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Categoria: Scienze Cognitive

Thomas Metzinger: il tunnel dell’io

Table of contents

1. Introduzione

2.1 L’analogia con il tunnel

2.2 Un esperimento e alcuni casi clinici

3   Hic et Nunc

4 L’autocoscienza come conseguenza dell’evoluzione

5  Conclusioni finali

6 Bibliografia

1 Introduzione

In questo mio articolo affronterò il tema della coscienza dal punto di vista di Thomas Metzinger, docente di Filosofia teoretica presso l’Università di Johannes Gutenberg di Mainz, in Germania.

Il filosofo tedesco vede l’insorgere della coscienza come un aspetto caratterizzante la teoria evoluzionistica darwiniana, la sua posizione viene presentata come materialistica e, tutto sommato, vicina a quella dei coniugi Churchland, i quali sostengono l’inesistenza del fenomeno della coscienza, poiché non riconducibile ad una sostanza mentale distinta da quella materiale. La coscienza dovrebbe, per i Churchland, essere descritta in futuro attraverso termini scientifici, ovvero ogni singola esperienza cosciente deve essere riconducibile ad una particolare configurazione neuronale all’interno del cervello. Per questo motivo la loro teoria prende il nome di eliminativismo, in quanto essa elimina dal proprio quadro concettuale, che cerca di essere più vicino possibile alla scienza, ogni singolo riferimento a termini riguardanti la coscienza o stati mentali. Essa si concentra solamente sugli eventi fisici, mentre l’idea è che in futuro la coscienza diventi un termine obsoleto così come lo è diventata la parola flogisto. Se osserviamo da vicino questa teoria essa si presenta, a mio parere, come l’opposto del dualismo cartesiano, il quale sosteneva la vera e propria esistenza di una sfera mentale contrapposta a quella fisica, tanto da cercarne una corretta descrizione in ambito scientifico.

Language between Evolutionism and the Code Model. A criticalanalisys of Ferretti’s work: “Perché non siamo speciali” (2007).

 Abstract.

Providing an hypothetical synthesis between contemporary evolutionary theories and the main chomskian paradigm, and starting from a comparison among a Code Model of Language (tailored around an integration of Fodor’s L.O.T. view) and an ongoing original prospective about human language, Ferretti (2007) introduces many theoretical concepts. In this paper I will propose acritics of thosesolutions, underlining some uneasy consequences of his theoretical assumptions (with special regards over the notion of “intelligence”) trying, in the end, to sketch a personal proposal.

1.Introduction

Human Language is not totally social driven and conventional, rather its basis is structured beyond a strictly generative process that take part from given set of principles and parameters. With this simple[G1]  idea in mind, Noam Chomsky (1959) wiped away most of the behaviorist approach ambitions[1], changing the rules concerning not only research programs in linguistics but also giving an important impetus to cognitive science in its childhood.

Breve chiarificazione: ‘Cos’è l’Experimental Philosophy?’

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Obbiettivo dello scritto è chiarire cosa si intende per “filosofia sperimentale”.

La filosofia sperimentale (anche detta x-phi, abbreviando la denominazione inglese) è una nuova tendenza d’indagine filosofica che integra l’ormai tradizionale metodologia d’indagine della filosofia analitica con il metodo scientifico della scienza cognitiva. La filosofia sperimentale è diffusa soprattutto negli Usa (Yale, Arizona, Buffalo), mentre in Italia viene sostanzialmente ignorata.

Il punto centrale è questo: il filosofo è detto sperimentale quando si occupa di indagare attraverso la ricerca e il metodo empirico, ovvero attraverso uno studio sistematico, rigoroso e scientifico, il pensiero e le intuizioni dell’uomo comune sulle questioni che stanno a fondamento della discussione filosofica.

Per una critica all’economia neoclassica.

Di Giangiuseppe Pili         www.scuolafilosofica.com

Breve discussione della metodologia di analisi.

