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Capitolo 27. Il rapporto dell’uomo con Aurora

Prarthana1830590, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

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Il passo VII,81 del Rg-veda permette al lettore di farsi un’idea abbastanza chiara di quale sia il rapporto dell’uomo con Aurora. Innanzitutto, dobbiamo notare che un tale rapporto si sviluppa in due direzioni: dall’Aurora all’uomo e dall’uomo all’Aurora.

La «splendente figlia del Cielo», disperdendo il buio della notte, porta l’annuncio della luce. È grazie e a partire da Aurora che sulla Terra e sull’uomo si stende un primo velo luminoso. Per ciò è grazie ad essa se all’uomo è permesso vedere. E conoscere, poiché solamente con l’apertura di Aurora all’uomo è data la possibilità di fare esperienza del mondo. Quale esperienza o testimonianza possiamo avere nell’oscurità? Non è forse la testimonianza oculare la più affidabile, almeno per la formazione di quel senso comune da rispettare anche da parte di una mente filosofica? E poi, sarebbe forse possibile la conoscenza nell’amore, la quale, come tutti sanno, si dà per lo più nell’intreccio degli sguardi degli amanti, nella totale assenza di luce?

Guarda ora, la splendente figlia del Cielo si avvicina, / disperdendo il buio della notte così che noi possiamo vedere. / L’amichevole Signora annuncia la luce. […] O gloriosa Aurora, tu porti alla vista la terra / e illumini le alte volte del cielo.

Aurora è una forza dispensatrice di doni. Essa permette il darsi delle condizioni necessarie affinché i desideri dell’uomo possano trovare esaudimento. Non solo essa permette la fondamentale condizione della conoscenza. Aurora, illuminando l’esistente, ne risveglia l’attività. L’uomo chiede la sua parte di luce, chiede in dono gioia, ricchezza materiale e successo, oltreché protezione dai pericoli, ovvero la sconfitta dei nemici. In buona sostanza, l’uomo chiede ad Aurora il raggiungimento del piacere e la lontananza dal dolore.

In relazione a ciò l’uomo si prostra in ringraziamento. Al sorgere delle prime luci, egli rivolge lo sguardo ad Aurora e le dà il benvenuto. Poiché il cammino dell’uomo è parallelo al cammino del Sole (che abbiamo descritto nel capitolo precedente), capiamo come egli, salutando Aurora, saluta, di fatto, la condizione necessaria alla propria esistenza, oltrché l’apertura della propria giornata e della propria attività. La vicinanza tra uomo, azione, conoscenza e luce somiglia alla vicinanza del bambino alla madre, tanto che gli uomini vedici si rivolgono in questo modo ad Aurora:

Noi vogliamo essere tuoi, partecipare delle tue ricompense / Accetta il nostro amore come quello dei figli per la madre.


Francesco Margoni

Assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell’Università di Trento. Studia lo sviluppo del ragionamento morale nella prima infanzia e i meccanismi cognitivi che ci permettono di interpretare il complesso mondo sociale nel quale viviamo. Collabora con la rivista di scienze e storia Prometeo e con la testata on-line Brainfactor. Per Scuola Filosofica scrive di scienza e filosofia, e pubblica un lungo commento personale ai testi vedici. E' uno storico collaboratore di Scuola Filosofica.

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