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La teoria epistemologica di Robert Nozick

Nozick

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Consigliamo – Introduzione alle teorie della verità – a cura di Giangiuseppe Pili


La teoria di Robert Nozick [1981] è una teoria esternista della conoscenza. Si tratta di una teoria esternista perché non richiede che un soggetto abbia accesso ai giustificatori delle sue credenze (con giustificatore si intende genericamente ciò che conta come evidenza a sostegno di una certa credenza). Si tratta, poi, di una teoria della conoscenza perché fornisce una definizione di conoscenza e considera questo problema il principale per la sua posizione (e non altri noti problemi).

La strategia di Nozick si concentra su due direttrici principali. La prima è considerare ed estendere una certa nozione che emerge dalla teoria causale della conoscenza. La seconda è quella di eliminare i problemi che una teoria come la teoria causale si porta dietro. La strategia di Nozick vuole evitare il problema dello scetticismo del cervello invascato (Nozick presenta un pittoresco uomo dentro una cisterna stimolato da degli scienziati) e il modo in cui lo fa è parte integrante della sua argomentazione a sostegno delle due condizioni che devono integrare le due canoniche in quella che sarà la definizione di conoscenza.

La prima idea di Nozick è che la teoria causale della conoscenza fallisce in particolari casi (per esempio nel controesempio dei fienili e nello scetticismo cartesiano), ma Nozick conserva l’idea che le credenze di un soggetto debbano essere in qualche modo collegate ai fatti. Ed è in questo collegamento, nella sua caratterizzazione e definizione che Nozick si gioca la sua teoria. Infatti, l’idea principale della posizione di Nozick è che le credenze debbano variare al variare dei valori di verità di una proposizione: un soggetto non vorrebbe credere al falso. Per tanto, l’idea di Nozick è preliminarmente espressa in questi termini:

(3) non p implica non (S crede che p).

La condizione (3) (la candidata ad essere la terza condizione della definizione di conoscenza) ci dice che se la proposizione p è falsa, allora un soggetto S non crederebbe che p: si tratta di una formulazione di un condizionale controfattuale. In questo senso, Nozick ritiene e sostiene che la teoria causale funzioni fin tanto che rispetta la (3). Ma la teoria causale non la rispetta sempre (come nel caso dei fienili). In particolare, un cervello in una vasca crederebbe che p anche se p fosse falso, perché egli viene stimolato in modo che questo risultato non è escluso. In altre parole, il cervello in una vasca è causalmente determinato a credere quel che crede, indipendentemente dal fatto che creda nel vero piuttosto che nel falso. Anzi crederà nel vero o nel falso proprio attraverso la medesima catena causale. Per questo Nozick sostiene che la teoria causale funziona solo quando rispetta la condizione (3) e non sempre altrimenti.

Causal-and-Truth-tracking-Theories-big

Però è altrettanto evidente che Nozick stia in qualche modo conservando l’idea essenziale della teoria causale, almeno in modo molto generale (l’idea che debba esserci una duplice varianza tra la credenza e il fatto che la rende vera o falsa): questa è una mia tesi, ma se fosse falsa non ci crederei più! Invito, allora, i lettori a muovere obiezioni contro di essa e cioè a dimostrare che la mia credenza formulata condizionalmente viola a sua volta la (3)!

Il problema principale della (3) è che non può escludere di per sé la possibilità che un soggetto in determinate condizioni non creda che p e p è falso: è possibile che S creda che p sia vero e p non è vero. Non ci dice, ad esempio, cosa crederebbe S se p fosse vera. Questa seconda condizione è, ipso facto, desiderabile: se domani piove, Giuseppe ci crederebbe (ci vorrebbe credere). “Vorrebbe” nel senso che a condizione che p è vera, allora Giuseppe ci crederebbe. Per tanto, non solo bisogna scongiurare che nella condizione di conoscenza vengano solo escluse credenze false, ma anche che il soggetto vari le sue credenze in base alla verità. La (3) ci dice come lo stato di credenza di un soggetto S al tempo t sia sensibile (da qui l’etichetta di Sensibility Condition) alla falsità di p non come sia sensibile alla verità di p:

(4) p implica S crede che p.

Con (3) e (4) otteniamo che un soggetto non crederebbe in p se fosse falsa ma crederebbe in non p se non p è vera. Per tanto, abbiamo ottenuto che le credenze di un soggetto S varino in base alla falsità e alla verità della proposizioni che crederebbe.

