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6. Gli elementi dell’esibizione: copertura, moltiplicazione di potenza, segnali e marcatori

Cathleen Naundorf, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

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Tutto quello che rientra all’interno dell’esibizione può essere distinto in vari modi. In questa sede, distinguiamo i vari tipi di caratteristiche di un oggetto che un soggetto può utilizzare in funzione di una sua intenzione. Innanzi tutto, un elemento può avere una funzione protettiva. Nel caso del vestito è tipicamente una copertura dalle intemperie ma anche il contenimento della propria sessualità. Può variare il livello di tolleranza, ma esiste sempre (credo) un limite alla sessualità, imposta dalla società. A parte il divieto dell’incesto, che è il primo e fondativo riconoscimento di civiltà (in tutte è presente), a me risulta che nessuna società ammetta la possibilità di vivere completamente nudi, anche quando a protezione dei genitali ci fosse soltanto una foglia di fico. Questo perché il vestito qui è il segnale di un limite. Il sesso è per definizione una attività indispensabile ed universale, ma proprio per la sua delicatezza (sia da un punto di vista igienico che da un punto di vista sociale) ha dei limiti.

Anche oggetti che non sono abiti possono comunque essere delle coperture. Ad esempio, gli occhiali da sole non esistono in molte società e non sono così utili da essere indispensabili. Tuttavia, essi sono un’indubbia protezione per chi li indossa o una comodità, cioè un oggetto che agevola le funzioni ordinarie di vita (vista).

Gli occhiali da sole sono un ottimo esempio di oggetto con più caratteristiche. Esso, infatti, ha chiaramente una funzione protettiva, ma è anche altrettanto chiaro che essi siano o possano essere anche un moltiplicatore di potenza mentale, cioè un oggetto che se indossato aumenta la confidence sociale dell’indossatore. Essi, cioè, costituiscono una causa fisica per un aumento di potenza psicologica da parte di chi li indossa, le cui ragioni sono principalmente dovute all’idea che l’oggetto venga riconosciuto dagli altri come trofico, socialmente molto positivo o sessualmente appetibile. Un esempio inequivocabile di moltiplicatore di potenza sono le scarpe con i tacchi (Pili (2016)). In definitiva, dunque, l’oggetto-moltiplicatore di potenza non sfrutta tanto le proprietà primarie dell’oggetto, quanto le proprietà secondarie associate dalle persone. I moltiplicatori di potenza sono tali proprio perché il soggetto induce un senso di potenza maggiorata perché crede che la maggioranza delle persone gli attribuisca nuove proprietà in base a quell’oggetto.

I tacchi, poi, hanno un’altra ragion d’essere. Essi sono degli oggetti utili per lanciare messaggi. Essi, cioè, sono un segnale. Un segnale è tipicamente qualcosa che di per sé non ha alcun significato. Una spia rossa che non rimandi a qualcos’altro è una luce priva di utilità. Ma se al segnale si associa qualcosa, ecco che il segnale può essere molto utile. Per esempio, può evitarci di rimanere senza benzina. Ora, una scollatura può essere un segnale chiaro (può anche non esserlo), come può esserlo l’anello nel dito giusto (perché un anello che non sia all’anulare può avere un significato puramente estetico o di moltiplicatore di potenza mentale). La fede è appunto un segnale, perché esso è un oggetto privo di significato intrinseco, come ogni altro elemento del vestiario. Esso collateralmente è anche una protezione indiretta (giacché dovrebbe anche servire ad aumentare la probabilità che la persona mantenga il suo impegno nuziale, segnalando agli altri che si è già riempito il vuoto). Tuttavia è una protezione a condizione che sia un segnale.

