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Il problema dell’utilità attesa

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(1)   Per un soggetto supposto dall’economia neoclassica vale la regola secondo cui egli sceglierà solo l’opzione che gli garantirà la massima utilità.

(2)   Poniamo che un uomo ricchissimo offra 100 $ ad un soggetto.

(3)   L’uomo ricchissimo pone la seguente condizione: se il soggetto rifiuta 100 $, potrà averne il doppio il giorno seguente. Ma se il giorno seguente il soggetto rifiuterà ancora, potrà avere il doppio dei soldi promessi in quel dì e così via.

(4)   Problema: quando il soggetto accetterà i soldi offerti dal ricco signore posto che nel giorno seguente avrà sempre raddoppiata l’utilità attesa del giorno presente?

Il problema si pone per un’idealizzazione astratta di quello che dovrebbe essere, secondo gli economisti, un individuo reale. Secondo tale idea, noi agiamo come se fossimo degli agenti puramente razionali, la cui razionalità è definita nei termini della teoria della scelta razionale. Secondo questa modellizzazione, gli individui scelgono in base all’utilità attesa, cioè a quello che è il massimo grado di utilità a loro accessibile. Ma, come è evidente, per sostenere quest’ipotesi, piuttosto implausibile, gli economisti pongono ulteriori clausole, tra le quali la perfetta conoscenza del problema da parte del soggetto, capacità cognitive perfette, preferenze stabili e definitive etc..

Il seguente quesito sembra banale, in realtà, mette in luce un meccanismo spesso presente in noi: la nostra tendenza a valutare le nostre azioni future a partire dal guadagno che potremmo ricavarne. Nel seguente caso, il soggetto ideale non dovrebbe mai determinarsi a prendere i soldi offerti dal ricco signore perché l’aspettativa di utilità che avrebbe il giorno successivo è maggiore di quella del giorno precedente e così via. Il paradosso è che tale individuo non avrebbe mai un centesimo!

Un meccanismo analogo scatta anche a partire dal principio di accumulo. Talvolta succede di avere dieci euro e volerli spendere, ma non farlo per accumularne di più e comprarsi qualcosa di più succoso. Così mettiamo da parte altri dieci euro. Arrivati a venti ci rendiamo conto di poter aspettare ancora e metterne da parte altri dieci. In un caso ideale, non spenderemo mai i nostri soldi perché crederemmo di poter sommare soldi ad altri soldi per giungere all’acquisto del nostro massimo bene desiderato.

Problemi di questo tipo non si pongono spesso nella realtà perché siamo spesso costretti a spendere i nostri soldi, malgrado la nostra volontà. Tuttavia, essi mettono in luce dei meccanismi psicologici effettivamente presenti e, almeno nel primo caso, un problema di carattere logico per una postulazione teorica.


Giangiuseppe Pili

Giangiuseppe Pili è Ph.D. in filosofia e scienze della mente (2017). E' il fondatore di Scuola Filosofica in cui è editore, redatore e autore. Dalla data di fondazione del portale nel 2009, per SF ha scritto oltre 800 post. Egli è autore di numerosi saggi e articoli in riviste internazionali su tematiche legate all'intelligence, sicurezza e guerra. In lingua italiana ha pubblicato numerosi libri. Scacchista per passione. ---- ENGLISH PRESENTATION ------------------------------------------------- Giangiuseppe Pili - PhD philosophy and sciences of the mind (2017). He is an expert in intelligence and international security, war and philosophy. He is the founder of Scuola Filosofica (Philosophical School). He is a prolific author nationally and internationally. He is a passionate chess player and (back in the days!) amateurish movie maker.

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