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La guerra di Corea – Steven Hugh Lee

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Coloro che parteciparono al conflitto coreano non hanno ancora siglato un trattato di pace e fino a quando questo non si verificherà, non ci potrà essere un’epoca di pace duratura né per le due Coree né per il mondo intero.

Steven Hugh Lee

Il libro La guerra di Corea intende essere un’introduzione alla storia della guerra tra la Corea del Nord e la Corea del Sud, iniziato ufficialmente nel 1950 e terminato, ufficialmente, nel 1953. Nel libro si ripercorrono le tappe fondamentali che hanno portato all’avvento dello scontro bellico tra le truppe ONU e le truppe nord Coreane e che ha visto la diretta partecipazione delle potenze protagoniste della guerra fredda, USA, URSS e Cina.

Nell’introdzione viene focalizzato il percorso che ha preceduto il periodo di guerra e, in particolare, si precisa il fatto che la guerra di Corea fu, prima di tutto, una guerra civile tra due schieramenti, il fronte nazionalista filooccidentale e il fronte comunista. Questo è un punto effettivamente importante perché, assai spesso (si veda qui) si dimentica nelle ricostruzioni storiche che la guerra di Corea fu prima di tutto lo scontro di due gruppi facenti capo alla medesima nazione. La differenza, in questo, con la coeva e successiva guerra in Vietnam è, però, che la storia della Corea è, in realtà, la storia delle due Coree, laddove per lunghi periodi storici le Coree erano state divise. Ma attorno agli anni cinquanta del XX secolo gli interessi costituiti, a livello sociale ed economico, sia nel nord che nel sud, miravano all’unificazione della Corea. Questo è mostrato proprio dal fatto che tanto i nord Coreani quanto i sud Coreani avevano come principale obiettivo quello di giungere all’unificazione: il problema era rappresentato dalle divergenze sulle strutture politiche che avrebbe dovuto avere il nuovo stato unitario. Questa situazione di divisione interna garantì la possibilità di un intervento polarizzato delle grandi potenze, laddove i nord Coreani si sostenevano sugli aiuti prima dell’URSS e poi della Cina, che intervenne direttamente nel conflitto. I Coreani del sud, guidati dal capo autoritario Syngman Rhee, richiesero l’aiuto degli Stati Uniti che forzarono l’intervento ONU. Le due coree furono divise in aree di influenza separate per URSS e USA sin dal 1943, quando si stabilì, piuttosto arbitrariamente, che il confine sarebbe stato quello del 38° parallelo, scelta motivata, se si vuole, dal fatto che Pyongyang e Seul stavano rispettivamente una sopra e l’altra sotto il succitato parallelo.

Nel primo capitolo Le grandi potenze e le due Coree (1945-1950) viene analizzato l’insieme delle alleanze dei due blocchi contrapposti. Questo primo capitolo non è solo importante per il successivo stato di guerra, ma aiuta ad inquadrare quello che fu il ruolo delle potenze successivamente alla seconda guerra mondiale. Già durante il secondo conflitto mondiale, dopo il 1943, le potenze USA e alleati e URSS andarono reciprocamente a intensificare lo stato di divergenza ideologica. Durante il periodo preliminare della guerra di Corea questa condizione di reciproca ostilità, non più solo latente ma direttamente attiva, andò ad acuirsi fino a giungere al primo scontro armato.

