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La posizione di Alvin Plantinga in epistemologia

Plantinga

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Consigliamo – A cura di Giangiuseppe Pili e l’Introduzione schematica all’epistemologia


Abstract

Alvin Plantina è uno dei filosofi più influenti, soprattutto rispetto alla filosofia cristiana. In questo articolo ci focalizziamo esclusivamente sull’analisi epistemologica del funzionalismo proprio, così come viene chiamata la posizione del filosofo americano. Si tratta di una teoria esternista della giustificazione (warrant) tale per cui essa si incentra sulla nozione di facoltà cognitiva e sul suo funzionamento adeguato rispetto ad un certo ambiente di riferimento per cui essa è stata progettata (pianificata, adibita…).


Alvin Plantinga è un filosofo americano che da tempo si occupa di teologia, filosofia cristiana ed epistemologia. I suoi ambiti di ricerca sono quanto mai vari ed è, senza dubbio, uno dei filosofi più celebri negli USA.[1] Vale la pena di dire che, anche se non ci occuperemo della posizione teistica di Plantinga, egli ha speso molte pagine e molto tempo alle nozioni di teismo, naturalismo e razionalità, tutte nozioni che egli usa almeno parzialmente anche in sede epistemologica.

In questo articolo considereremo esclusivamente la sua posizione epistemologica, nota come ʽfunzionalismoʼ, che non va confusa con la teoria funzionalista in filosofia della mente.

In generale, dunque, Plantinga (1988, 1993, 1993b, 1997) non parla della condizione della giustificazione ma della garanzia/legittimità (warrant) di una credenza di un soggetto cognitivo al tempo t. La warrant (da ora solo ʽgaranziaʼ) si dà in gradi e rimane per certi limiti vaga, nella misura in cui si tratta di una nozione altrettanto (se non di più) vaga anche nel senso comune. La teoria della garanzia è, in buona sostanza, una teoria della giustificazione. In questo senso, la garanzia è ciò che dovrebbe scongiurare che una certa credenza sia viziosa da un punto di vista epistemico, vale a dire che essa non sia in grado di escludere la casualità epistemica.

In una prima approssimazione, l’idea di Plantinga è la seguente: un soggetto S dispone di una certa garanzia, esprimibile in gradi, per una certa credenza p al tempo t solo se S ha formato la credenza p mediante una facoltà che sta funzionando adeguatamente. La nozione normativamente carica è quella di ʽfacoltàʼ e ʽfunziona adeguataʼ. Si vedrà oltre che questa caratterizzazione è prima facie abbastanza precipua ma non del tutto adeguata: bisogna considerare anche l’ambiente di riferimento in cui una certa facoltà funziona (cioè, può funzionare) e lo scopo stesso della facoltà (cioè il progetto – designed plan – per cui tale facoltà funziona).

Tutte le teorie della giustificazione di tipo esternista di cui sono a conoscenza (giusto per portare qualche esempio: Dretske (1981), Goldman (1979, 1986, 2009), Sosa (1991,), Greco (2010)) non prevedono che il soggetto sia capace di accedere direttamente o necessariamente ai giustificatori delle loro credenze, cioè gli stati di cose che sostengono le loro credenze (su questo si veda Pappas (2005)). Tipicamente le teorie esterniste prevedono il coinvolgimento della nozione di processo cognitivo che è considerata opaca ai soggetti cognitivi. Infatti le teorie interniste escludono, in genere, che i processi cognitivi rientrino tra le condizioni importanti per le loro teorie della giustificazione. Queste considerazioni valgono anche per la teoria di Alvin Plantinga.

Una credenza p ha una garanzia g per un soggetto S al tempo t solo se p è formata da una qualche facoltà F tale che essa stia funzionando in modo adeguato. Una facoltà è, in generale, un processo del soggetto cognitivo tale per cui essa svolge una particolare funzione. Alvin Plantinga porta esempi sia tratti dalla biologia che dagli artefatti. Il cuore ha la funzione di pompare il sangue. Tuttavia, ogni facoltà biologica può avere più funzioni (il cuore pompa il sangue, ma assolve anche altri compiti, cioè altre funzioni). Un cacciavite ha la funzione di avvitare ma anche quella di svitare. Quindi, in generale una facoltà è una certa caratteristica fisicamente implementata nel soggetto cognitivo tale per cui essa è in grado di svolgere almeno una funzione. Una facoltà cognitiva è tale se essa ha la funzione di produrre credenze vere sul mondo (e, si vedrà, propriamente più credenze vere che false). Come si capisce da questa prima caratterizzazione, si comprende perché la teoria di Alvin Plantinga sia nominata ʽfunzionalismo proprioʼ. Vedremo subito perché il ʽproprioʼ aggiuntivo.

