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Scuolafilosofica Posts

La filosofia e il linguaggio politico cinese. La riscoperta di Confucio e i limiti filosofici della nostra comprensione della Cina [3/3]

Longhua Temple, Shanghai, China
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Xi Jinping e il discorso politico cinese: Confucio o Han Fei?

Prima di affrontare l’analisi della filosofia politica di Xi Jinping, è necessario chiarire cosa significhi oggi recuperare il pensiero dei filosofi del passato in chiave politica. Le motivazioni principali che spingono a una “rinascita” filosofica nella politica contemporanea sono essenzialmente due: da un lato, ottenere una forma di legittimazione attingendo a un passato considerato glorioso; dall’altro, delineare un modello politico da attualizzare con intenti programmatici. Questi due obiettivi, nella prassi politica, tendono spesso a sovrapporsi. La storia offre numerosi esempi in cui sia i regimi totalitari (si pensi all’uso strumentale che il nazismo fece della filosofia tedesca ottocentesca), sia le democrazie (talvolta richiamandosi proprio agli stessi autori), hanno attinto selettivamente e con finalità politiche al patrimonio filosofico del passato.

La pedagogia non è puericultura!

Abstract: L’articolo mira ad evidenziare il legame tradizionale esistente tra la pedagogia l’epistemologia e la logica, una relazione poco conosciuta. Un’alleanza che si oppone a concezioni ingenuamente naturali e intuitive dello sviluppo umano che travisano la pedagogia e l’azione educativa riportandola a facili concetti di cura, di mera relazione individuale o alla puericultura.

Lo stereotipo che riduce la pedagogia alla prassi di cura e accompagnamento dei bambini, si riporta al senso evocato dal nome stesso, che ha radice in paìs, “ragazzo”, e agogòs “colui che conduce”. Il pedagògo era infatti, nell’antica Atene, colui che aveva il compito di accompagnare i fanciulli a scuola, in palestra, a teatro. Nella concezione comune, questo significato pare aver messo radici e nonostante più di due millenni siano trascorsi, la pedagogia sembra essere connotata essenzialmente da significati pratico-esperienziali.

Desiderio e Contrappunto: la Psicoanalisi come Filosofia del Tempo Interiore

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Introduzione 

In un’epoca in cui il tempo è frammentato, accelerato, continuamente interrotto da impulsi e notifiche, ripensare il desiderio alla luce della psicoanalisi e della filosofia significa  interrogare l’essere umano nella sua essenza temporale più profonda. Il desiderio non è una  meta, né un oggetto possedibile: è ciò che ci struttura, che ci costituisce nella mancanza,  come scriveva Lacan, e che si ripete come un’eco nella storia dell’inconscio. Ma questa ripetizione, lungi dall’essere circolare, ha la struttura complessa del contrappunto: voci interiori che si sovrappongono, si rincorrono, si oppongono, e talvolta si accordano senza mai farsi unità.

La musica – e in particolare la forma contrappuntistica – ci offre una metafora potente del funzionamento psichico. Come nella fuga bachiana, l’io non si esprime in un monologo  lineare, ma in una polifonia di elementi dissociati, in tensione costante. Ogni sintomo, in questa prospettiva, è un frammento melodico ripetuto, deformato, variato. L’inconscio non parla, canta. E canta sempre la stessa assenza: quella dell’oggetto che manca e che fonda il desiderio.

La filosofia e il linguaggio politico cinese. La riscoperta di Confucio e i limiti filosofici della nostra comprensione della Cina [2/3]

Chinese Emperor Fu Hsi, wearing traditional costume, holding the ‘Yin-yang’ symbol;
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La filosofia politica cinese contemporanea: Rinascimento Confuciano e proposta di un modello ibrido.

 

Offrire una panoramica esaustiva del pensiero filosofico-politico cinese in poche righe sarebbe non solo inefficace, ma anche riduttivo e irrispettoso verso la complessità e la profondità di questa tradizione. Tuttavia, alcuni aspetti fondamentali devono necessariamente essere introdotti per poter proseguire in modo rigoroso l’analisi del problema.