5.631 Il soggetto che pensa, che immagina, non v’è.

Wittgenstein

L’economia neoclassica è una teoria che ha assunto un’importanza fondamentale all’interno del nostro sistema economico e sociale: molte politiche seguono i suoi dettami e grazie all’influenza indiretta sulla cultura, siamo tutti convinti che solo dall’egoismo collettivo possa nascere una società felice. L’economia neoclassica gode della fiducia che è scaturita per difetto: non essendoci nulla di meglio a cui credere, ci teniamo stretti ciò che pensiamo.

Intelligenza artificiale – Un corso discorsivo

https://flic.kr/p/N2LvdL

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Consigliamo Filosofia della mente e l’intervista al professor Silvano Tagliagambe


Introduzione

Il nostro intento è di analizzare, sotto l’aspetto qualitativo, i temi principali dell’Intelligenza Artificiale. Questa scienza è giunta ad una certa maturità grazie agli studi congiunti di matematica, logica, scienze cognitive e all’imprescindibile tecnologia. Solo dall’interazione combinata di queste diverse discipline poteva nascere una scienza capace di ottenere i risultati che hanno portato a quel cambiamento dei costumi noto come “rivoluzione informatica”.

L’Intelligenza Artificiale è lo studio dei meccanismi della mente attraverso la teorizzazione e realizzazione di programmi capaci di simulare almeno un aspetto dell’Intelligenza umana. L’I.A. al principio si poneva come obbiettivo quello di riprodurre il sistema cognitivo umano per intero, cioè la costruzione di una macchina pensante o che fosse capace di risolvere problemi allo stesso modo che la mente umana.

Tale scienza si può analizzare sotto diversi punti di vista: la storia, la definizione dei problemi, gli obbiettivi, le tecniche e la tecnologia richiesta. I prerequisiti per trattare l’I.A. in termini più tecnici sono molto elevati e spaziano dalla conoscenza della matematica ai linguaggi di programmazione. Evidentemente, per tutti coloro che desiderassero una trattazione ad alto contenuto esplicativo, rimandiamo a letture più qualificate.

Il nostro intento sarà ricostruire la storia e i temi dell’I.A. nei suoi passi fondamentali, analizzando in termini generali gli obbiettivi, tecniche e problematiche, senza scendere nell’analisi tecnica degli argomenti.

Noam Chomsky – Vita e linguistica

https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Noam_Chomsky_portrait_2017_retouched.png#/media/Fil:Noam_Chomsky_portrait_2017_retouched.png

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Consigliamo – Che cosa è la grammatica generativa di Giorgio Graffi


Vita

Chomsky nasce a Filadelfia il sette dicembre del 1928. La famiglia è ebra, di origine russa, emigrata negli Stati Uniti. William, il padre di Noam, fu il curatore di un’edizione critica di scritti di grammatici ebraici medioevali.

Chomsky da presto scopre la sua passione politica e continua a coltivarla attivamente anche dopo la sua iscrizione nel 1945 all’università della Pennsylvania. Le sue convinzioni politiche lo inducono ad andare in Israele per fondare una comunità socialista. Tuttavia all’università fa la conoscenza di Zelig Harris, anch’egli intellettuale ebreo di origine russa. Harris è l’autore di un’opera capitale della linguistica strutturalista americana, nota come “strutturalismo bloomfieldiano”: Structural linguistics e ne affida la correzione delle bozze a Chomsky.

Grammatica generativa e senso comune

Gavina S, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

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Consigliamo – Che cosa è la grammatica generativa di Giorgio Graffi e la scheda su Chomsky


Searl mostra in modo molto intelligente come il punto di vista chomskiano sia controintuivo e, probabilmente, ciò sta alla base della scetticità che ha incontrato in ambito accademico da principio. Non è raro nel mondo della scienza che chi si rivendichi scienziato non accetti tutte poi le conseguenze d’esserlo, come è stato mostrato in modo emblematico da Thomas Kuhn.

