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8. Le forme a priori dell’esperienza: il tempo

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3.3.2 Il tempo

In Kant, il tempo è una forma dell’esperienza. Esso non è qualcosa di esterno al soggetto. Al contrario, il tempo è qualcosa che fa parte del soggetto e contribuisce alla formazione dell’esperienza insieme allo spazio. Esso è una componente di tutta l’esperienza: “Il tempo è una rappresentazione necessaria, che si trova a fondamento di tutte le intuizioni. Rispetto ai fenomeni in generale, non è possibile sopprimere il tempo come tale, mentre è possibilissimo toglier via tutti i fenomeni dal tempo. Il tempo è un dato a priori” (enfasi aggiunta).[1] Tuttavia, lo spazio è un’intuizione esterna perché esso mostra qualcosa che non è parte del soggetto in quanto tale. Il tempo, invece, è interamente parte del soggetto e, per questo, è chiamato anche “senso interno”: “Il tempo non è un concetto discorsivo, universale, ma una forma pura dell’intuizione sensibile”.[2] In altre parole, tutto si dà nel tempo perché il soggetto stesso proietta il suo tempo ai fenomeni che concepisce e che ordina secondo le sue categorie. Ovvero ogni singola esperienza esiste nel tempo in quanto non potrebbe essere altrimenti: possiamo togliere tutto dal tempo ma non il tempo dal soggetto e, dunque, non dalle sue esperienze.

Il tempo è dunque una successione di istanti. La fisica contemporanea fonda la nozione di “tempo” sull’idea di un misuratore, un cronometro esterno alla nostra mente (che però è implicitamente assunta come misuratore discriminante generale). Per Kant, invece, l’essenza stessa della nozione del tempo è proprio il suo essere “dato a priori”, ovvero indipendentemente dall’esperienza – ma fondamentale per essa: il soggetto è il cronometro dell’universo! Perlomeno di quello che egli riesce a concepire come tale. Come si diceva sopra, la fisica contemporanea invece sposta la nozione di tempo fuori dal soggetto e, per tanto, arriva a concludere che lo spazio e il tempo sono una stessa cosa. Questa nozione apparentemente incomprensibile e aliena alla “intuitività” kantiana è, invece, proprio compatibile con quanto propone Kant, visto che l’esperienza costruita in laboratorio ha una componente temporale e spaziale unite insieme. Tuttavia, c’è un senso più profondo in cui Kant si pone rispetto alla fisica contemporanea, probabilmente.

Si sente dire, dunque, che il tempo è relativo perché il misuratore – il cronometro – è un oggetto fisico soggetto alle leggi di gravità o delle leggi delle particelle e, per tanto, non è un neutrale misuratore universale. Quindi, un anno può misurare diversi fenomeni in base all’osservatore. E questo non è in contrasto con quanto Kant propone. Ma soprattutto, quando gli scienziati ragionano nei termini delle differenze tra misuratori temporali, essi suppongono la loro capacità di compararli rispetto alla loro misurazione intuitiva che, naturalmente è di natura differente e di precisione diversa rispetto alla misurazione con misuratori esterni. Ma questi ultimi fissano soltanto un parallelo, una forma di standard esterno condivisibile per definizione (essendo un oggetto esterno alla mente qualcosa di usabile da più menti), non dicono che la nozione di tempo, per ogni nostra esperienza, non sia data dal senso interno. Tanto che, infatti, il soggetto – scienziato – può arrivare a concludere: ‘Caio va alla velocità della luce e il suo tempo scorre lentamente’ e ‘Tizio va a velocità usuale e quindi il tempo scorre normalmente’ e infine ‘Caio e Tizio sono soggetti a scorrimento temporale differente’. Questo ragionamento è possibile solamente perché lo scienziato sta appunto ponendo le diverse esperienze su una stessa livella temporale: quella intuitiva, ovvero quella del suo orologio temporale interno. Per tanto, la nozione di tempo difesa da Kant non sembra essere scongiurata dalla fisica contemporanea ma, semmai, ne è un implicito presupposto. Ad ogni modo, questa serie di osservazioni mostrano che la questione non può essere risolta all’interno della fisica perché la fisica, in quanto tale, richiede un accordo sulla natura del soggetto che la definisce:

Qui aggiungo inoltre che il concetto di mutamento, e, con questo, quello di movimento (come mutamento di luogo), è possibile solo mediante la rappresentazione del tempo; e che, se questa rappresentazione non fosse un’intuizione (interna) a priori, nessun concetto, qualunque esso sia, potrebbe rendere concepibile la possibilità di un mutamento, ossia del collegarsi in uno e medesimo oggetto di predicati opposti in modo contraddittorio”.[3] E così: “Il tempo è la condizione formale a priori di tutti i fenomeni in generale. Lo spazio, in quanto forma pura di ogni intuizione esterna, è circoscritto, come condizione a priori, ai soli fenomeni esterni.[4]

Quindi, lo spazio fornisce molte più informazioni sul mondo – propriamente è l’unica delle due forme dell’esperienza che fornisce dati che fondano i fenomeni – tuttavia esso non è universale come il tempo, che si applica tanto ai dati di esperienza posti dal senso esterno (lo spazio), sia ai fenomeni interni alla mente, ovvero: le operazioni dell’intelletto e della ragione sono tutte vincolate dall’ordinamento che le pone ad essere rispetto al tempo. La mente ha una sua cronologia. Qualsiasi cosa succeda dentro di essa, essa avviene nel tempo. E non potrebbe essere altrimenti!


[1] Ivi., Cit., p. 106.

[2] Ivi., Cit., p. 107.

[3] Ivi., Cit., p. 107.

[4] Ivi., Cit., p. 109.


Giangiuseppe Pili

Giangiuseppe Pili è Ph.D. in filosofia e scienze della mente (2017). E' il fondatore di Scuola Filosofica in cui è editore, redatore e autore. Dalla data di fondazione del portale nel 2009, per SF ha scritto oltre 800 post. Egli è autore di numerosi saggi e articoli in riviste internazionali su tematiche legate all'intelligence, sicurezza e guerra. In lingua italiana ha pubblicato numerosi libri. Scacchista per passione. ---- ENGLISH PRESENTATION ------------------------------------------------- Giangiuseppe Pili - PhD philosophy and sciences of the mind (2017). He is an expert in intelligence and international security, war and philosophy. He is the founder of Scuola Filosofica (Philosophical School). He is a prolific author nationally and internationally. He is a passionate chess player and (back in the days!) amateurish movie maker.

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