In primo luogo, prenderemo in esame lo status attuale della filosofia cinese nel panorama intellettuale globale. In seguito, si analizzerà, in termini generali, il fenomeno socioculturale della riscoperta e della riattualizzazione del pensiero confuciano all’interno della politica cinese contemporanea. Infine, l’attenzione sarà rivolta ai più recenti sviluppi teorici del cosiddetto “modello politico confuciano”, proposto come possibile risposta alla crisi delle democrazie liberali.

La filosofia e il linguaggio politico cinese. La riscoperta di Confucio e i limiti filosofici della nostra comprensione della Cina [1/3]

Confucius by Wu Daozi – Louis Le Grand, 29 novembre 2012, https://www.worldhistory.org/image/970/confucius-by-wu-daozi/

Definire il problema: l’analisi filosofico-politica della Cina e l’eurocentrismo filosofico nelle relazioni internazionali.

Nell’analisi filosofico-politologica del mondo contemporaneo, e in particolare nelle riflessioni sulla politica internazionale e sulla diplomazia, persiste in Occidente un profondo bias cognitivo e culturale nei confronti del mondo asiatico. Questo limite si rivela in modo particolarmente evidente nel caso della Cina, destinata secondo molti a diventare la maggiore potenza globale del XXI secolo. La scarsa familiarità con la tradizione filosofico-politica cinese produce fraintendimenti sistematici, sia nell’interpretazione delle dinamiche interne del potere cinese sia nella valutazione delle sue scelte strategiche in ambito internazionale. Quando si tratta di analizzare il contesto politico occidentale, si ricorre con disinvoltura a categorie concettuali appartenenti alla nostra tradizione filosofica – da Hobbes a Locke, da Machiavelli a Jefferson – generando un discorso ridondante e cristallizzato, spesso incapace di produrre reali chiavi di lettura della complessità contemporanea. Al contrario, quando si osserva la Cina, l’assenza di una solida conoscenza della sua cultura filosofico-politica porta a una lettura superficiale ed “esotica” del suo vocabolario filosofico. In questo quadro, l’uso pubblico che Xi Jinping e il Partito Comunista Cinese fanno di Confucio rappresenta un caso emblematico. Il richiamo alla tradizione confuciana viene spesso interpretato in Occidente come un’operazione estetica o propagandistica, senza coglierne la funzione reale nella costruzione di un modello politico autoritario, ma culturalmente radicato. L’obiettivo di questo studio è duplice: da un lato, analizzare criticamente l’uso politico della tradizione confuciana nella Cina contemporanea, con particolare attenzione ai discorsi ufficiali di Xi Jinping; dall’altro, interrogarsi su come questa ripresa selettiva e ideologizzata della filosofia classica sia inquadrabile all’interno della tensione tra confucianesimo e Legalismo, prendendo come riferimento il pensiero di Han Fei. Il confronto tra Confucio e Han Fei consente di evidenziare come il potere cinese contemporaneo si muova tra due poli: da un lato, l’ideale armonico e gerarchico del primo; dall’altro, il pragmatismo autoritario del secondo.

La musica e il rapporto con il testo in Schönberg

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Nel 1911 Schönberg entra in contatto con il pittore espressionista Wassili Kandinsky che, dopo aver ascoltato alcune composizioni del musicista viennese a Monaco, era rimasto così entusiasticamente colpito dalla sua musica, innovativa e dissacrante, da inviargli una lettera di ammirazione, in cui sottolineava anche quante affinità ci fossero tra il suo modo di fare musica e lo stile pittorico di Kandinsky stesso. Nacque, dunque, tra i due innovativi artisti un’amicizia che ebbe lunga durata e che stimolò più di una proficua collaborazione, la più importante delle quali è forse quella legata al volume Der blaue reiter, curato da Kandinsky stesso e dal collega pittore F. Marc, vero e proprio manifesto teorico dell’espressionismo nelle arti figurative. A questo volume Schönberg contribuisce, sollecitato dai due curatori, con due autoritratti (in quegli anni Schönberg si diletta, infatti, anche di pittura, e dipinge quadri piuttosto originali), con il facsimile della sua composizione Hergewächse op. 20, ma soprattutto con un breve scritto di teoria musicale, che si rivela da subito molto importante: Il rapporto con il testo.

