzionato le proprie percezioni successive. Per quanto la collaborazione fosse necessariamente limitata, in quanto è distante la coscienziosità e l’intenzionalità dell’atto in sé, la dinamica della situazione impone un punto di vista dell’altro tale da esporre l’individuo ad un principio di coordinazione. Così anche il momento della pittura: ogni individuo ha scelto cosa dipingere, ma nel suo pensiero progettuale era presente una volontà, seppur velata, di accordarsi a tutti coloro che hanno manifestato il desiderio di disegnare lo stesso concetto, come è stato notato empiricamente. È una collaborazione libera incoraggiata dal fatto che le dimensioni del telo erano tali da permettere tanti disegni individuali quanti fossero i partecipanti, tuttavia il prodotto finale è stato uno solo e non sono mancate indicazioni più o meno esplicite da parte dello staff educativo in questo senso, per incoraggiare una possibile cooperazione. Superata questa fase, i bambini hanno dovuto spiegare i propri disegni: qui, necessariamente, il grado di cooperazione si eleva ad elemento indispensabile perché si adempi al compito richiesto. Infatti, ciascun gruppo ha dovuto ragionare in maniera esplicita per spiegare le proprie rappresentazioni agli altri gruppi.

 

4.2 Laboratori per adolescenti

Anche i ragazzini della fascia intermedia (12-15), che erano sette, hanno partecipato operosamente all’attività partendo dalla lettura di un albo illustrato, stavolta “Cappuccetto Rosso-Una fiaba moderna” di Aaron Frisch e Roberto Innocenti. Successivamente, in un unico gruppo e utilizzando come strumento il story cubes (dei dadi che mostrano in ogni faccia una piccola immagine) hanno dovuto creare una storia che collegasse tutte le immagini dei diversi dadi tra loro. Una volta concordata la storia ed averla scritta, il compito era quello di illustrare la stessa in maniera metaforica, proprio come l’albo iniziale mostrava. Mentre nel laboratorio dei più piccoli l’astrazione veniva presentata già pronta e impacchettata dal silent book, qui è stato richiesto uno sforzo aggiuntivo dove i ragazzi hanno dovuto rappresentare allegoricamente un racconto da loro inventato. Tale sforzo è stato ponderato alla fascia d’età in questione, perché fosse presente uno stimolo di task cognitivo ulteriore. Inoltre, i due educatori presenti (Gabriele Muscas e Elisa Cadinu) hanno visionato costantemente la prima parte del laboratorio, quella relativa alla lettura e alla comprensione dell’albo. Successivamente hanno invece lasciato liberi gli educandi di organizzare ed amministrare il lavoro, intervenendo di tanto in tanto seguendo la logica del just-in-time teaching, aiutandoli cioè a sbloccare le situazioni di stallo.

Per quanto riguarda i ragazzi più maturi (16-19), essi hanno intrapreso dei giochi di ruolo. Nel primo gioco, il gruppo impersonava una tribù che aveva determinate regole comunicative: a turno, ogni ragazzo si allontanava dal gruppo (nel frattempo gli altri decidevano le suddette regole) per poi tornare e cercare di decifrare la lingua utilizzata dagli altri attraverso delle domande che potevano avere come risposta solo sì o no. Il secondo gioco riportava una situazione più critica rispetto a quella dello “straniero” che non è in grado di comunicare: una barca sta affondando ed è urgente decidere, attraverso la discussione, chi buttare giù per riuscire a salvare il maggior numero di persone. Quella di sottoporre ai ragazzi una situazione così drammatica e di difficile gestione è stata una scelta consapevole, per stimolare un’argomentazione più motivata.  Chiaramente qui ognuno aveva un ruolo specifico da impersonare con determinate abilità o punti a sfavore, tuttavia il gioco è stato pensato per essere svolto una seconda volta, nella quale la discussione ha portato ad una soluzione in cui era previsto il salvataggio di tutti i membri. L’educatrice (Francesca Curridori) che si è occupata nel concreto di questa fascia d’età ha giocato assieme ai ragazzi assumendo un ruolo di parità nei loro confronti. Sottolineiamo che i giochi di ruolo sono una delle metodologie didattiche più efficaci per simulare le diverse realtà e in particolare le situazioni di difficoltà, per questa ragione si crede nella loro potenziale utilità culturale e civica per la gestione del proprio sé e delle circostanze esterne, derivante inevitabilmente dal pensiero razionalmente logico e coerente.

Come si può notare, anche per le fasce d’età più avanzate è presente un percorso progressivo nella sfera della partecipazione, che riteniamo sia uno degli aspetti più importanti della vita umana nonché dello sviluppo infantile. In un contesto di sfida con sé stessi è stato necessario ricorrere anche al contributo dell’altro per raggiungere l’esito migliore possibile. Al concludersi di ciascun laboratorio è stato lasciato ad ogni bambino/ragazzo un piccolo ricordo legato all’attività appena svolta. In ordine per fasce d’età, ai primi è stato regalato un piccolo libricino bianco, pronto per essere illustrato con un racconto personale; i secondi hanno dovuto disegnare un oggetto o un concetto che li rappresentasse metaforicamente, in un piccolo quadrato di cartoncino da legare poi al polso; gli ultimi, infine, hanno scritto in un foglio le proprie sensazioni provate durante le varie discussioni, per creare poi una barchetta origami.

Concludendo, questo testo vuole innanzitutto essere una testimonianza del lavoro svolto in occasione della giornata del 7 settembre 2019, della durata di due ore e che aveva come obiettivo educativo quello di stimolare un percorso di pensiero lineare e raziocinante. Infine, le attività svolte potranno essere riutilizzate, a seconda delle esigenze ed eventualmente sotto ponderate modifiche, in successivi contesti educativi in cui AF avrà l’occasione di lavorare.


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