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Categoria: Figure

Arabia Felix – Torkild Hansen

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Altro del genio di Hansen? Jens Munk o La costa degli schiavi!


Duecento anni più tardi, quando noi stessi siamo la prova che il calcolo era giusto, non facciamo più programmi a così lungo termine, forse perché, in fondo, non siamo più capaci di credere davvero a una posterità possibile. La minaccia di una distruzione atomica è diventata quasi una specie di pretesto dentro di noi per liberaci del fastidioso pensiero del futuro. Non si cerca più di procurarsi la fama né per sé né per gli altri, ci si attiene al giorno per giorno, rifiutato l’arte e la parte non distruttiva della scienza, e provocando con ciò, nel piccolo, una distruzione pari a quella di cui la bomba è l’immagine su vasta scala. Se, inaspettatamente, il nostro tempo dovesse subire l’opposta sventura di essere ricordato fra duecento anni, lo sarebbe unicamente per quello strano, quasi storico zelo che ha messo nel farsi dimenticare. Il futuro è già cominciato, si dice, ma non è vero. Il futuro è già passato.

 Thorkild Hansen

Arabia felix è un libro difficile da inserire in una categoria, cosa che spesso opprime gli scrittori dei cataloghi librari. Questa è un’opera che resiste ad una sua categorizzazione. Non è un romanzo, perché i personaggi non sono mai considerati dal loro personale punto di vista e il fatto stesso che si offra la ricostruzione di un fatto storico con tale dovizia di particolari è già di per sé un fatto peculiare. Per essere un libro di storia mancano le fonti e l’assetticità degli specialisti, nonostante la mole di studi a cui Hansen fa riferimento direttamente o indirettamente. Non è neppure un libro di sociologia o di storia della sociologia perché porta solo pochi dati. Allo stesso tempo, però, offre spaccati di vita quotidiana, di analisi psicologiche, sociologiche e, soprattutto, storiche. Ma, ancora, potrebbe anche essere un libro di filosofia, perché condensa in sé un’intera visione del mondo e, in particolare, di filosofia della storia. Ma non ci sono argomenti, non ci sono esplicite tesi, ipotesi e deduzioni.

Il castello – Franz Kafka

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Consigliamo La metamorfosi di Kafka


“Lei è molto severo” disse il sovrintendente, “però moltiplichi pure per mille la sua severità, e non sarà ancora niente a confronto con la severità che l’autorità esercita con se stessa. Solo un assoluto estraneo può formulare una domanda come la sua. Se esiste un’autorità di controllo? Ma se sono tutte autorità di controllo! Certo, il loro compito non è quello di scoprire errori nel senso grossolano della parola, perché di errori non se ne fanno, e anche posto che una volta avvenga un errore, come nel caso suo, chi può dire, in definitiva, che si tratti di un errore?”

Franz Kafka

Il castello di Franz Kafka è un romanzo incompiuto composto nella prima metà del XX secolo. Il romanzo si sviluppa su una trama quasi indescrivibile. K. è l’agrimensore, così crede, di un villaggio innevato e senza nome di cui si sa per certo che è governato dai signori di un castello. Il castello è ben visibile dal villaggio ma quando K. prova a raggiungerlo scopre che la via principale non raggiunge l’imponente struttura. K. si ritrova presto a vivere in un villaggio in cui le persone si comportano nei modi più insoliti pur mantenendo un’apparenza di normalità e così la percepisce lo stesso K.. K. stesso ha grandi difficoltà a camminare, spesso si deve letteralmente aggrappare ad altri per camminare. Ma non è l’unica difficoltà del personaggio principale: costui si sente sempre un estraneo, emarginato, limitato. Ogni suo fine è frustrato da rallentamenti nella successione degli eventi, rallentamenti che determinano l’impossibilità di raggiungere lo scopo. Agli inspiegabili rallentamenti si alternano evoluzioni imprevedibili dello sviluppo degli eventi, come quando K. cerca di parlare con il potente Klamm ma non ci riesce in alcun modo perché Klamm, già membro influente del castello, può essere visto solo da chi vuole lui.

La fattoria degli animali – George Orwell

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Consigliamo 1984 di Orwell


La fattoria degli animali è uno dei massimi capolavori della prosa letteraria del XX secolo, scritto da George Orwell e pubblicato in Inghilterra nel 1945, quando l’Inghilterra e l’Unione Sovietica erano paesi vincolati da patti di alleanza durante il secondo conflitto mondiale.

