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Capitolo 15. I poteri della Parola

Prarthana1830590, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

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Consigliamo – Di Francesco Margoni I veda – Capitolo 1


Alcune stanze tratte dal Rg-veda (X,125) ci aiutano a chiarire l’immagine di potenza della Parola, per mezzo della descrizione di alcune sue (della Parola) proprietà. La descrizione che seguirà ci aiuterà, più generalmente, a comprendere ulteriormente la stessa particolare natura della Parola nella concezione vedica.

Innanzi tutto essa occupa un posto di privilegio all’interno dell’insieme delle divinità vediche, e, anzi, sembra essere fondamentalmente qualcosa di diverso, più potente e originale delle divinità stesse, le quali però ella informa di sé. La Parola è detta «sostenere» e «muoversi con» le divinità, il che vuol dire che essa è un principio vivificatore delle divinità stesse. La Parola vivifica gli dei della famiglia dei Rudra (dio delle tempeste) e dei Vasu (detto anche il Buono), il cui capo divino è Indra (sorta di dio benefico della guerra), quelli della famiglia degli Aditya, che comprende Mitra (dio del contratto e dell’amicizia), Varuna (dio dell’ordine cosmico e morale) e Bhaga (dio della felicità e datore di doni); ella vivifica i due Asvin (dei portatori di luce e guarigione), Agni (il dio del Fuoco sacrificale, dunque mediatore in sede rituale), Soma (personificazione divina della omonima sostanza stupefacente usata per entrare in contatto con la trascendenza), Tvastar (dio creatore, dante forma alle cose del mondo) e Pusan (dio della provvidenza). Come si vede il pantheon vedico è piuttosto assortito (e questi sono solamente alcuni dei, non tutti), elenca poteri e compiti diversi e importanti. La Parola ha nondimeno potere su di esso, lo informa di sé e lo vivifica continuamente. La Parola non vivifica solamente gli dei ma anche tutte le cose in generale:

In diversi luoghi le energie divine mi hanno posta. / Io entro in molte case e assumo numerose forme.

Attenzione ai fraintendimenti. Nel passo riportato «energie divine» non sta per «energie degli dei», ma piuttosto per «energie che hanno la proprietà di essere divine», traducendo devah (deva), ovvero potenze divine (non però allo stesso livello degli dei o del dio unico) che svolgono diverse funzioni nel cosmo. Con la precisazione ora fatta, è possibile cogliere senz’altro e chiaramente i due versi riportati: la Parola è in tutto, fungendo da sorta di principio vivificatore. Infatti nei versi che seguono a quelli riportati viene esplicitamente detto che l’uomo dimora interamente nella Parola e da essa trae nutrimento, pur non riconoscendola come tale. La Parola assume le forme delle cose e in esse rimane presente come principio d’esistenza.

Solo la Parola è in grado di trasportare i contenuti dei rapporti tra uomini, e quelli tra dei, e dare potere ad alcuni uomini piuttosto che ad altri, fare di alcuni dei saggi o veggenti o sacerdoti. Questo si capisce facilmente: è la capacità di recepire, capire e trasmettere la Parola a destinare alcuni uomini al ruolo di sacerdote, saggio o veggente. Essa dunque, essendo il mezzo di trasmissione della comunicazione, ha il potere di suscitare comprensioni come incomprensioni, amicizie e concordie come lotte e discordie.

Dopo di che o prima di che, la Parola è al tempo creatrice di tutto il cosmo e permeante questo interamente, dunque è al tempo stesso, come tutti i principi creatori vedici, trascendente alla creazione e immanente ad essa. Da una parte la Parola è degna, per potenza e splendore, di abitare il regno della trascendenza, dall’altra, poiché entra in tutte le cose che esistono, essa, di fatto, abita il regno dell’immanenza.

Alla sommità del mondo io genero (o stimolo) il Padre. / La mia origine è nelle Acque, nell’oceano. / Di là io mi estendo attraverso tutti i mondi esistenti / e perfino tocco il cielo con la mia fronte.

La Parola è la sostanza che permette la creazione. Il primo verso esprime proprio questo concetto: la Parola sta al principio e permette al Padre (ovvero il Creatore, il Principio dell’universo) di agire, di manifestare la propria azione creatrice. Abbiamo già notato come la creazione nasca da un atto mentale e per motivazione emotiva. Se è così sembra naturale che il pensiero possa esprimersi fondamentalmente nella sua compiutezza e perfezione attraverso la Parola. Certamente la creazione è un atto che genera cose e non parola, ma questa, essendo la manifestazione più vicina al pensiero (di fatto noi pensiamo in termini linguistici), la perfezione delle cose create dal pensiero non può non intrattenere un legame profondo con l’espressione verbale, linguistica. Sembrerebbe che la parola svolga il ruolo di manifestare compiutamente il pensiero, anche e soprattutto dove questo pensiero sia un pensiero di creazione. Il secondo verso, dove si dice che l’origine della Parola è nelle acque, dal momento che è inserito nel contesto di una descrizione del ruolo della Parola all’interno del processo creativo, potrebbe semplicemente voler dire che essa provvede a dare forma e direzione a ciò che forma e direzione non ha: essa prende l’acqua (abbiamo già visto come l’acqua simboleggi la prima manifestazione del creato, ancora informe) e la trasforma nel cosmo multiforme. Infatti poi è chiaramente espresso il concetto che la Parola si estende in tutti i mondi possibili, arrivando persino a toccare il cielo, il che ci dà l’ennesima conferma di quanto detto sopra: la Parola è in tutto l’esistente, nella terra e nel cielo, ed è sia ad esso trascendente sia ad esso immanente.


Francesco Margoni

Assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell’Università di Trento. Studia lo sviluppo del ragionamento morale nella prima infanzia e i meccanismi cognitivi che ci permettono di interpretare il complesso mondo sociale nel quale viviamo. Collabora con la rivista di scienze e storia Prometeo e con la testata on-line Brainfactor. Per Scuola Filosofica scrive di scienza e filosofia, e pubblica un lungo commento personale ai testi vedici. E' uno storico collaboratore di Scuola Filosofica.

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