Il problema di Nozick e della sua teoria è quello di considerare casi in cui un soggetto S crederebbe diversamente in mondi possibili molto vicino a questo. Ad esempio, Giuseppe è dentro una stanza chiusa e si forma la credenza che fuori sta piovendo. Poniamo il caso che sia vero. Giuseppe sa che fuori sta piovendo? E’ discutibile, anzi, sembra proprio un caso di fortuna epistemica. Ma stando alle due condizioni (3) e (4) a Giuseppe andrebbe ascritta conoscenza. Infatti egli non crederebbe che fuori piova se fosse falso. Ma non è questo il caso. D’altra parte Giuseppe ci crederebbe se fosse vero. Ed è proprio questo il caso. Tutto questo è indesiderabile: in un mondo vicino (vicinissimo) a quello di Giuseppe potrebbe darsi il caso che fuori non piova. Ma lui ci crederebbe lo stesso, verosimilmente.

Quest’ultimo è un problema da risolvere per Nozick il quale restringe il campo delle possibilità rispetto ai mondi possibili in cui si potrebbero verificare casi che mettano in difficoltà (3) e (4). In altre parole, il problema è non rendere casuale il fatto che quando (3) e (4) si applicano, le due sole condizioni non discriminano un caso in cui il soggetto perviene a conoscenza. La strategia potrebbe risultare non gradevole: in fondo, Nozick fornisce una restrizione proprio a livello di possibilità in termini di mondi possibili, lasciando aperta la domanda se tale restrizione sia lecita o non sia un gioco di prestigio filosofico. In realtà la strategia funziona perché le condizioni (3) e (4) sono appunto l’espressione di due condizionali ipotetici. In altre parole, esse dicono “se così fosse… allora…”. E allora stiamo già ragionando nei termini di mondi possibili e, allora, ha senso fornire una restrizione sulla totalità dei mondi possibili che si devono considerare: essendo i mondi possibili infiniti, potrebbe essere troppo includere tutti i mondi. La strategia di restringere il campo a mondi possibili vicini al nostro per escludere i problemi dello scetticismo sarà ripresa da Goldman [1986] per altri scopi (anche se affini) e anche da Ernest Sosa nella misura in cui include la nozione di sensibility in sede di Virtue Epistemology.

Per tanto, Nozick restringe i mondi possibili ai soli “vicini” a quello del soggetto S che crede in una proposizione p. Il problema di come definire la “vicinanza” è relativamente importante e relativamente non troppo importante. E’ importante perché in base a quanto un mondo è considerabile vicino piuttosto che lontano può portare problemi alla teoria. Ma allo stesso tempo è poco importante nel senso che Nozick può fare affidamento semplicemente ad una nozione intuitiva, ma funzionale, del termine. In definitiva, i mondi scettici non sono mondi vicini a quelli in cui un normale soggetto S crede che p: tra il nostro mondo e quello scettico cambiano tutti i fatti perché nel mondo scettico tutti i fatti del nostro mondo sono stati illusori indotti (da un genio maligno piuttosto che da uno scienziato). Per tanto, essi non producono una catastrofe quando consideriamo soggetti e condizioni ordinarie in cui sia (3) che (4) sembrano mantenere la loro plausibilità teorica. E nei mondi vicini simili al nostro, come abbiamo visto.

La conoscenza è definita come:

(1) S crede che p

(2) p è vera

(3) non p implica non (S crede che p)

(4) p implica S crede che p

Nozick, tuttavia, si rende conto che la sola caratterizzazione del rapporto tra credenza, verità e fatti non sembra essere del tutto soddisfacente. Infatti propongo un esempio immaginario da me costruito (e non da Nozick): poniamo che Giuseppe sia miope e perda gli occhiali. Costui guarda lontano e si forma la credenza “C’è una macchina rossa all’orizzonte”. Supponiamo che Giuseppe abbia visto un cartellone pubblicitario di colore rosso e l’abbia scambiato per una macchina e immaginiamo che però dietro il cartellone ci sia realmente una macchina. In questo caso Giuseppe rispetta tanto la (3) perché non crede nel falso ma rispetta anche la (4), infatti egli crede nel vero. Ma va da sé che, almeno a livello intuitivo, Giuseppe non sa che dietro il cartellone c’è una macchina rossa.

