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Leggere il linguaggio della moda (P1)

Cathleen Naundorf, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

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Consigliamo Leggere il linguaggio della moda


Introduzione e premesse

Fissiamo subito alcune premesse di questa analisi Leggere il linguaggio della moda: (a) essa ha una utilità prettamente descrittiva, non si impegna in una disamina morale di quanto viene analizzato ed ha, così, uno scopo puramente scientifico. Questa postilla e premessa generale ci scongiurerà da considerazioni eventuali di natura morale. Va detto che ciò che rientra nell’esibizione è un contenuto moralmente carico e passibile di una indagine morale, come implicitamente si può evincere da alcuni richiami kantiani. Ma non era questo il nostro scopo, perché su questo io penso che ciascuno debba essere libero di farsi una sua opinione. A condizione che, appunto, se ne faccia una.

(b) La seconda premessa è che lo studio qui effettuato riguarda una disciplina estremamente complessa perché investe la totalità dell’essere umano. L’esibizione, cioè la configurazione dell’apparenza del soggetto rispetto ad un secondo soggetto definito come osservatore, attiene all’integralità dell’essere umano. Sicché cercare di mostrare il senso e il significato dell’esibizione riguarda in qualche modo un’area estremamente vasta e difficile da contenere ed impossibile da esaurire. Di questo il lettore ci scuserà: ognuno deve fare i conti con la propria limitazione, sicché noi siamo pronti a riconoscere i limiti stessi del nostro lavoro.

(c) La terza ed ultima premessa riguarda il debito verso il pensiero di Roland Barthes. Egli è indubbiamente stato il precursore di questa analisi ed è impossibile qui esprimere le molteplici intuizioni che abbiamo ripreso da lui, almeno nella lista di saggi presenti in The Language of Fashion, una traduzione in inglese di alcuni suoi lavori dedicati al sistema della moda, su cui dedicò un’intera monografia. Va detto che Barthes talvolta sembra troppo semiologo per essere anche filosoficamente interessante o, per meglio dire, se si fosse per un momento dimenticato di essere principalmente impegnato su un versante, ne avrebbe guadagnato in generalità. Ma questo è solo dovuto al fatto che il suo lessico attinge ad un linguaggio particolare, sicché va detto chiaramente che egli fu senza dubbio un pensatore lucido e brillante, almeno nelle sue analisi della moda.

Premesse a parte, questa analisi vuole cercare di inquadrare filosoficamente il fenomeno della moda. Che si tratti di filosofia e non di moda è evidente sin dalla struttura dell’articolo. Ad ogni modo, se Roland Barthes fu accusato di noia, cioè di aver scritto un testo che non rende giustizia alla frivolezza del tema, vale qui la pena di scusarlo per una semplice ragione. A me non pare affatto che il tema sia frivolo, perché chi lo concepisce come tale sta considerando solamente una parte della natura della cosa, cioè i sorrisi nelle réclame. L’esibizione dell’essere umano è una cosa tremendamente seria sia per lui che per la sua comunità di riferimento, sicché se uno vuole trattare il tema in modo tragico, semiologico o filosofico, è pienamente legittimato a farlo. Al limite non avrà molti lettori. Pazienza, non tutto si misura, come i soldi, in milioni. Inoltre, chi si vuole divertire, ha mille modi più efficienti che la lettura di simili lavori per trovare soddisfazione. Per fortuna, essi servono principalmente ad altro. E’ anche lecito avere uno sguardo attento rivolto ad un simile tema.

La moda è qui intesa come una sotto-parte dell’insieme dell’esibizione. Essa riguarda la produzione di vestiti, principalmente, e di prodotti di make up, collateralmente. In realtà, moda e trucco sono solo due parti della più generale esibizione dell’essere umano, che riguarda anche altri fattori. Di tutto questo si tratterà specificamente. In generale, dunque, il problema profondo è capire la logica di riferimento a cui gli esseri umani si sottopongono e a cui sono sottoposti nel momento in cui vivono in società. Dunque, vestiario e trucchi sono parte del suo armamentario. Essi sono autonomi ma non indipendenti e non escludono neppure forme estreme di esse, come l’intervento chirurgico, se questo è riconosciuto idoneo per risolvere un peculiare aspetto dell’esibizione umana.

Questo lavoro si colloca alla fine di una serie di riflessioni che sono riportate parzialmente in bibliografia. E’ stato un viaggio, probabilmente ancora non terminato, su tutto quanto ho sempre riconosciuto come poco interessante, per delle ragioni che non ho alcun diritto di riportare. Detto questo, la mia intenzione è principalmente quella di capire ciò che non sono mai del tutto riuscito a comprendere. E probabilmente ci sono ancora degli aspetti oscuri, che verranno prima o poi colmati. Ma posso dire che effettivamente penso di aver fatto alcuni passi in avanti verso una maggiore comprensione di un aspetto dell’essere umano che ha un’importanza capitale per esso e quasi nessuno per me.

[Per chiunque voglia scaricare l’articolo integrale: The system of fashion]


Giangiuseppe Pili

Giangiuseppe Pili è Ph.D. in filosofia e scienze della mente (2017). E' il fondatore di Scuola Filosofica in cui è editore, redatore e autore. Dalla data di fondazione del portale nel 2009, per SF ha scritto oltre 800 post. Egli è autore di numerosi saggi e articoli in riviste internazionali su tematiche legate all'intelligence, sicurezza e guerra. In lingua italiana ha pubblicato numerosi libri. Scacchista per passione. ---- ENGLISH PRESENTATION ------------------------------------------------- Giangiuseppe Pili - PhD philosophy and sciences of the mind (2017). He is an expert in intelligence and international security, war and philosophy. He is the founder of Scuola Filosofica (Philosophical School). He is a prolific author nationally and internationally. He is a passionate chess player and (back in the days!) amateurish movie maker.

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