Sempre ritornando all’immagine del cacciavite, esso potrebbe svolgere il compito di un martello (cioè gli viene attribuita una funzione molto diversa dallo scopo per cui è stato ideato). E’ probabile che, data la sua configurazione fisica, esso non sia in grado di svolgere questa funzione. Sicché il cacciavite, se usato come martello, svolgerebbe una funzione in modo improprio, inadeguato. Se un soggetto S al tempo t si forma una credenza p essa è garantita solo se la facoltà F che svolge la funzione f al tempo t sta funzionando in modo adeguato, cioè in modo proprio. Alvin Plantinga insiste molto su questo punto perché gran parte dei problemi dovuti alla fortuna epistemica dipendono in modo sostanziale dal fatto che le facoltà cognitive coinvolte stiano svolgendo il loro compito in modo improprio, cioè inadeguato. Con il risultato che esse non riescono a garantire la garanzia della credenza formata attraverso esse. Quindi non soltanto il soggetto deve formarsi una certa credenza mediante una certa facoltà che svolge una peculiare funzione cognitiva, ma pure la facoltà deve funzionare in modo adeguato.

In effetti, dimostrare che le cose stanno così è agevole. Si supponga che un soggetto cognitivo abbia preso una buona dose di alcolici e droghe. Egli guarda la strada e si forma l’idea che la strada sia piena di cavalli. Se anche fosse vero, egli sarebbe totalmente privo di ogni garanzia nella sua credenza per la semplice ragione che l’uso e abuso di droghe e alcol debilita la facoltà di vedere e ragionare in modo proprio. Infatti, il soggetto non perde la funzione della vista o della ragione, ma perde la funzionalità adeguata e relativa. Perciò Alvin Plantinga considera come garantita solo quella credenza formata da una facoltà tale che essa ha come funzione quella di produrre credenze vere e nel momento in cui il soggetto si sta formando quella credenza, essa sta funzionando in modo adeguato.

E’ possibile descrivere le funzioni. In primo luogo, esse possono seguire il modello descrittivo tipico della biologia, cioè la descrizione del funzionamento normale o standard, di una certa funzione. In secondo luogo può essere descritto il loro scopo e il modo attraverso cui lo raggiungono. In fine, si può considerare l’ambiente di riferimento tale per cui in esso funzionano adeguatamente per lo più. Quest’ultimo punto, infatti, è particolarmente importante per la teoria di Plantinga, sicché bisogna considerarlo compiutamente.

Come abbiamo già detto, la garanzia di una credenza dipende dal fatto che la credenza sia formata da una facoltà che sta funzionando in modo appropriato. Tuttavia, in alcune circostanze le facoltà funzionano in modo adeguato ma sono incapaci di fornire la giusta garanzia alle nostre credenze. Ad esempio, sono nella fossa delle Marianne a dodici chilometri sotto il livello del mare. Supponiamo che ci sia una balena che lancia ultrasuoni e che io mi formi la credenza “c’è una balena che usa ultrasuoni”. Dato il fatto che gli ultrasuoni non sono percepibili mediante l’udito, tale credenza, supponendo che sia formata mediante l’udito, non è chiaramente garantita (giustificata). Nonostante l’udito sia funzionante in modo appropriato, esso non è nell’ambiente per cui è stato designato a funzionare. Per tale ragione, bisogna aggiungere l’ulteriore condizione che la facoltà stia funzionando in modo adeguato e nell’ambiente di riferimento per cui è stato designato perché sia in grado di garantire una certa credenza.

Tra due credenze b e b1 un soggetto potrebbe non essere in grado di scegliere, sulla base del solo fatto che entrambe le credenze sono garantite da facoltà distinte. In generale, tanto più una facoltà funziona in modo corretto e tanto più il soggetto è disposto a credere fermamente nelle credenze formate per via di quella facoltà. Sicché sembra che Plantinga voglia sostenere che un soggetto è, in realtà, in grado di comprendere quale credenza è maggiormente garantita sulla base del fatto che egli coglie la maggiore garanzia sulla base di ciò che egli è incline a credere con più fermezza. Quindi se un soggetto S al tempo t crede in b più fermamente che in b1 allora egli è incline a credere in b piuttosto che a b1 ed il sintomo stesso del fatto che b è più garantita di b1. E’ quasi triviale dire che nel caso in cui il soggetto abbia medesima fermezza nel credere in b piuttosto che in b1 egli sospende il giudizio.

