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Hinterland Sei – Enrico Pili

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Sullo sfondo una Sardegna sfuggita a tutte le cartoline, in primo piano una comunità scossa dal conflitto tra memoria storica, aspirazione al progresso e predazione del futuro. Una cittadina uguale ormai a tante altre si prepara alle elezioni amministrative tra inciuci e battaglie invisibili, ma a pochi giorni dal voto, confuso nel Carnevale, per le strade di Hinterland Sei impazza qualcosa di inatteso.

Analizzare un soggetto, è una cosa; raccontarlo è tutta un’altra impresa. Ma ancora diverso è raccontare se stessi, parlare della propria vita e di quello che ci circonda, dei luoghi e delle persone, cioè di quel mix, quella unicità conseguente alla dualità che la scienza ha dichiarato essenziale componente dell’ Io: DNA (se stessi) e ambiente (un modo esageratamente vago per indicare tutto il resto). Ma non c’è una scienza per parlare di sé, e questo può facilmente causare una sorta di smarrimento e conseguentemente, se ci si racconta nella forma del romanzo, lo smarrimento  colpisce anche il lettore, costretto alle volte a destreggiarsi in un labirinto senza filo né Arianna.

Eppure, una lettura attenta e interessata può scoprire come seppur  vi sia un po’ di autoerotismo, di piacere compiacente, nel farsi protagonisti ed elevarsi a personaggio letterario, ci voglia molto coraggio per scrutare dentro sé oltre che in ciò che ci circonda (che non viene comunque risparmiato!). Ci vuole fegato per frugarsi dentro con una penna… Certo proiettarsi nel mondo della letteratura è come raggiungere il pianeta di Solfamidòre , significa entrare in una realtà in cui splende sempre il sole, in cui nessuno muore mai, come l’arte. Darsi un po’ di eternità, regalarsela, ma senza confezioni sfarzose, un regalo umile: impacchettato con ironia e soprattutto tantissima autoironia, e di questa parola, si fa spesso spesa a sbafo. Questa autoironia rende interessante e divertente una bella storia, una bella vita.

Alla berlina ci finiscono come sempre i soliti politici da strapazzo e gli ipocriti in generale, un intera cittadina viene spogliata della propria vanagloria. Ma anche il protagonista si mette a nudo, forse anche di più di tutto il resto come nella lunga anamnesi che Ernesto Paulis svolge di tutta una serie di malattie, le quali però non ne hanno fiaccato la voglia di raccontarsi.

Degno di nota lo stile della narrazione, che affrontando un argomento complicato non poteva che esserne il conseguente riflesso. Sebbene spesso lo stile è appunto labirintico, in alcuni capitoli il piacere della lettura è notevole,  sopratutto nei primi e specialmente nel quinto, in cui si intrecciano i punti di vista di un giovane Ernesto Paulis  e quelli di Gionvi, personaggio superbamente tratteggiato, con quel suo sorriso:  perché quando un uomo, non solo un personaggio, traspare da un gesto, è quella, la vera letteratura.

Concludendo, un libro un po’ difficile che richiede lettori coraggiosi, di quelli che cercano un po’ d’avventura tra le pagine, ma che, come ogni labirinto che si rispetti, ha un finale che vale la pena di vedere, o meglio, di leggere.


ENRICO PILI

HINTERLAND SEI

CARTA D’IMBARCO

PAGINE 218.

EURO 10,00.


Andrea Corona

Andrea Corona nasce a Cagliari nel 1991. È un appassionato ciclista e lettore, divoratore di storie in ogni coniugazione. Il suo film preferito è Pulp Fiction, il suo libro preferito sarà il suo quando vedrà luce, almeno per i primi 5 minuti. Ha recentemente scoperto il mondo degli audiobook e non smetterà di parlarvene qualora gli diate corda. Vive a lavora a Padova.

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