Il romanzo breve è ambientato in una fattoria inglese in un periodo storico non precisamente collocato. La fattoria padronale, così chiamata al principio, era di proprietà di un certo Jones, uomo rozzo e dai modi brutali. Gli animali furono chiamati a raccolta dal vecchio verro, il Vecchio Maggiore, un grande maiale dalle lunghe zanne, ormai al termine della vita e con alle spalle una vita onorata, spesa nel migliore dei modi, almeno per quelli relativi all’esistenza di un suino. Costui inizia un discorso destinato ad avere un grande seguito nella coscienza e nell’immaginazione: gli animali sono sfruttati, senza un avere, senza una speranza. Questo è colpa del sistema repressivo e organizzativo imposto dall’uomo:

Uno scrittore singolare: Joseph Conrad

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Il mare si stendeva lontano, immenso e caliginoso, come l’immagine

della vita,con la superficie scintillante e le profondità senza luce”.

                                                                                                                 J. Conrad

Introduzione

Fino alla prima metà del Novecento Conrad era considerato uno scrittore di storie di mare, sotto il segno dell’ esotismo e del pittoresco. Veniva visto sotto l’etichetta riduttiva di un “Kipling dei mari del Sud”, mentre oggi è riconosciuta la complessa problematica della narrativa conradiana.

Conrad2

Caso più unico che raro, Joseph Conrad diventa un maestro della letteratura inglese, scrivendo in una lingua non sua, appresa quando era già adulto. Il suo tema fondamentale è la solitudine dell’individuo, in balìa dei colpi ciechi del caso, di cui il mare è spesso eletto a simbolo. I suoi personaggi sono spesso collocati in situazioni isolate o confinate. L’eroe solitario di Conrad è quasi sempre un fuggiasco o un reietto, segnato dalla sventura o dal rimorso, stretto parente dell’angelo caduto caro ai romantici, che conquista la sua identità affrontando con stoicismo le prove che il destino gli riserva. Conrad ha scritto romanzi e novelle dove è rappresentata la lotta dello spirito umano in un universo indifferente, con una prosa originale che introduce nella letteratura inglese una tragica sensibilità di tipo non inglese.

L’isola del tesoro – Robert Luis Stevenson

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Consigliamo l’immortale Dottor Jeckyll e Mister Hyde


L’isola del tesoro è un romanzo di Robert Luis Stevenson, edito nel 1883. Esso occupa un posto unico all’interno dei classici della narrativa di ogni tempo e di ogni società. Ben al di là di un semplice romanzo d’avventure per ragazzi, esso rientra all’interno di quei lavori che, grazie al genio di uno solo, hanno nobilitato tutta l’umanità.

Lo strano caso del dottor Jeckyll e del signor Hyde – Robert Luis Stevenson

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Consigliamo L’isola del tesoro di Stevenson


Sebbene io fossi intimamente doppio, non ero in nessun caso un ipocrita; questi miei due aspetti erano perfettamente in pace fra loro; ero sempre me stesso, sia quando mettevo da parte ogni ritegno e sprofondavo nel fango, che quando mi affaticavo, alla luce del giorno, per il progresso della scienza o per alleviare la sofferenza e il dolore.

Robert Luis Stevenson

Londra, XIX secolo. Il signor Utterson passeggia placido con un suo amico. Entrambi sono persone pacate, silenziose, normali, prive di interessi perché potrebbero condurli in luoghi sconvenienti. La loro condizione abituale è quella di vivere, e rivivere ogni giorno la vita del giorno precedente. Utterson è lo specchio della sicurezza della vita quotidiana, ancorata alle rutine e alle virtù che conducono un uomo ad essere un’entità qualunque. Però l’esistenza di Utterson verrà minata dalla curiosità: il signor Enfield, l’amico, gli racconta uno strano accadimento. Qualche tempo prima aveva incontrato un uomo deforme, ma la cui deformità non stava nell’aspetto quanto nello spirito: egli era capace di trasmettere un senso di genuina repulsione al solo sguardo. Quest’uomo dall’aspetto ripugnante è il signor Hyde. Costui aveva la capacità di lasciare profondamente disgustati gli astanti, per quanto costoro non potessero in prima istanza afferrarne il motivo: 

La sorellina – Raymond Chandler

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Consigliamo La finestra sul vuoto di Chandler


Ritornai nella grande sala e tastai la rivoltella che aveva appena sparato. Era abbastanza fredda. Quanto al signor Steelgrave, cominciava ad aver l’aria di voler rimanere morto in definitiva.

