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Rivoluzione – Dalla parola alla storia

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Le origini della parola rivoluzione e il suo iniziale significato sono da ricercare nel sostantivo latino “revolutio” e nel corrispettivo verbo “revolvere”, ritorno e ritornare. Sul piano concettuale questi termini discostano dal significato moderno; infatti si indica con rivoluzione un cambiamento.

Storicamente la parola ha subito un radicale spostamento semantico: i movimenti copernicani, i cosiddetti movimenti di rivoluzione, sono una precisazione del significato antico, e lo stesso ritorno al passato e (restaurazione) era proprio indicate come rivoluzione.

Con la rivoluzione Francese si ha il definitivo spostamento di significato terminologico, e solo successivamente si ha la creazione di una teoria delle rivoluzione. Quindi si possono considerare dei fenomeni relativamente recenti. Infatti la prima vera è quella inglese a cui poi molte altre si ispireranno;  le relative teorie arriveranno solo nel 1800 con Tocqueville prima e  Marx poi.

La rivoluzione è un cambiamento radicale di un certo sistema attraverso metodi variabilmente violenti. Per cambiamento si intende uno stravolgimento della visione, percezione del sistema, uno stravolgimento della modalità di azione e modificazione del sistema stesso. Per sistema invece si intende il campo in cui avviene la rivoluzione. Come si noterà più avanti le stesse si verificano in ambiti diversi. Per metodi variabilmente violenti si intendono invece le modalità utilizzate dai rivoluzionari per arrivare al cambiamento radicale. Storicamente parlando si distinguono tre diverse tipologie: politiche, culturali e tecnologiche, o, più precisamente, scientifiche, nel senso più lato del termine.

Le rivoluzione politiche sono il cambiamento della classe politica dirigente di un paese per mezzo dell’uso sistematico della violenza illegale anche solo da una parte della popolazione. Queste sono quelle che coinvolgono maggiormente la generalità delle persone in quanto le ripercussioni su questo sono molto notevoli perché generalmente alle rivoluzione ne partecipa una buona parte. A questo gruppo si possono  associare i più grandiosi esempi delle stesse: l’inglese, l’americana, la Francese. Le rivoluzione culturali sono invece quelle che interessano il mondo culturale e scientifico: la rivoluzione scientifica di Galileo, l’elaborazione della teoria della relatività di Einstein o la creazione da parte di alcuni matematici di geometrie differenti da quella euclidea ne è sono esempi.

Le rivoluzione tecnologiche riguardano invece le tecniche di produzione di qualsiasi tipo di prodotto, queste presuppongono un miglioramento, un progresso, una modernizzazione del sistema, cosa che purtroppo non avviene quasi mai negli altri generi di rivoluzione. La rivoluzione industriale inglese del 1700/800 circa ne è l’esempio più classico.

Le rivoluzione infine vanno distinte dai colpi di stato, fenomeni di dimensioni più ristrette, poiché avvengono tra solo a livello di èlite politiche, unità decisamente piccole. oltre che esse non presuppongono l’uso sistematico della violenza. Le rivoluzioni vanno pure distinte dalle rivolte, fenomeni di piccola portata ma soprattutto che non incidono sul piano generale delle decisioni politiche, in queste infatti si possono anche inserire le rivoluzioni fallite.

Le cause che generano le rivoluzione sono molteplici e variano dalla fattispecie del caso, tuttavia si possono elencare dei fattori in comune tra le varie rivoluzione: ognuna di esse è portata dalla ribellione di una parte offesa da un’altra; vi è lo scontro di centri di poteri, siano essi ben delineati come nel caso di un re, siano essi delineati meno chiaramente come nel caso di una massa di popolazione; sono sempre contestualizzate in un chiaro contesto culturale, come nel caso della rivoluzione francese, dove gli intellettuali prima teorizzano e poi agiscono, in questo sono importanti quindi i lavori dei filosofi e dei letterati in generale che collaborano spesso nella causa.

Gli effetti delle rivoluzione sono ancor di più delle cause anche perché se le cause sono identificabili spesso gli effetti delle rivoluzione sono meno chiari: la rivoluzione è sempre volta ad operare una svolta in ambito politico sociale che sia positivo, un atto per rimodernare lo stato, solamente che per la natura violenta del fenomeno si ottiene spesso l’effetto contrario, è il caso della rivoluzione francese, da una monarchia assoluta si è passati a Napoleone.

Le rivoluzione sono dei fenomeni profondi di movimento sociale dinamismo politico operate tramite metodi violenti e questo fa si che non sempre si riesca a controllarne positivamente gli effetti.


Giangiuseppe Pili

Giangiuseppe Pili è Ph.D. in filosofia e scienze della mente (2017). E' il fondatore di Scuola Filosofica in cui è editore, redatore e autore. Dalla data di fondazione del portale nel 2009, per SF ha scritto oltre 800 post. Egli è autore di numerosi saggi e articoli in riviste internazionali su tematiche legate all'intelligence, sicurezza e guerra. In lingua italiana ha pubblicato numerosi libri. Scacchista per passione. ---- ENGLISH PRESENTATION ------------------------------------------------- Giangiuseppe Pili - PhD philosophy and sciences of the mind (2017). He is an expert in intelligence and international security, war and philosophy. He is the founder of Scuola Filosofica (Philosophical School). He is a prolific author nationally and internationally. He is a passionate chess player and (back in the days!) amateurish movie maker.

One Comment

  1. Tommaso Notarstefano Tommaso Notarstefano 4 Gennaio, 2012

    Carissimo Giangiuseppe,
    ti faccio i miei auguri per l’anno nuovo, e poi complimenti,
    per il nuovo sito, veramente bello e funzionale!!!!!!
    Naturalmente ho provveduto ad aggiornare il vecchio link
    sulla mia Home (sez. Utility e link amici), sono sicuro che ai lettori
    piacerà moltissimo, ti faccio i miei auguri di ogni bene e arrivederci alla prossima!

    Un salutone da Tommaso.

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