Una conferenza di filosofia estetica di Paolo Meneghetti, a Rionero in Vulture (PZ) Mercoledì 30 Luglio 2025, e per interessamento dell’Associazione “Centro Studi Leone XIII” (presieduta da Pasquale Tucciariello, presente in sala)
Edmund Husserl dice che, abbandonando l’idealismo, noi abbiamo sempre coscienza < di > qualcosa. Ma come provare ad allacciarvi un materialismo? Gaston Bachelard invita a prendere fiducia verso la propria intimità, dall’anima. Questa è l’immaginazione materiale. Gli elementi classicamente naturali dell’aria, dell’acqua, della terra e del fuoco si renderanno percepibili per immedesimazione. Conta il coinvolgimento della coscienza, oltre la mera constatazione d’un realismo. L’impressione percettiva garantisce un “ripasso” su quello che si conosce. Ad esempio il giallo d’una sagoma può volgere sul viola: per la stanchezza dell’occhio, col concorso della luce, vagheggiando dall’emotività ecc…
Il Monte Vulture è un vulcano spento. Noi potremo soltanto immaginare l’antica capacità d’eruzione. A volte si partirà dal disvelamento d’un ciglio, lungo la concavità, sfidando il declivio impervio anche a causa della vegetazione spontanea. Simbolicamente, un vulcano immedesimerebbe lo “sboccio” della natura a 360°. Esso permetterebbe un vissuto anche per l’inorganicità, direttamente dal Big Bang per l’Universo. Il Monte Vulture pare in grado di “ripassare” l’antica giovinezza, confondendo la contraddittorietà tramite la rarità di talune fumarole: l’ultima nel 1820, dai Laghi di Monticchio. Si tratta di fenomeni secondari. Curiosamente, il Monte Vulture è l’unico vulcano in Italia che troneggia al versante orientale della Catena Appenninica. Il Mare Adriatico si percepisce “spento”, per la scarsa profondità delle sue acque, almeno sino alla Puglia. Il Monte Vulture è virtualmente circumnavigato dalla Via Appia, costruita dai Romani con l’obbiettivo strategico di raggiungere Brindisi, e dunque la Grecia. Ma quanto le “gobbe” si percepirebbero a vele spiegate di caravella quattrocentesca?
Secondo Platone, la terra, l’aria, l’acqua ed il fuoco deriverebbero per generazione da un ricettacolo (chora) come “nutrice”, poi forgiato dal Demiurgo “maschile”, imitando egli il modello delle Idee. Quest’ultimo funge da primo livello per una partecipazione (metessi). Gli enti sensibili non sono del tutto dipendenti dalle Idee, le quali “si donano”: quantomeno al Demiurgo. Quindi il mondo umano rimarrebbe in parte connesso al mondo celestiale. In Gaston Bachelard, il realismo letteralmente crescerebbe per risonanza, nell’anima, e con l’immaginazione, al vissuto d’una transoggettività (fra l’idealismo ed il materialismo), che accentrasse per immedesimazione. Limitatamente alla coscienza umana, si dà la stessa fenomenologia del Demiurgo rispetto alla chora, da Platone.