Raymond Chandler

Il detective Philip Marlowe viene assunto da una giovane ragazza dai modi affettati, convenzionali e piuttosto premurosa sottopelle. La giovane è “la sorellina” di Orrin Quest, un giovanotto apparentemente ben avviato e che, invece, finisce su una strada piuttosto pericolosa, in un giro di malviventi. Marlowe è incaricato di ritrovare Orrin, il quale, con la sua assenza e con il suo silenzio, ha lasciato madre e sorella in grandi ambasce. Ma subito Marlowe si rende conto di trovarsi impelagato in un caso assai pericoloso: ritrova cadaveri e morti ammazzati, quasi fosse una cosa normale. Il tutto solo per venti dollari. Ce la farà?

L’educazione sentimentale – Gustav Flaubert

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Consigliamo Madame Bovary di Flaubert


L’educazione sentimentale è un romanzo scritto da Gustave Flaubert. Esso narra le vicende private del signor Frédéric Moreau, giovane della piccola aristocrazia francese. L’educazione sentimentale inizia con il giovane Moreau e con l’amico Deslauries che si rincontrano, dopo anni di separazione. Entrambi lasceranno la provincia per andare a vivere nella capitale, sebbene Moreau e Deslauriers avranno un diverso destino, perché diversi nei desideri. Moreau va alla ricerca del grande amore, mentre Deslauriers va in cerca del potere. Moreau troverà subito l’oggetto dei suoi desideri incarnata nella figura della donna-madre, la signora Arnoux, che fa la sua comparsa sin dalle prime pagine del romanzo e rimarrà avvinghiata alla vita di Moreau (e alla immaginazione del lettore) per tutte le pagine de L’educazione sentimentale.

Lord Jim- Joseph Conrad

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E tuttavia l’umanità stessa, procedendo nel suo cieco cammino, non è forse spinta da un sogno della propria grandezza e del proprio potere sui bui sentieri dell’eccessiva crudeltà e della dedizione eccessiva? Che altro è, dopo tutto, il perseguimento della verità?[1]

Joseph Conrad

Jim è un ragazzo dotato di caratteristiche fuori dall’ordinario. Tutti glielo riconoscono. In particolare, egli è una di quelle persone a cui si ripone volentieri fiducia. Eppure c’è qualcosa nel suo passato che costituisce un precedente inquietante, macchia sufficiente a costituire il dubbio permanente sulla sua reputazione. Jim era un sognatore, un romantico, convinto di poter vincere ogni avversità, di non aver paura di nessuna possibilità perché già prevista, già vagliata dalla sua mente. In se stesso costruiva mondi, avventure concrete nelle quali egli era il protagonista e grazie alle quali avrebbe dimostrato al mondo il suo valore:

In momenti del genere i suoi pensieri erano colmi di imprese valorose: amava quei sogni e il successo delle sue gesta immaginarie. Erano la parte migliore della vita; ne erano la verità segreta, la realtà nascosta. Avevano una splendida virilità e il fascino delle cose vaghe; gli passavano davanti con passo eroico; si portavano via la sua anima e la ubriacavano con il filtro divino di una fiducia illimitata in se stessa. Non c’era niente che lui non potesse affrontare. Era così soddisfatto dell’idea che sorrideva, pur continuando meccanicamente a guardare davanti a sé; e quando gli accadeva di girarsi indietro vedeva la striscia bianca della scia che la chiglia della nave disegnava in linea retta sul mare, come la matita aveva tracciato quella riga nera sulla carta.[2]

Il popolo degli abissi – Jack London

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Consigliamo – Martin Eden a cura di Francesco W. Pili


Nella prefazione della Robin Edizioni vien detto che il Popolo degli abissi risulta un’opera dimenticata. Altrove, in rare recensioni su internet, ci si imbatte nelle parole “opera sconosciuta”, “opera misconosciuta”. Insomma del Popolo degli abissi dell’intramontabile London, il lettore italiano, ne sa veramente poco. È per questo che mi son voluto cimentare nella lettura di questo libro, che nasce come reportage, si sviluppa come reportage, ma che, soppesata la natura dello stile, non mi sbaglio a definire ‘romanzo’. Romanzo d’inchiesta, volendo dare un appellativo al genere in modo più stringente.