La teoria “folk” del linguaggio è riassumibile in questi termini:

  1. Il fine della lingua è la comunicazione.
  2. Gli atti linguistici si possono studiare a partire dall’interazione con gli altri comportamenti manifesti non linguistici concomitanti.
  3. La comprensione dei meccanismi fisici che soggiacciono alla capacità linguistica sono ininfluenti per la descrizione del linguaggio stesso.
  4. L’analisi sintattica segue dall’analisi semantica.

Spieghiamo ciascun punto. Il linguaggio è un mezzo di comunicazione. Esso è definito in basa al fine, cioè all’intenzione associata al parlante. Se considerassimo il linguaggio privo di fine, dovremmo concluderne che esso esiste indipendentemente dall’intenzione del parlare. Ma ciò è contraddittorio nella misura in cui “parlare” implica l’intenzione. Inoltre, si può anche considerare come dato di fatto che il linguaggio sia usato in vista dello scambio di idee, di vedute o di ciò che si vuole.

Critiche alla linguistica di Chomsky

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Consigliamo – Che cosa è la grammatica generativa 


Riportiamo alcune critiche rivolte alla grammatica generativa da Searl e da Putnam in particolare. Le critiche a Chomsky sono qui considerate solamente sulla base della ricerca linguistica di Chomsky e non su quelle politiche.

  1. Chomsky non indica le regole di codifica del significato e duplica i livelli di riferimento.
  2. La sintassi non indica il modo di “sciogliere” le ambiguità.
  3. L’apprendimento linguistico consiste nel riconoscimento del contesto d’uso.
  4. L’espressione linguistica è sempre intenzionale.
  5. E’ davvero così breve il periodo necessario ai bambini per imparare a parlare?
  6. Se il linguaggio è innato, allora perché il bambino non impara a parlare da solo?
  7. Se il linguaggio è una facoltà innata della mente, allora perché non esiste uno e un solo linguaggio?

Analisi della critica di Chomsky al comportamentismo

Noam Chomsky
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Consigliamo – la scheda su Chomsky


L’articolo di Noam Chomsky “A review of B. F. Skinner’s…” (da ora in poi On Skinner’s) rappresenta un intero momento della storia della scienza del comportamento umano: la svolta cognitiva. In quel periodo l’idea dominante, non solo in psicologia, era che il comportamento umano potesse venire spiegato attraverso la conoscenza di dati quantificabili e verificabili, vale a dire nei termini di “stimoli” e “risposte”. Da più parti, attorno alla metà del secolo scorso, arrivarono feroci critiche a questo paradigma a tal punto che si vide necessaria la creazione di una nuova impostazione. Figlie di questa critica sono le attuali scienze cognitive: neuroscienza, neuropsicologica, intelligenza artificiale etc..

Sentimenti che ruotano attorno ai software di scacchi

No machine-readable author provided. Erachima assumed (based on copyright claims)., CC BY-SA 3.0 <http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/>, via Wikimedia Commons

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Consigliamo – Il piccolo Cavaliere del Re degli Scacchi di C. A. Cavazzoni


Capita che gli esseri umani vogliano misurarsi coi computer che hanno creato in qualche attività di tipo intellettuale, come quando si fa giocare il tal campione di scacchi contro un software scacchistico (…). Man mano che aumentano la potenza e le capacità dei calcolatori elettronici, molte persone si sentono rassicurate dal fatto che un campione del mondo di scacchi riesca ancora a battere il computer, e viceversa, avvertono una sorta di disagio se, invece, è la macchina a spuntarla. (…) Il fatto è che a molti dà fastidio l’idea che un computer possa essere più intelligente di noi.[2]

Francesco Berto

Attorno al computer scacchistico, vivono due generi di opinioni distinte e contrastanti: da una parte ci sono i “luddisti”, quelli che vedono nell’arrivo del computer la fine dell’intelligenza e la vittoria del meccanicismo negli scacchi. Generalmente i “luddisti” sono dei nostalgici e vorrebbero tornare all’ingenuità, persa con il computer.