La teoria di Plantinga prevede una relazione tra facoltà, funzione propria e ambiente tale che solo nel giusto ʽallineamentoʼ di queste tre componenti fondamentali il soggetto può essere giustificato nel credere in una certa credenza. Rimane il fatto che in certi ambienti, nonostante le facoltà possono essere funzionanti e in modo adeguato, la credenza può non essere garantita. Ad esempio, le illusioni ottiche classiche delle linee con le frecce sono un controesempio alla teoria di Plantinga. Correttamente, a mio avviso, Plantinga sostiene una duplice strategia. Prima di tutto, non si pretende che si dia infallibilità nella teoria della giustificazione. In secondo luogo, i casi di confusione e errore non sono appunto particolarmente problematici nella misura in cui essi fanno parte di microambienti in cui settorialmente le funzioni possono essere ingannate. Come nel caso in cui si entri in una stanza costruita a posta per ingannare la vista rispetto al resto dell’ambiente in cui la vista funziona bene: nella stanza la vista non funziona bene ma nel resto dell’ambiente si. D’altronde Plantinga insiste molto sul fatto che le facoltà sono state formate, dall’evoluzione o da Dio, tali da garantire determinate prestazioni rispetto a certe funzioni in certi ambienti.

La nozione di progetto (designed plan) viene introdotta da Plantinga per motivare il fatto che le facoltà abbiano davvero certe funzioni e tali funzioni non svolgono un ruolo casuale, ma hanno un preciso senso rispetto al complesso del soggetto cognitivo. Non tutte le facoltà di un essere vivente sono adibite alla conoscenza e tutte servono alla sopravvivenza individuale. Tuttavia, Plantinga sostiene che la conoscenza (o almeno la credenza vera possibilmente garantita) sia un mezzo indispensabile per la sopravvivenza di un soggetto. Per tale ragione il soggetto dispone di queste facoltà che sono state progettate per produrre più credenze vere che false. L’argomento a favore del progetto può essere sintetizzato.

In primo luogo, gli esseri umani sono formati in base ad un certo progetto. Infatti, noi sembriamo essere formati sulla base di un insieme di specificazioni. All’interno del più ampio progetto del funzionamento corretto dell’organismo umano esiste un sottoinsieme di specifiche volte a regolare il funzionamento del nostro sistema cognitivo ovvero delle nostre facoltà. Le nostre facoltà possono funzionare bene o male ovvero in modo proprio o in modo improprio. Esse, dunque, lavorano in modo corretto quando stanno funzionando in modo appropriato in base al loro svolgimento del loro scopo precipuo. Lo scopo delle facoltà è quello di “nutrire la mente mediante informazioni affidabili”. Le nostre facoltà cognitive sono altamente capaci di rispondere adeguatamente alle circostanze.

Sotto certe condizioni possiamo anche formarci altre credenze da altre a loro volta garantite tali da garantire le nuove formate.

In conclusione, dunque, S è garantito a credere che p se p è formata mediante una facoltà F che sta funzionando in modo appropriato al tempo t rispetto all’ambiente A e tale che la facoltà F sta assolvendo lo scopo p designato dal progetto generale per cui è stata predisposta (progettata, disegnata, designata…).

In generale, dunque, una facoltà cognitiva svolge il suo ruolo a condizione che essa tenda a produrre più credenze vere che false. Se così non fosse non starebbe svolgendo il suo compito rispetto a quanto ci si attende che faccia per quanto concerne il suo ruolo rispetto al progetto generale del soggetto cognitivo. In questo senso, come le gambe fallirebbero al loro scopo di rendere possibile la deambulazione qualora ogni passo, si dà il successivo falso, così una facoltà cognitiva che fallisse sempre o per lo più nel formare credenze vere rispetto al suo ambiente di riferimento, sarebbe ipso facto una facoltà incapace di fornire garanzie (non si potrebbe escludere proprio quella sfortuna epistemica per cui era stata adibita…). Per tanto, una facoltà cognitiva deve produrre più credenze vere che false. Si noti che la condizione di affidabilità è una conseguenza della finalità della facoltà cognitiva, non una sua caratteristica intrinseca. In altre parole, in Plantinga, la facoltà ha come caratteristica sintomatica l’affidabilità nella formazione delle credenze vere ma non assurge a qualità sufficiente o tale da poter fondare tutta la teoria su di essa.