Per ovviare ad un simile problema Nozick introduce la nozione di “metodo”. La nozione di metodo, o modo di credere (cioè sistema attraverso cui giungiamo a formarci una certa credenza – non caratterizzato in Nozick [1981]) deve essere integrata all’interno delle due condizioni (3) e (4) per escludere casi simili a quello considerato. Ci sono moltissimi mondi vicini in cui i soggetti si formano credenze vere accidentali perché hanno utilizzato un metodo sbagliato (come nel caso di Giuseppe). Per questa ragione la nozione di metodo va intesa, nella strategia nozickiana e nella track theory, come una ulteriore restrizione sul come si debbano intendere (3) e (4), che non solo includeranno un collegamento stringente tra falsità/verità e credenza, ma anche il modo attraverso cui un soggetto arriva a credere.

Perciò S sa che p attraverso il metodo (o modo di credere) M solo se:

(I) p è vero,

(II) S crede che p attraverso il metodo M,

(III) se p non fosse vero, e S usasse M per formarsi una credenza p, allora S via M non crederebbe che p.

(IV) se p fosse vero e S usasse M per formarsi una credenza su p, allora S crederebbe via M p.

Nozick a questo punto considera (a) che non tutti i metodi soddisferanno sempre (I-IV), e che alcuni metodi possono essere “superati” da altri. In questo senso, un S sa che p se tutti i metodi attraverso i quali di fatto crede che p soddisfano le condizioni (I-IV). Infatti, ciò che bisogna scongiurare è la casualità epistemica. Per tale ragione, non possiamo supporre che in relazione ad una certa credenza vera p ci siano metodi che non ricadono nelle condizioni (I-IV). Se così fosse si ritorna al problema alla Giuseppe, cioè, nei termini di Nozick, nei casi in cui il modo di credere non scongiura la possibilità che in mondi vicini al nostro la credenza sia vera e il soggetto vi crederebbe per sbaglio.

Il concetto di superamento è così introdotto: il metodo M è superato da altri metodi, se quando M porterebbe il soggetto a credere che p, esso crede non p se gli altri metodi tendono a farle credere non p. Oppure quando M porterebbe il soggetto a credere non p, essa crede che p se gli altri metodi tendono a farle credere che p. In altre parole, nel caso della cannuccia nel bicchiere, se la vista ti induce a credere che la cannuccia sia spezzata, questo modo di credere viene superato dal tatto, dalla memoria, dal ragionamento inferenziale e dalla testimonianza che ti dicono che la cannuccia non è spezzata.

Rimangono alcuni problemi aperti (I) come individuare i metodi, (II) come contare i metodi e (III) come considerare il metodo da applicare. Questi problemi sono considerati da Nozick ma egli osserva che questi non riguardano propriamente la validità della sua posizione circa la definizione di conoscenza e delle due condizioni (III) e (IV). Tutto quello che si può dire è che il soggetto può usare un certo metodo M senza sapere di usarlo (e tanto più per questo si tratta di una teoria esternista).

In conclusione, la teoria di Nozick, una teoria esternista della conoscenza, si sostanzia sulla definizione di due condizioni controfattuali che legano la credenza di un soggetto al metodo o modo di credere, a sua volta collegato direttamente alla verità o falsità di una certa proposizione. Così un soggetto S sa che p se non ci crederebbe se p fosse falsa ma ci crederebbe se p fosse vera in tutti i mondi possibili vicini al nostro.

Robert Nozick è stato un grande filosofo e non solo un epistemologo originale. Invitiamo tutti i lettori a leggere direttamente la sua Epistemological Explanations del 1981 e a farsi un’idea diretta dei contenuti della teoria di Nozick.


 Bibliografia ragionata

Feser E., [?], “Rober Nozick“, Internet Encyclopedia of Philosophy, http://www.iep.utm.edu/nozick/

[Articolo di cui non sono riuscito a rintracciare la data sulla filosofia di Robert Nozick, il cui impegno principale è stato quello della riflessione politica. Si tratta di un articolo generale sul filosofo americano].

Goldman A., [1967], “A Causal Theory of Knowing”, The Journal of Philosophy, voll. 64, n. 12, pp. 357-372.

[Articolo in cui Alvin Goldman presenta la sua teoria causale della conoscenza. Si tratta di uno dei lavori che, per quanto parzialmente superati, risultano preziosi per capire il successivo dibattito e la sua logica. Tanto più nella prospettiva di Nozick, il quale cita esplicitamente i problemi della teoria causale].

Goldman A., [1976] “Discrimination and Perceptual Knowledge”, The Journal of Philosophy 73: 771-791.

[Articolo in cui Alvin Goldman presenta il celebre controesempio dei fienili (fake barns) trovando un controesempio alla teoria causale succiente da indurlo ad elaborare la teoria affidabilista della giustificazione e della conoscenza].