VENERE IN CORNICE – Una galleria futuristica fra il sorriso ed il sorseggiamento / A futuristic gallery between the smile and the sipping

Per Fillia, esteticamente al futurismo, la pulsazione d’una macchina da caffè espresso, col metallo argenteo che rinnova il belletto bianco, ha più carica espressiva degli occhi femminili. Ma tipicamente si genererà una situazione da corteggiamento! Alice posa innanzi ad una versione per la celebre scultura al futurismo di Umberto Boccioni dal titolo Forme uniche della continuità nello spazio. Trattasi d’un evento speciale, per la galleria d’arte che lei dirige. Alice veste una giacca bianca, e curiosamente riconfigurabile a moka. La mano destra sul fianco si percepisce a mediare tra il sorriso ed il sorseggiamento, se un critico d’arte deve approvare l’opera al fine di spiegarla. La scultura di Umberto Boccioni ha una sua aerodinamica, nella sicurezza di plasmarsi. Ma quella avrà la tonalità del caffè? Così il braccio destro sarebbe ruotato per una torrefazione. La bellezza genericamente si percepisce aromatica.

L’Europa a lezione dalle Unioni di Comuni: un modello realistico per la politica estera e non solo

Nelle ultime settimane, il conflitto tra Iran e Israele ha riportato al centro del dibattito il ruolo dell’Unione Europea nei grandi scenari geopolitici. La crisi in corso, con attacchi reciproci, vittime civili e un cessate il fuoco fragile mediato da attori esterni, dimostra quanto sia ancora debole la capacità dell’Europa di proporsi come soggetto strategico autonomo.

La questione non è solo militare o diplomatica: è una questione di struttura. L’Unione Europea, così com’è oggi, ha fondamentali difficoltà a comportarsi come una potenza centralizzata sul modello statunitense. La sua architettura è fatta di Stati con storie, interessi e sensibilità diverse. Il sogno di un governo federale unitario, se mai è stato realistico, appare oggi superato dagli stessi meccanismi della storia. Sebbene vi siano strumenti e istituzioni profondamente centralizzate, per vari motivi, sono ancora i capi di governo a dettare l’indirizzo strategico di ciascun stato membro e proprio in virtù di questo potere tendono ad instaurare alleanze cruciali che non necessariamente sono incluse nel perimetro dell’Unione.

[Recensione] Antonio Rinaldis – Nuove lezioni di filosofia. I temi fondamentali del pensiero umano (Diarkos, 2025)

Copyright: Diarkos Editore, https://diarkos.it/index.php?r=catalog%2Fview&id=321

Nel tentativo di proporre voci e parole nuove nell’ambito del dibattito filosofico, plurisecolarmente e polifonicamente articolato e sviluppato, è talvolta necessario sovvertire l’impostazione manualistica che passa in rassegna, spesso cronologica, i pensatori, esaminando i loro lasciti e le loro ideologie, e proporre invece una  disquisizione che parta dai grandi temi che interessano l’animo umano, volente o nolente, per poi addentrarsi nelle singolarità dei filosofi che ne hanno dibattuto.

La crisi dei linguaggi artistici

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La Vienna di fine Ottocento – inizio Novecento, definita anche come la Città dei Sogni, può essere considerata la città – simbolo di un periodo storico che si delinea inquieto e sull’orlo di grandi cambiamenti; non è un caso che Karl Kraus nel 1914 la descriva acutamente come “il terreno di prova per la distruzione del mondo”[1]. La società tardo-asburgica e Vienna in particolare, rispecchiano bene, infatti, la crisi di “una società in cui tutti gli strumenti, o i mezzi di espressione – dal linguaggio dei politici ai principi del disegno architettonico – avevano apparentemente perso contatto con i loro “messaggi” prestabiliti, ed erano stati privati di ogni capacità di svolgere le loro funzioni peculiari.”[2] La nuova cultura che si sta sviluppando è, quindi, quella del “…“modernismo” dell’inizio del secolo XX espresso da uomini come Sigmund Freud […], Adolf Loos, Oskar Kokoschka e Ernst Mach.”[3]