In fine, perché una credenza abbia garanzia, è sufficiente che essa sia formata da un insieme di facoltà che stiano funzionando bene, anche quando alcune altre facoltà cognitive del soggetto stiano localmente funzionando male. Ad esempio, un uomo bendato può formarsi delle credenze giustificate tramite ragionamento, ma non tramite la vista.

Possiamo dunque chiudere questo articolo fornendo una definizione di garanzia (warranti):

Una credenza B ha garanzia per un certo soggetto S solo se

(a) Le facoltà rilevanti per la formazione di B stanno funzionando in modo proprio in un ambiente per cui quelle facoltà rilevanti sono state progettate (designate dal piano),

(b) Le facoltà rilevanti per B

— (b1) hanno come scopo quello di formare più verità che falsità,

— (b2) c’è un’alta probabilità oggettiva tale per cui le credenze formate mediante quelle facoltà in quell’ambiente siano vere,

(c) tanto più un soggetto crede fermamente in B tanto più B è garantita per S.


Bibliografia ragionata

Goldman A., [1979], “What Is Jusitified Belief?”, in G.S. Pappas (ed.) Justification and Knowledge, Dodrecht, Reidel, pp. 1-23.

Goldman A., [1986], Epistemology and Cognition, Harvard Press, Harvard.

[Uno dei libri da leggere almeno in parte per avere un’idea chiara di cosa sia un libro di epistemologia e in particolare cosa sia l’affidabilismo di Goldman. In questo libro fondamentale Alvin Goldman propone la sua teoria affidabilista della giustificazione e della conoscenza in cui la giustificazione di una credenza p è intesa (in termini rozzi) dipende dall’affidabilità del processo cognitivo che l’ha formata. Per tale ragione si parla di teoria “genetica”, perché la giustificazione si fa dipendere dalla storia (processo cognitivo pensato in termini causali) della credenza stessa. Per contrastare lo scetticismo Goldman utilizza l’idea introdotta da Nozick, di restringere il campo dei mondi possibili considerati solo a quelli vicini al nostro].

Goldman A., [2008], “Reliabilism”, Standford Encyclopedia,  http://plato.stanford.edu/cgi-bin/encyclopedia/archinfo.cgi?entry=reliabilism

[Articolo in cui Alvin Goldman fa una panoramica generale della teoria affidabilista, in cui egli non soltanto considera la sua teoria, ma anche quella di Nozick [1981]. In questo articolo generale si trovano anche le principali obiezioni alle teorie esterniste, in particolare a quella affidabilista].

Greco J., [2010], Achieving Knowledge, Cambridge, Cambridge University Press, Cap. 1, Cap. 5, Cap. 6, Cap. 7, Cap. 8.

[In questo libro John Greco propone una teoria esternista fondata sulla teoria della Virtue Epistemology. La conoscenza si ottiene dall’esercizio di un’abilità. L’abilità deve essere esercitata nella giuste condizioni contestuali e può fallire in vari modi. La conoscenza è vincolata ad aspetti pratici, vale a dire che essa deve essere qualcosa che può tradursi in qualche genere di utilità per il soggetto cognitivo e, proprio per questo, i soggetti cognitivi ne richiedono la condivisione. Il libro non tralascia di considerare alcuni importanti problemi e controesempi sia per ogni teoria epistemologica sulla piazza ma anche specificamente per le teorie affidabiliste]

Pappas, George, “Internalist vs. Externalist Conceptions of Epistemic Justification”, The Stanford Encyclopedia of Philosophy (Fall 2014 Edition), Edward N. Zalta (ed.), URL = <http://plato.stanford.edu/archives/fall2014/entries/justep-intext/>.

Plantinga A., [1988], “Positivie Epistemic Status And Proper Function”, Philosophical Perspectives, 2, Epistemology (1-50).