Goldman A., [1986], Epistemology and Cognition, Harvard Press, Harvard.

[Uno dei libri da leggere almeno in parte per avere un’idea chiara di cosa sia un libro di epistemologia e in particolare cosa sia l’affidabilismo di Goldman. In questo libro fondamentale Alvin Goldman propone la sua teoria affidabilista della giustificazione e della conoscenza in cui la giustificazione di una credenza p è intesa (in termini rozzi) dipende dall’affidabilità del processo cognitivo che l’ha formata. Per tale ragione si parla di teoria “genetica”, perché la giustificazione si fa dipendere dalla storia (processo cognitivo pensato in termini causali) della credenza stessa. Per contrastare lo scetticismo Goldman utilizza l’idea introdotta da Nozick, di restringere il campo dei mondi possibili considerati solo a quelli vicini al nostro].

Goldman A., [2008], “Reliabilism“, Standford Encyclopedia of Philosophy,  http://plato.stanford.edu/cgi-bin/encyclopedia/archinfo.cgi?entry=reliabilism

[Articolo in cui Alvin Goldman fa una panoramica generale della teoria affidabilista, in cui egli non soltanto considera la sua teoria, ma anche quella di Nozick [1981]. In questo articolo generale si trovano anche le principali obiezioni alle teorie esterniste, in particolare a quella affidabilista].

Mack E., [2014] “Robert Nozick’s Political Philosophy“, Stanford Encyclopedia of Philosophy, http://plato.stanford.edu/entries/nozick-political/

[Articolo di presentazione generale della teoria politica di Robert Nozick: per tutti coloro che vogliamo approfondire la figura del filosofo americano].

Nozick R., [1981] Philosophical Explanations, Cambridge (MA), Belknap press.

[Si tratta del lavoro da cui abbiamo tratto questo articolo, cioè la ricostruzione della posizione di Robert Nozick in epistemologia e del suo contributo in termini concettuali. Invitiamo i lettori a leggere questo lavoro perché si tratta di un importante contributo alla disciplina i cui spunti teorici sono e rimangono fecondi, sia in termini propriamente tecnici (come si vede anche da Alvin Goldman e Ernest Sosa) che di idee. Soprattutto dà un’idea dei pregi (precisione, rigore, analisi concettuale, importanza dei controesempi…) e difetti (grande astrattezza concettuale, difficoltà a trovare riscontri nel senso comune…) della disciplina di per sé tecnica ma assolutamente importante]

Sosa E., [1980], “The Raft and the Pyramid: Coherence versus Foundations in the Theory of Knowledge”, Midwest, Studies in Philosophy Vol. V: 3-25.

[Celebre lavoro di Sosa che viene considerato tra i primi, se non il primo, della Virtue Epistemology].

Sosa E., [1991], Knowledge in a Perspective, Cambridge University Press, Cambridge.

[Lavoro fondamentale di Ernest Sosa in cui egli utilizza alcune delle idee e nozioni introdotte da Nozick in sede di definizione delle virtù epistemiche. Egli, di fatto, inserisce le nozioni di track theory all’interno della sua definizione di virtù epistemiche di affidabilità in modo da rendere sicure le virtù che, potrebbe pensarsi che esse inglobino la nozione di metodo nei termini di Nozick. Si tratta, però, di una posizione originale il cui interesse rispetto alla teoria di Nozick consiste nel vedere come Sosa riprenda e riutilizzi in modo originale altre nozioni di un’altra teoria].

Steup M., [2005], “Epistemology“, Stanford Encyclopedia, 2005, http://plato.stanford.edu/search/searcher.py?query=epistemology

[Articolo generale in cui si presenta una panoramica dell’Epistemologia analitica].


Giangiuseppe Pili

Giangiuseppe Pili è Ph.D. in filosofia e scienze della mente (2017). E' il fondatore di Scuola Filosofica in cui è editore, redatore e autore. Dalla data di fondazione del portale nel 2009, per SF ha scritto oltre 800 post. Egli è autore di numerosi saggi e articoli in riviste internazionali su tematiche legate all'intelligence, sicurezza e guerra. In lingua italiana ha pubblicato numerosi libri. Scacchista per passione. ---- ENGLISH PRESENTATION ------------------------------------------------- Giangiuseppe Pili - PhD philosophy and sciences of the mind (2017). He is an expert in intelligence and international security, war and philosophy. He is the founder of Scuola Filosofica (Philosophical School). He is a prolific author nationally and internationally. He is a passionate chess player and (back in the days!) amateurish movie maker.

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