Esistono infiniti segnali, perché le persone possono voler segnalare le cose più diverse e lo fanno in base alle loro esigenze e ai loro desideri. Naturalmente, come una spia può essere rotta o inaffidabile, i segnali possono fallire nel loro intento e mostrano, proprio nel caso di fallimento, quanto importante sia l’osservatore all’interno dell’esibizione perché un segnale non ha alcun senso se non perché c’è qualcuno che non solo è in grado di vederlo ma anche di leggerlo, cioè di interpretarlo correttamente. Da qui il divertente fatto che alcuni si lamentano che “x deve avere qualche problema, visto che ormai dovrebbe aver capito che io penso P: segnali gliene ho mandati a sufficienza”. Ma il sistema segnaletico non è un sistema proposizionale, sicché i significati sono assenti ovvero, sono soltanto quelli ipotizzabili o attribuibili alla persona.

Va notato che una delle ragioni della pochezza del mondo dell’apparire si fonda, secondo i critici, proprio sul fatto che i segnali sono molti e non veicolano alcun significato. Ovvero, essi non sono simili ad una proposizione munita di senso e significato. Essi non rimandano a nulla, non ci danno alcuna visione del mondo. Possono indurla ma non la significano. Se c’è, quella visione del mondo è solamente mascherata in modo che si mostri per via inferenziale allo spettatore. Il che significa che il tempo speso nella costruzione dei segnali, che richiede un addestramento specifico e selettivo, svia inevitabilmente dalla costruzione dei significati a cui quei segnali dovrebbero rimandare. Non è un caso, infatti, che una suora di per sé appaia come tale e la sua visione del mondo è palesata attraverso l’abito. Ma se lo spettatore non coglie il segnale, cioè non sa che l’abito di una suora mostra il suo essere suora, allora esso fallisce nel rimandare alla visione del mondo della suora. Infatti, l’abito monastico è utile proprio perché solleva chi lo indossa dal costruirsi un modello ad hoc che rimandi alla sua visione del mondo che, si suppone, sia codificabile dall’insieme di credenze condivise nello spazio sociale.

Infine, esistono i marcatori. I marcatori sono degli oggetti capaci di evidenziare una certa caratteristica che il soggetto vuole saliente. Questo si vede molto bene nel trucco delle sopracciglia. Rifarsi le sopracciglia serve principalmente a marcare un’espressione della persona che assume una certa disposizione standard nei confronti degli altri. Perché? Perché le sopracciglia hanno come scopo principale (da questo punto di vista) quello di marcare una certa espressione. Va da sé che i marcatori possono essere di diverso genere, cioè passano dal vestito e arrivano ai gioielli (una collana in una scollatura o un tatuaggio in un braccio muscoloso etc.).

Si faccia caso che tutte queste caratteristiche non sono proprietà di insiemi equivalenti. Infatti, ciò che protegge può essere incapace di moltiplicare potenza mentale e viceversa. I tacchi sono pericolosi per la salute, ma dovrebbero essere efficienti moltiplicatori di potenza mentale. E così via. Tutte queste cose contribuiscono a formare l’esibizione. Non tutte sono necessariamente presenti, ma almeno una deve comparire. Concludendo, qualsiasi oggetto che sia all’interno del mondo dell’esibizione ha almeno una di queste funzioni, al più tutte ma mai nessuna.

[Per chiunque voglia scaricare l’articolo integrale: The system of fashion]


Giangiuseppe Pili

Giangiuseppe Pili è Ph.D. in filosofia e scienze della mente (2017). E' il fondatore di Scuola Filosofica in cui è editore, redatore e autore. Dalla data di fondazione del portale nel 2009, per SF ha scritto oltre 800 post. Egli è autore di numerosi saggi e articoli in riviste internazionali su tematiche legate all'intelligence, sicurezza e guerra. In lingua italiana ha pubblicato numerosi libri. Scacchista per passione. ---- ENGLISH PRESENTATION ------------------------------------------------- Giangiuseppe Pili - PhD philosophy and sciences of the mind (2017). He is an expert in intelligence and international security, war and philosophy. He is the founder of Scuola Filosofica (Philosophical School). He is a prolific author nationally and internationally. He is a passionate chess player and (back in the days!) amateurish movie maker.

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