[Alvin Plantinga espone la sua teoria esternista della proper function, secondo cui un processo cognitivo affidabile non è condizione sufficiente per garantire (to warrant) una certa credenza. L’insufficienza starebbe nel fatto che si deve considerare il fatto che il processo cognitivo sia funzionante in modo corretto rispetto ad un certo contesto per cui sarebbe stato creato. L’idea è quella di vincolare il processo cognitivo ad una certa funzione, tale per cui la funzione sarebbe la finalità stessa del processo cognitivo per cui se ne può valutare il corretto funzionamento. Plantinga si riferisce alla funzione del cuore come esempio: la sua funzione è quella di pompare il sangue, sicché se il cuore smettesse di farlo, non svolgerebbe più la sua funzione. Così un processo cognitivo fornisce delle garanzie per le credenze a condizione che esso svolga adeguatamente la sua funzione. Se esso svolge la sua funzione in modo adeguato allora esso è affidabile. Per giustificare la nozione di “funzione” egli introduce una analisi sulla finalità dei processi cognitivi, appellandosi alla loro formazione o sulla base dell’evoluzione o di Dio].

Plantinga A., [1997], “Warrant and accidentally true belief”, Analysis, pp. 140-145.

[In questo breve articolo Plantinga replica alle critiche di Grrene e Balmert. In particolare egli focalizza la nozione di contesto e di appropriatezza del funzionamento dei processi cognitivi in base alla situazione contestuale, allargata o ristretta. Un processo cognitivo può funzionare adeguatamente in base ad un certo contesto allargato, anche se in talune circostanze può essere ingannato in condizioni contestuali ristrette in cui esso viene tratto in errore. La distinzione consente di precisare a quali condizioni un processo cognitivo può garantire la giustificazione di una credenza. Si faccia caso che Plantinga sottolinea il fatto che una credenza possa essere giustificata anche se falsa (per quanto ad un grado estremamente basso): la garanzia di una credenza è un fatto di gradi per Plantinga].

Plantinga A., [1993], “Why We Need Proper Function”, Nous 27:01, Blackwell, Cambridge MA, pp.66-82.

[L’articolo non aggiunge quasi niente alla teoria della proper function di Plantinga [1988]: è una replica alle critiche di Ernest Sosa e Richard Feldman. Interessanti le analisi generali sulla natura filosofico-argomentativa dei controesempi in epistemologia].

Planginga A., [1993b], Warrant and Proper Function, Oxford University Press, Oxford (cap.1-3).

[Testo fondamentale della teoria epistemologica di Alvin Plantinga in cui il filosofo considera la teoria del funzionalismo proprio iniziando dalla caratterizzazione di facoltà cognitiva, della funzione che essa svolge, del suo inserimento e relazione con altre funzioni previste dal progetto generale che governa il funzionamento complessivo del soggetto cognitivo. In esso Plantinga analizza la stessa nozione di progetto (designed plan) mostrando come esso sia compatibile sia con una posizione naturalistica che teistica, per quanto egli chiaramente e dichiaratamente propenda per una posizione teistica anche in questo ambito].

Sosa E., [1991], Knowledge in a Perspective, Cambridge University Press, Cambridge.

[Lavoro fondamentale di Ernest Sosa in cui egli utilizza alcune delle idee e nozioni introdotte da Nozick in sede di definizione delle virtù epistemiche. Egli, di fatto, inserisce le nozioni di track theory all’interno della sua definizione di virtù epistemiche di affidabilità in modo da rendere sicure le virtù che, potrebbe pensarsi che esse inglobino la nozione di metodo nei termini di Nozick. Si tratta, però, di una posizione originale il cui interesse rispetto alla teoria di Nozick consiste nel vedere come Sosa riprenda e riutilizzi in modo originale altre nozioni di un’altra teoria].

Steup M., [2005], “Epistemology”, Stanford Encyclopedia, 2005, http://plato.stanford.edu/search/searcher.py?query=epistemology

[Articolo generale in cui si presenta una panoramica dell’Epistemologia analitica].


[1] In tal senso basta digitare “Alvin Plantinga” su youtube per farsi un’idea sia della sua fama che dei suoi ambiti di ricerca.


Giangiuseppe Pili

Giangiuseppe Pili è Ph.D. in filosofia e scienze della mente (2017). E' il fondatore di Scuola Filosofica in cui è editore, redatore e autore. Dalla data di fondazione del portale nel 2009, per SF ha scritto oltre 800 post. Egli è autore di numerosi saggi e articoli in riviste internazionali su tematiche legate all'intelligence, sicurezza e guerra. In lingua italiana ha pubblicato numerosi libri. Scacchista per passione. ---- ENGLISH PRESENTATION ------------------------------------------------- Giangiuseppe Pili - PhD philosophy and sciences of the mind (2017). He is an expert in intelligence and international security, war and philosophy. He is the founder of Scuola Filosofica (Philosophical School). He is a prolific author nationally and internationally. He is a passionate chess player and (back in the days!) amateurish movie maker.

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