Secondo la leggenda, Empedocle si gettò nel cratere dell’Etna, in Sicilia. Gaston Bachelard scrive che il consacrarsi al fuoco simboleggia l’aderire alla poesia. Scegliendo di contemplare, si resterebbe pur sempre separati dall’alterità. Questa si percepisce idealisticamente sopra di noi. Attraverso la poesia, invece, si potrebbe compartecipare dell’alterità. La nostra immaginazione apparirebbe rannicchiata nell’animo. La poesia non ha i pensieri separati dall’alterità (che li riferisce “neutralizzandoli” a sé), poiché quelli ritornano in noi. L’immaginazione appartiene al nostro animo. Se contemplando noi ci renderemmo “inferiori” all’alterità, allora con la poesia noi ci “immergeremmo” nell’alterità. Solo nel secondo caso si percepisce di vivere una compartecipazione. La nascita prepara inevitabilmente la morte. La vita si svilupperebbe in un continuo rannicchiarsi: da un nulla generatore ad un nulla entropico. Simbolicamente, diventa il destino del fuoco. Gaston Bachelard ha associato il mito di Empedocle, il quale si getta nel cratere dell’Etna, al rannicchiarsi intimo mediante la poesia. I filosofi cercano la Verità, che loro potranno conoscere solo dopo la morte. L’intimità dell’immaginazione poetica si dà portando virtualmente il mondo esterno nel nostro animo. Sarà come per l’abbandono del cielo, indispensabile per vivere, inghiottiti dall’aria mortalmente calda del fuoco, in un vulcano: e da una parità di concavità.
Jules Michelet ammira tutta la forza possente dell’acqua, nei laghi che concentrano il limo, dopo averlo setacciato dalle montagne a strapiombo. Quantomeno il moto ondoso è percepibile in un coagularsi. Questo a Gaston Bachelard pare “in calore”, nel caso dell’acqua lacustre, sfregando il limo come un vulcano farebbe con la lava. La percezione del coagulo è abbastanza carnale. Un oceano pare assolato; ma solo il lago “scalda” le montagne intorno (tramite il limo).
Dalle antiche bocche del Monte Vulture, il magma caotico s’è stratificato “modernizzandosi” alla fermentazione d’un noto e pregiato vino, l’Aglianico. Il “setaccio” dell’uva progredisce mediante la custodia di talune grotte. La produzione asettica per l’industrializzazione deve preservare la memoria dei “consigli” artigianali. In economia, s’introduce alla glocalizzazione. L’escursionista “coagula” il proprio sudore mediante il suggello d’un percorso ad anello, percependo d’acciaio perfino la pietraia (se non legnosa comunque scossa). In vetta, il panorama è a 360°. La degustazione avverrebbe dai Laghi di Monticchio, che in se stessi avrebbero “l’acquolina alla bocca”. Quelli sono i più caldi d’Italia. A Rapolla, il turista può beneficiare delle cure termali, mischiando l’acqua col fango.
Per Friedrich Schlegel, l’invenzione con Prometeo del fuoco rappresenterebbe una pietra angolare sull’edificio della cultura. Curiosamente, però, quello non è facilissimo da reperire in natura. Servono le circostanze speciali: come l’eruzione improvvisa d’un vulcano, o la connessione fra la siccità e gli incendi. Inoltre, questo spaventa la maggior parte degli animali. Nel caso dell’uomo, esiste solo la piacevolezza del focolare domestico, in cui riposare. Ma è qualcosa che difficilmente si conserva a lungo. Le eccezioni di rado appartengono all’Italia (come per la fontana ardente del Monte Busca, in Romagna). Sicuramente ci pare naturale, per una civiltà, l’insediamento grazie all’acqua dolce.
Dal Monte Vulture, il mito del Rio Nigro si sarebbe percepito, alla lunga, per un “confine sanguigno”: anche con oggettività in ambito storico. C’entra la rivendicazione del suolo natio, drammaticamente, da parte del brigante Carmine Crocco. Egli, perseguito dal Regno d’Italia, doveva nascondersi nei boschi. Per Henry Thoreau, in natura si può vivere unicamente fra le sue frontiere. Uno Stato non permette d’imboscarsi, mentre fa controllare tutto e tutti, perennemente. Carmine Crocco ottenne militanti o simpatizzanti dai ceti più bassi, che lamentavano il tradimento delle istanze progressiste, col Risorgimento.