Per le ragioni tratteggiate sopra il secondo capitolo ha un titolo eloquente: La guerra mondiale di Corea (1950-51). Il conflitto prese avvio dall’invasione dei nord coreani, i quali non possedevano grandi risorse meccanizzate ed erano stati incoraggiati all’invasione dopo che Stalin aveva compreso che non ci sarebbe stata una minaccia diretta per l’URSS in caso di estensione del conflitto. Il ruolo di Stalin, all’interno della guerra di Corea e, conseguentemente, all’interno delle relazioni internazionali del periodo, fu determinante. La linea di Stalin fu quella di imporre un controllo diretto e indiretto sulle zone di influenza potenziali nel continente asiatico e in quello europeo. La conseguenza di ciò fu di creare le condizioni per creare la legittimità pubblica necessaria per una politica di contenimento degli Stati Uniti. Questi ultimi, già animati da una profonda ostilità nei confronti del comunismo e dell’ideologia marxista e socialista, considerarono a fondo la lezione degli stati europei alla vigilia dell’ascesa della potenza nazista: Hitler fu lasciato fare fino a quando la guerra non fu “inevitabile”, con conseguenze drammatiche per l’Europa e il mondo. In questo senso, gli USA vollero evitare una ripetizione di una simile condizione storica e si applicarono sistematicamente per una politica di contenimento, politica che fu perfettamente inquadrata e applicata dal presidente Truman, generale della seconda guerra mondiale. Inoltre, essi credevano di avere nell’arma atomica una condizione di vantaggio quasi permanente, fino a quando, nel 1949, l’URSS non dispose anch’essa dell’arma nucleare. A seguito di questa sconvolgente novità sul piano militare, gli americani si applicarono nell’incremento delle spese per la difesa e per gli studi di un nuovo ordigno nucleare, quella che sarà la bomba H, la bomba atomica all’idrogeno. I nord coreani riuscirono a conquistare quasi tutta la penisola coreana e le difese dei sud coreani, già aiutati dal sostegno economico e militare degli USA, si concentrarono nella zona sudorientale vicino a Pusan. Quando gli Stati Uniti riuscirono a imporre la risoluzione ONU, i nord coreani stavano per attaccare in massa la zona di Pusan. Lo sbarco delle truppe ONU (a prevalenza di soldati sud Coreani, USA, Gran Bretagna e Commonwelth ma con il sostegno di molte altre nazioni per quanto riguarda gli ausiliari, a cui partecipò anche l’Italia) fu a Inchon, nel centro della penisola di Corea, vicino a Seul. La mossa mirò a tagliare in due le forze nord coreane e costrinse le truppe vicino a Pusan a ritirarsi. Le truppe ONU riuscirono non solo a riconquistare Seul e a liberare il sud della Corea ma si spinsero a ridosso della Cina. I cinesi, che già avevano più di una ragione per entrare in guerra, prima delle quali i problemi con gli Stati Uniti dovuti alla loro presenza in zone assai vicine alla Cina (la questione di Taiwan era ancora aperta e così il riconoscimento internazionale e nell’ONU della Cina comunista), inviarono un esercito di trecento mila soldati che portarono un’offensiva nel nord Corea e costrinsero le truppe ONU ad una ritirata sino al 38° parallelo. La Cina intervenne dopo un colloquio tra Mao e Stalin, per accertarsi di scongiurare il rischio dell’estensione del conflitto anche alla Cina e all’URSS. Il rischio non era semplicemente latente. Gli Stati Uniti, prima di tutti il generale Mc Arthur (capo delle operazioni militari in Corea per le truppe ONU), avevano preso in seria considerazione la possibilità di utilizzare l’arma atomica e, addirittura, di ampliare il conflitto in Cina, mediante l’uso di un attacco atomico generale (su questo punto piuttosto inquietante sono preziosissime le fonti riportate nel libro). Ma una volta che i cinesi giunsero al 38° parallelo, di fatto, riconobbero che i loro interessi erano stati raggiunti. Dopo il 1951, di fatto, i due eserciti si stanziarono a nord e a sud del parallelo, impegnandosi in azioni militari di relativa dimensione. Fu, però, una lunga trattativa di pace e durante la quale gli Stati Uniti ordinarono di continuare i bombardamenti sulle città nord Coreane, bombardamenti a base di bombe al Napalm. Questo perché si voleva tenere la “tensione” sui nord Coreani in modo da raggiungere condizioni di pace più vantaggiose. I risultati di questa folle azione militare perpetuata ai danni dei civili determinò solamente un incremento della volontà di combattere dei nord Coreani e, di fatto, alla conclusione di un conflitto mediante la conservazione dello status quo. La situazione, tuttavia, fu tutt’altro che pacificata, laddove tra le due Coree si stabilì una situazione di reciproca non-belligeranza ma non di pace e collaborazione. Inoltre, gli Stati Uniti si assicurarono il controllo di alcune basi per piazzare i missili nucleari in territorio sud Coreano, tutt’ora presenti. Tutto questo è ben descritto nell’essenzialità nel capitolo considerato e nel capitolo IV, Combattere e negoziare: la guerra e l’armistizio (1951-54).

Nel terzo capitolo, Soldati e civili: storia sociale della guerra di Corea, si tratta della situazione dei civili in entrambe le Coree e dei sistemi di vita dei soldati ONU, stanziati nel sud Corea e in Giappone.

Nel quinto capitolo, Le conseguenze della guerra di Corea a livello mondiale, si tratta di quelle che sono state le ripercussioni interne della guerra e delle conseguenze a lungo termine tra le potenze coinvolte. In particolare si prendono in considerazione i problemi successivi all’armistizio e alla situazione precaria che si configurò anche grazie alla sostanziale insoddisfazione delle trattative di pace, frustrate da una strategia di contenimento globale reciproco tra blocco comunista e blocco alternativo. Il ruolo della insoddisfacente situazione fu confermata nella conferenza di Ginevra, a cui viene dedicato un capitolo a sé, il sesto.

La guerra di Corea è un ottimo libro introduttivo sulla storia di un conflitto poco conosciuto e che ha avuto importanti conseguenze a breve e lungo termine sulla storia del mondo. In esso le potenze contrapposte si confrontarono politicamente e militarmente, senza giungere ad una soluzione soddisfacente, determinando le basi di ulteriori incertezze e incomprensioni reciproche. La guerra contribuì a cementare la politica di alleanze degli Stati Uniti, laddove dietro l’intervento ONU di fatto stavano gli USA e gli aiuti confermarono quelle che saranno i futuri rapporti tra gli stati occidentali, che giungeranno al rafforzamento della NATO (nata proprio nel 1949, cioè alla vigilia della guerra di Corea). Ma importanti ripercussioni furono pure all’interno dell’altro versante del blocco laddove, ad esempio, Cina e URSS non solo si accordarono per unire gli sforzi per le ricerche sulle armi atomiche, ma pure consolidarono la reciproca volontà di sostenere le insurrezioni e rivoluzioni negli altri paesi del mondo. In questo senso, la guerra di Corea è uno degli eventi centrali del XX secolo e Steven Hugh Lee ci aiuta a capire perché.

STEVEN HUGH LEE

LA GUERRA DI COREA

IL MULINO

PAG.: 211.

EURO: 13,00.


Giangiuseppe Pili

Giangiuseppe Pili è Ph.D. in filosofia e scienze della mente (2017). E' il fondatore di Scuola Filosofica in cui è editore, redatore e autore. Dalla data di fondazione del portale nel 2009, per SF ha scritto oltre 800 post. Egli è autore di numerosi saggi e articoli in riviste internazionali su tematiche legate all'intelligence, sicurezza e guerra. In lingua italiana ha pubblicato numerosi libri. Scacchista per passione. ---- ENGLISH PRESENTATION ------------------------------------------------- Giangiuseppe Pili - PhD philosophy and sciences of the mind (2017). He is an expert in intelligence and international security, war and philosophy. He is the founder of Scuola Filosofica (Philosophical School). He is a prolific author nationally and internationally. He is a passionate chess player and (back in the days!) amateurish movie maker.

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