Innanzi a due pezzi di legno, anticamente il selvaggio ominide avrebbe faticato ad intuire che quelli, sfregati fra di loro (in modo sia rapido sia continuo), causassero il fuoco. Oggi si discute molto in merito alle energie rinnovabili. Per gli ambientalisti, le pale d’un parco eolico continuerebbero a toccare la terra… Così l’artificialità rinnoverebbe la naturalità: ma in merito alla franosità! Alla politica noi demandiamo il compito d’evitare il tradizionale isolamento della Basilicata. Questa si ferma rispetto alle direttrici per la Puglia (ad est) e la Calabria (ad ovest).
Per Khalil Gibran, se uno ha il cuore d’un vulcano, allora non può sperare che dalla mano gli crescano i fiori. La lava s’impone “seccamente”. Invece, nella società umana conviene che a pelle l’Altro sia incontrato “delicatamente”. Così potrà “sbocciare” la terza via d’un dialogo: per interculturalità. La vita d’ogni uomo è comunque diretta al sé (dalla nascita alla morte). Cosicché essa farebbe un “mero accenno” al sentiero. Ma noi ci fermeremmo all’utilizzo d’una “panchina” per l’ambientamento, dovendo socializzare?
Per Joseph Cook, simbolicamente nell’uomo la coscienza è l’ago magnetico, mentre la ragione è la carta geografica. Dalla necessità dell’intuizione si passerà all’utilità della progettazione. Esiste il paleomagnetismo in applicazione alla vulcanologia. Dalla Basilicata si ricorda la lunga storia di migrazioni per lavoro. Ciò rientra in una questione meridionale, per lo Stato. E’ abbastanza semplice sapere dove trasferirsi, all’inizio; non lo è mai sapere come riorientarsi, dopo. Sul Monte Vulture, storicamente s’aprirà una “vista panoramica” pure sullo spegnimento per la centralità pragmatica di Roma, rispetto alla Grecia (dei grandi “intellettuali” che però avevano più divisioni). Per Anselmo Bucci, modernamente l’automobile affascina giacché noi la adoperiamo essendo eroici e seduti. L’abitacolo governerà la velocità senza nemmeno percepirla. Nel 1993, la FIAT ultimò la costruzione a Melfi d’un sito produttivo fra i più grossi d’Europa. Era anche un tentativo per scoraggiare, se non impedire, lo spopolamento rurale.
Per Henry Thoreau, il poeta inchioda le parole al loro significato primitivo: come il contadino che in primavera ribatte nel terreno i pali, sollevati dal gelo invernale. Bisogna che il linguaggio si percepisca in via universalizzante. Acquisendo un concetto, dentro la comprensione della frase, le singole parole quasi “si congelano”, nella loro delimitazione d’un senso. Quelle saranno virtualmente “sollevate” da se stesse. La comprensione della frase avviene sempre ricavandosi (contro la pluralità delle varie interpretazioni). Il poeta invece impedisce al linguaggio di sollevare ciascuna parola. Questa avrà un senso costantemente “ancorato” a se stesso. La parola poetica dice solo… di dirsi. Paradossalmente, la sua universalizzazione ha una vena materialistica: ne preserviamo la pluralità delle interpretazioni, percepite dentro un senso che “si dirama”. Immaginiamo la configurazione d’un qualsiasi albero. I rami si vedono dentro l’astrazione del cielo, ma senza scomparirvi. Se la parola poetica dice solo… di dirsi, allora essa si percepisce nel continuo nascondimento del suo senso. Per Henry Thoreau, è la metafora vegetale delle radici (che l’immediatezza del nostro sguardo non può scavare). La parola poetica si percepisce nell’universalizzazione del suo materialismo, mentre “s’ancora” al continuo… dirsi (solo) di dirsi. Il vulcano eruttando la lava virtualmente ci svela le “radici” delle rocce. La poesia, ricercando l’universalità, non può permettersi d’eludere l’inorganicità originaria (dal Big Bang). Quindi il Monte Vulture sarà caro ai pittori, almeno per una natura morta sulla storia della scienza.
www.tucciariello.it









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